"I granata possono puntare ai play-off. La Carrarese deve abituarsi ai ritmi di B"

Chicco Evani, doppio ex della partita di domani, a ruota libera: "Melegoni era uno dei grandi prospetti azzurri. Ho bei ricordi di Rozzio"

di GIUSEPPE MAROTTA -
27 settembre 2024
"I granata possono puntare ai play-off. La Carrarese deve abituarsi ai ritmi di B"

Chicco Evani, doppio ex della partita di domani, a ruota libera: "Melegoni era uno dei grandi prospetti azzurri. Ho bei ricordi di Rozzio"

Mister Evani, domani si sfidano due sue ex squadre: Carrarese e Reggiana.

"Ho visto due volte allo stadio la squadra toscana, con Sassuolo e Spezia, due sconfitte. Lo scorso anno fece una grande annata in C e sono rimasti quasi tutti: per me farà un campionato dignitoso, è chiaro che sta pagando alcune difficoltà come la mancanza d’esperienza; deve abituarsi ai ritmi".

E la Reggiana?

"È partita bene con 7 punti nelle prime tre, poi una flessione, ma non saprei analizzarla perché ancora non l’ho vista. Di certo ha un buon organico e un allenatore bravo a cui bisogna dare tempo".

Conosce Viali?

"Il profilo sì, anche se non l’ho mai visto lavorare da vicino. È un allenatore d’esperienza che conosce bene la B, dove ha già fatto buone cose".

Domanda secca: si salverà la Reggiana?

"Addirittura? Sì, però pensavo mi venisse chiesto se potesse ambire ai playoff".

Nell’ambiente tutti parlano sempre della salvezza come obiettivo.

"Certo, giusto che i dirigenti abbiano i piedi ben saldi a terra, però guardando la rosa direi che ci sono le basi per un torneo tranquillo, e anzi chissà che non ne venga fuori un qualcosa in più".

E, invece, chi lo vince il campionato?

"La Cremonese è la mia favorita perché rispetto alle altre, che hanno cambiato molto, ha mantenuto più certezze, la vedo collaudata. Come sempre sarà lunga e difficile: occhio anche a Pisa e Spezia che sono partite forte e l’anno scorso faticarono".

Nel suo percorso nelle nazionali giovanili ha allenato ragazzi passati da Reggio?

"Su tutti ricordo Melegoni: era uno dei più grandi prospetti. Credo abbia fatto meno di quello che erano le sue potenzialità".

Altri?

"Ricordo Rozzio, il vostro capitano, nell’Under 19 quando ero il vice di Daniele Zoratto. Era già strutturato e spiccava per personalità. Mi viene in mente anche Vido, un altro con talento che forse poteva fare di più. Venne con me nel mondiale Under 20 in Corea, nelle giovanili faceva davvero la differenza".

Tornando a tempi più recenti: a maggio, in occasione di Sampdoria-Reggiana, era a Marassi per il saluto a mister Eriksson, che ha avuto ai tempi della Samp. Ad agosto se n’è andato.

"Una giornata veramente toccante, con un ambiente emozionante: un bel ricordo, allo stesso tempo anche triste".

Una cornice di pubblico all’altezza dell’evento.

"Sicuramente. Tra l’altro ho giocato il derby di Milano, ma quello di Genova per atmosfera è davvero impressionante".

Un passo indietro: che ricordi ha del periodo a Reggio Emilia?

"Mi trovai bene, parliamo di una grande piazza che vive di calcio, ma che soprattutto se ne intende. I tifosi reggiani capiscono e apprezzano la qualità del gioco. Poi ci fu il ribaltone in panchina a metà stagione; io a gennaio lasciai, e un amico che oggi non c’è più, Giampiero Vitali, mi volle con sé alla Carrarese. A fine annata dissi basta col calcio, anche se avevo un altro anno di contratto".

Sente ancora qualcuno di quei mesi reggiani?

"Penso a Salvatore Sullo, che oggi sta facendo benissimo ad Empoli (è il vice di D’Aversa, ndr). Poi Filippo Galli, ma in generale quando rivedo quelle persone c’è sempre rispetto, abbiamo tenuto un bel rapporto".

Di recente è tornato nella nostra città?

"Venivo per alcune gare di A del Sassuolo, me lo imponeva il mio lavoro in Nazionale. Ma verrò a vedere la Reggiana".

E nel suo futuro cosa c’è?

"Dopo l’era Mancini in nazionale, lo stesso Roberto mi chiamò per seguirlo in Arabia Saudita, ma non me la sentivo. Pensavo di avere opportunità, ma io vengo da oltre un decennio di percorso in Federazione, e spesso si tende a scegliere, invece, allenatori di categoria. Il campo mi manca, credo che qualcosa posso dare: mi tengo aggiornato e aspetto l’occasione".

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