Alla scoperta di Okwonkwo. In cima al mondo a 17 anni con il ’fratello’ Osimhen. In A per merito di mamma

Il gol al Giglio nel 2017, la Serie B e la squalifica per una pomata. A Reggio per il rilancio

di MATTEO GENOVESI -
7 febbraio 2024
In cima al mondo a 17 anni con il ’fratello’ Osimhen. In A per merito di mamma

In cima al mondo a 17 anni con il ’fratello’ Osimhen. In A per merito di mamma

Una cosa è certa. Quando ritroverà il terreno del ’Città del Tricolore’, il pensiero di Orji Okwonkwo tornerà a quel 24 settembre 2017, quando il classe ‘98, allora 19enne, proprio nello stadio reggiano firmò all’89°, tre minuti dopo l’ingresso, il gol da tre punti per il Bologna contro il Sassuolo.

"Una grande emozione - ha ricordato tempo dopo l’attaccante - mister Donadoni alla fine mi rimproverò perché mi ero tolto la maglia per festeggiare. Aveva ragione, ma cercate di capire, era il primo gol in A, mi sono un po’ lasciato andare". Tipo pratico, l’ex ct della Nazionale, che già l’anno prima aveva fatto assaggiare la Serie A al giovane prospetto.

Okwonkwo sfrutta al massimo i brevi spezzoni che gli vengono concessi, segnando anche contro Verona e Sampdoria… con esultanze molto più "sobrie". Tre gol non banali e con minutaggio minimo. Si sa, nel calcio l’equilibrio è cosa ignota iniziano paragoni eccessivi (Eto’o), attese importanti e la carriera sembra già scritta. Non sarà così. Certo, i numeri sono da predestinato fin dall’approdo a Bologna nel 2016... per merito della mamma.

Passo indietro. Okwonkwo nasce a Benin City dove calcia i primi palloni, nel 2013 entra nella scuola calcio di Abuja dell’ex presidente dello Spezia Gabriele Volpi. "Aveva grandi qualità - parole del dt Gobbo -, applicazione, motivazioni. Nel giro di un anno ha ottenuto la convocazione dalla Nigeria per i Mondiali Under 17". Potenza, accelerazioni improvvise e caterve di gol segnati da punta centrale, ma è lo spostamento in fascia che lo lancia definitivamente. Vince la Coppa d’Africa di categoria e con le "Super Eagles" sale in cima al tetto del mondo ai Mondiali cileni (consigliata su Youtube la sua staffilata da 30 metri contro il Messico). Il compagno di reparto? Victor Osimhen. "Ci sentiamo quasi sempre, è come un fratello per me. Vorrei diventare come lui", l’auspicio di Okwonkwo che confessa anche una predilezione per il tedesco Thomas Muller.

Le tante reti, festeggiate emulando le capriole di Oba Martins, ("Fin da quando ero bambino ci provavo e pian piano ho imparato") attirano l’attenzione di Arsenal, Porto e Ajax. Ma il diktat della mamma è chiaro: "Orji deve crescere qui, ancora un anno". Quello successivo, il 2016, è quello giusto. Il Chelsea pressa, ma è l’Emilia ad accoglierlo: "ho scelto il Bologna con i miei genitori, anche perché mi piace molto l’Italia".

Torniamo a gennaio 2018. Nonostante le tre reti, scende in B a Brescia, per giocare con continuità, ma segna un solo gol. Al rientro a casa-madre, va a Montreal, formazione della MLS, stessa proprietà bolognese (Joey Saputo). Lo allena il totem Thierry Henry e Orji ritrova la verve (10 reti), per i tifosi è calciatore dell’anno. Poi prosegue alla Reggina, ma il feeling con la porta è di nuovo smarrito (12 presenze senza reti). Siamo all’inizio dell’annata 2021/22, un crocevia per il talento africano, fuori dal campo timido e di poche parole.

Ci crede il Cittadella. "In Orji ci sono tutte le potenzialità. Ha velocità, tecnica e temperamento. Può fare anche la punta centrale" il pensiero del dg Marchetti. Parole profetiche, Okwonkwo spicca il volo, segna 7 gol ma sul più bello commette un’ingenuità fatale. Cura di sua iniziativa un problema al ginocchio, con il Clostebol, crema contenente una sostanza proibita, il cui utilizzo a scopo terapeutico è consentito solo previa comunicazione del medico del club all’autorità antidoping. Senza l’avviso, la squalifica è inevitabile. Il 20 febbraio 2022 gioca la sua ultima partita, poi la severa sentenza: 4 anni di stop a decorrere dal 25 febbraio 2022, poi ridotti a due. Il Bologna, probabilmente confidando ancora nel suo rilancio, gli rinnova il contratto in scadenza al minimo salariale (25mila euro all’anno) fino al 2026. "La vita è un libro e ci sono mille pagine che non ho ancora letto" scriveva in inglese il giocatore tempo fa, in una rara sortita-social. Il capitolo granata (come il Cittadella…) sta per iniziare.

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