Otto giornate a Pisa: altrettante formazioni per Aquilani
Il Pisa di Aquilani si dimostra una "mutaforma": 8 formazioni differenti in 8 partite, con l'adattabilità come principale motivo dei cambi. Infortuni, squalifiche e condizioni psicofisiche dei giocatori sono i fattori alla base dei vari cambi.
È un Pisa mutaforma, quello di queste prime giornate. Se con D’Angelo eravamo abituati a vedere almeno un cambio nell’undici titolare di settimana in settimana, con Aquilani la situazione non sembra essere cambiata, anzi. Otto formazioni differenti in altrettante partite. Otto giornate nella quali la squadra è scesa in campo principalmente con due moduli: dal 4-2-3-1, divenuto quello "di riferimento", al 3-5-2 proposto nelle ultime gare. Curiosamente, mai visto il 4-3-3 che si pensava potesse utilizzare a inizio stagione. In tante modifiche, tre sono gli elementi sempre presenti dal primo minuto: Nicolas, Canestrelli e Beruatto.
I cambi, invece, sono dovuti a vari fattori. Il primo, su tutti, gli infortuni. Non soltanto quelli lunghi, come il caso di Tramoni e D’Alessandro, sono tanti i problemi con cui i nerazzurri hanno avuto a che fare, come quelli accaduti a Torregrossa, Touré, Barberis, ad Arena per ultimo, e le (poche) pause concesse a Veloso e Marin per rifiatare. Il secondo fattore alla base dei vari cambi sono le squalifiche. Troppe, quattro, per la media di una ogni due partite, che hanno costretto (tranne che nel caso di Nagy) Aquilani a dover cambiare formazione. Infine, il motivo probabilmente principale: l’adattabilità. "Devo adattarmi in base ai giocatori che ho a disposizione" ha dichiarato l’allenatore. Una mossa coscienziosa, quella di mettere da parte i propri ideali, cioè la difesa a quattro e il gioco sulle ali, a favore di un miglior adeguamento basato sulla condizione psicofisica dei giocatori.
E così, dentro un nuovo centrale: se non puoi segnare, allora l’importante è non subire (e infatti il Pisa non ha subito gol in tre delle ultime quattro partite), maggiore spazio per gli esterni sulle fasce, e maggiore minutaggio a Piccinini, che nelle ultime uscite si è dimostrato uno dei migliori nel reparto, quantomeno per intensità. Contro lo Spezia, per la prima volta si è vista una coppia di centravanti. Torregrossa e Moreo. Moduli liquidi, con il numero 32 pronto ad abbassarsi, con viceversa lo stesso Piccinini ad alzarsi, improvvisando una specie di 3-4-2-1. Un passo indietro nell’idea, a favore della confidenza dei giocatori: fieno in cascina per prendere fiato, al fine di cercare una stabilizzazione futura, che potrebbe arrivare con un ulteriore cambio…
Lorenzo Vero
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