Premier a stelle e strisce. Dall’Arsenal all’Everton, metà dei club in mano Usa

Con l’arrivo dei Friedkin il campionato inglese avrà 10 squadre ’americane’. Sfida aperta ai fondi arabi: così si prepara il terreno a nuovi accordi economici. .

di LORENZO LONGHI -
26 settembre 2024
Dall’Arsenal all’Everton, metà dei club in mano Usa

Sia Arsenal che Chelsea sono foraggiate da capitali statunitensi e guidate da dirigenze nominate dalle controllanti nordamericane

Il campionato che traina l’Europa del calcio è sempre più in mani americane: con l’accordo per l’acquisto dell’Everton annunciato da parte della famiglia Friedkin, appena arriverà l’approvazione da parte degli organi regolatori (Premier League, Football Association e Britain’s Financial Conduct Authority), saranno esattamente la metà i club di Premier di proprietà di gruppi nordamericani. 10 su 20: i Toffees si aggiungeranno ad Arsenal, Aston Villa, Bournemouth, Chelsea, Crystal Palace, Fulham, Ipswich Town, Liverpool e Manchester United, società foraggiate da capitali statunitensi e guidate da dirigenze nominate dalle controllanti nordamericane. Holding che abbracciano diversi settori economici-finanziari: si va dall’entertainment sportivo di Fenway Sports Group, proprietaria del Liverpool, ai fondi pensionistici di Gamechanger 20, a capo dell’Ipswich, passando per i fondi private equity e colossi assicurativi. Diversi, tra i gruppi costituenti le varie compagini sociali, sono poi ben conosciuti dagli esperti di finanza, si pensi a Clearlake Capital Group (nel Chelsea assieme a Todd Boehly e Mark Walter), Fidelity National Financial e Silver Lake Technology Management, che partecipa con una quota minoritaria (il 18%) a City Football Group, società di diritto britannico ma capitale emiratino che controlla il Manchester City e gli altri club della galassia City.

Il fenomeno non si restringe solamente alla Premier, perché sono numerose anche le proprietà made in Usa di altri club partecipanti ai tre campionati gestiti dalla Football League, come ad esempio Leeds, Birmingham City, Burnley e West Bromwich Albion. Una colonizzazione, quella nordamericana, presente in forze anche in Italia, ma la Premier fa più effetto rispetto alla Serie A per una questione di economie di scala. Gli statunitensi stanno comprando il calcio europeo, in una logica di contropotere rispetto all’ingresso, economicamente fortissimo, dei fondi arabi. Le grandi manovre degli imprenditori statunitensi hanno un senso non solo per le peculiarità del calcio europeo rispetto ai loro business, ma anche perché, nelle estati 2025 e 2026, gli Usa ospiteranno prima il nuovo Mondiale per club della Fifa, poi il Mondiale propriamente detto, e ciò implica opportunità enormi partnership commerciali. L’approdo di Messi in Mls, del resto, era già un segnale. Non è un caso, infatti, che diversi dei proprietari Usa dei club di Premier abbiano partecipazioni anche in alcune franchigie degli sport americani: si è già citato il caso di Fenway (proprietaria di Boston Red Sox in Mlb, Pittsburgh Penguins in Nhl e della Nascar), ma fra gli altri Kroenke Sports & Entertainment (Arsenal), oltre alla proprietà di diversi stadi, controlla Devner Nuggets (Nba), Los Angeles Rams (Nfl), Colorado Avalanche (Nhl) e Colorado Rapids (Mls), Foley (Bournemouth) i Vegas Golden Knights (Nhl), Boehly i Los Angeles Dodgers (Mlb), Shahid Khan (il pakistano-statunitense proprietario del Fulham) i Jacksonville Jaguars (Nfl), i Glazer (Manchester United) i Tampa Bay Bucaneers (Nfl). Entertainment sportivo d’élite, brand, marketing, media, per un pallone europeo che vira, economicamente, verso logiche Usa.

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