Recanatese, la ricetta di Brini: "C’è da ritrovare lo spirito passato"

Il tecnico sul momento difficile dei giallorossi: "Il rischio è adagiarsi in un torneo così ricco di insidie"

31 gennaio 2024

Quante volte abbiamo sentire dire, dagli addetti ai lavori che il secondo anno di C è generalmente più insidioso rispetto all’esordio. La Recanatese sta sperimentando sulla sua pelle che forse è proprio così pur se nessuno dimentica che nell’autunno del 2022 si stavano vivendo tempi grami almeno quanto questi. Di spiegazioni possono essercene a iosa ma, sull’argomento di strettissima attualità, abbiamo voluto sentire un allenatore che di "C" se ne intende visto che, nella lunga carriera iniziata a metà anni ’90 più o meno in concomitanza con quella di Pagliari, ha conquistato ben quattro promozioni in serie cadetta: "nella stagione passata – ci dice Fabio Brini – molti giocatori non avevano mai fatto questa categoria e forse in campo ci hanno messo quella grinta e quella determinazione assoluta che gli hanno permesso non solo di salvarsi ma addirittura di giocarsi una partita dei playoff. Nel secondo anno di professionismo rischi un po’ di adagiarti ritenendo che le cose possano essere più semplici. Questo invece è un campionato zeppo di insidie, dove non si deve mollare di un centimetro e non è escluso che quell’ottima partenza, con le vittorie a Rimini e Pescara, possa inconsapevolmente aver condizionato qualcuno. Non certo l’allenatore che però, essendo il timoniere ed avendo incassato la fiducia di una società serissima, è chiamato ora a risolvere questa delicata situazione".

Ci si mettono anche gli episodi che non stanno certamente girando a favore dei giallorossi. "Però non mi piace parlare di fortuna o sfortuna: nel calcio contano altri fattori. In primis lo spirito che la Recanatese deve ritrovare e che ti conduce, ad esempio, a non sbagliare davanti alla porta. La differenza viene proprio dalla forza mentale: il trapianto del cervello non c’è, ma bisogna tirare assolutamente fuori quelle prerogative a cui la squadra ci aveva abituato".

Inoltre occorre concentrarsi sugli aspetti che non vanno: in primis sul dramma che la squadra sta vivendo sulle palle inattive. "Serve intervenire sulle cose negative perché questo ti concede almeno di partire alla pari altrimenti l’avversario, conoscendo i tuoi difetti, ne può approfittare. I calci d’angolo? Lascerei da parte zona, zona mista o altro: bisogna ringhiare sull’attaccante anche se, mi rendo conto, non è una cosa particolarmente agevole". Secondo lei rischia anche la Spal, ora terz’ultima, nonostante investimenti stellari? "Assolutamente sì anche perché vedo che il cambio di allenatore non ha migliorato le cose, tutt’altro (Colucci al posto di Di Carlo ndr). Cercano nomi altisonanti ed invece serve chi porta l’acqua e gioca con abnegazione e spirito di sacrificio. Sono le componenti che in C sono decisive".

Andrea Verdolini

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