La parabola discendente di Romano. Dal fruttifero blitz granata al flop Viterbese

L’ex socio della Reggio Audace aveva acquistato il club laziale: dalla Serie C è finito in Promozione, poi ha ritirato la squadra

di MATTEO GENOVESI -
31 marzo 2024
La parabola discendente di Romano. Dal fruttifero blitz granata al flop Viterbese

La parabola discendente di Romano. Dal fruttifero blitz granata al flop Viterbese

Che fine ha fatto Marco Arturo Romano? Dopo la sua brevissima esperienza in granata (sei mesi o giù di lì) da vice presidente e azionista di maggioranza (40%) e un addio con personale ’plusvalenza’, l’ingegnere è andato malissimo nella successiva esperienza alla Viterbese.

Passo indietro. Nell’estate 2018, Romano era stato protagonista con i soci reggiani della ripartenza post-fallimento dalla Serie D della Reggio Audace, chiamato in città da Sisto Fontanili e Tito Corsi. Poi le dimissioni, a gennaio 2019, con un comunicato stampa accusatorio nei confronti della gestione societaria e di fatto mettendo nelle condizioni gli stessi soci di dover procedere all’acquisto (con un’importante valorizzazione) delle sue quote.

Pochi mesi dopo, Marco Arturo nell’estate rileva la Viterbese dal vulcanico Piero Camilli (non mancheranno accuse e querele tra i due) con gli inevitabili proclami: "A Frosinone hanno dimostrato che, lavorando bene, si possono raggiungere traguardi importanti e io credo che Viterbo meriti di fare almeno la Serie B". Non ci andrà nemmeno vicino. Fuori anche dai play off, perché al momento dell’interruzione delle competizioni di marzo 2020, causa Covid, la Viterbese è dodicesima. Ma è solo l’inizio di una parabola discendente. Nella stagione dopo arriva una faticosa salvezza nel doppio spareggio con la Fermana, nel 2022/2023 addirittura la retrocessione diretta, anche per una penalizzazione di due punti (emolumenti pagati in ritardo), confermati nei vari gradi dalla giustizia sportiva ("appresi con profondo sconcerto e stupore" fu scritto nel comunicato societario) dopo il ricorso presentato dalla dirigenza gialloblù. Si aprono quindi le porte dei dilettanti, ma ben presto diventa il problema minore.

Siamo all’estate scorsa. La squadra sta per iscriversi al campionato di Serie D per tentare la risalita, ormai abbandonata dai tifosi, che dopo una serie infinita di contestazioni ha abbracciato il progetto Fc Viterbo (nato dalla fusione di Monti Cimini e FAVL Viterbo) sponsorizzato da Piero Camilli (ancora lui), quando scoppia la "grana" stadio. E’ l’Amministrazione comunale a dare il colpo del ko a Marco Arturo Romano, negando l’utilizzo dello stadio "Rocchi" e intimando lo sfratto alla Viterbese.

La vicenda, ovviamente condita da accuse reciproche, finisce in tribunale.

Game over? Non ancora. Il patron (accostato al Barletta, con critiche preventive via social dei tifosi pugliesi) ottiene l’iscrizione in sovrannumero, nel disappunto generale visto che avviene 20 giorni oltre la scadenza ufficiale, al campionato di Promozione, affrontato giocando a Cesano (Roma), un’ora di strada da Viterbo.

Epilogo solo rimandato perché è il 27 febbraio scorso quando, dopo 9 punti conquistati in 21 partite, la Viterbese annuncia l’abbandono anticipato delle competizioni. "Avevamo il diritto di giocarci il campionato di Serie D per provare a ritornare in Lega Pro. Questo diritto ci è stato tolto da politici incompetenti, ma soprattutto da giornalisti da quattro soldi che hanno condizionato le scelte politiche. La verità di questa squallida storia prima o poi verrà alla luce…", aveva tuonato un paio di mesi prima Romano, le cui partite ora proseguiranno esclusivamente nelle aule di tribunale.

"Finalmente Liberi" lo slogan proclamato dalla tifoseria. Che però, nel frattempo ha visto tramontare anche le ambizioni dell’FC Viterbo (ora in Eccellenza). Piero Camilli, che aveva manifestato propositi di un ingresso in pianta stabile per riportare la città laziale nel calcio che conta, si è defilato dopo la mancata assegnazione della gestione del "Rocchi", in un curioso e beffardo replay di quanto accaduto pochi mesi prima al grande nemico. A Viterbo non resta che uno stadio deserto e senza squadra (l’FC gioca in provincia, a Vignanello).

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