Roma, c’è il Verona all’Olimpico (18) e il tecnico all’esordio rifiuta il ruolo di traghettatore. De Rossi, sfida totale: punta subito al rinnovo
"Me la gioco fino alla morte". Altro che traghettatore. De Rossi vuole lasciare il segno, quello sì, non la panchina...

De Rossi, sfida totale: punta subito al rinnovo
"Me la gioco fino alla morte". Altro che traghettatore. De Rossi vuole lasciare il segno, quello sì, non la panchina a fine stagione. "Non sono una bandiera da portare in giro, ho chiesto alla proprietà di considerarmi come un allenatore e nient’altro". Che Daniele De Rossi fosse un tipo tosto, tutto d’uno pezzo, ’svejo’ (sveglio), come si dice a Roma, lo si sapeva. E infatti si destreggia facile tra i paletti di un esordio scivolosissimo: la prima partita dopo il divorzio più sofferto della storia romanista, quello con Josè Mourinho. E oggi è scontato attendersi la protesta di una gran parte della tifoseria contro gli americani, quella che ha riempito lo stadio con i sold out a ripetizione e a prescindere. Dice DDR: "Nessuno toglie l’amore che hanno provato verso José. Però nulla impedisce loro di amare anche me continuando la scia d’amore allo stadio". Daniele è ’svejo’. E sa sa bene come la sua scelta faccia rima con un’idea ruffiana dei Friedkin per calmare la piazza. "Non sono stupido, so che non mi hanno certo chiamato per i miei risultati alla Spal... ". Solo che i furbi americani sapevano bene che per De Rossi l’As Roma è un tatuaggio sul cuore: "La Roma non si rifiuta - concorda De Rossi - È quello che è successo con Andrea Pirlo: c’è chi si rifiuta e chi si butta dentro. Avrei detto no solo se avessi pensato che fosse una squadra scarsa, ma non è così". Per questo a fine stagione sarebbe felice se i giallorossi "fossero in zona Champions", il che vorrebbe dire rinnovo. Un obiettivo che definisce "difficile, ma comunque possibile". Già, la Roma non si rifiuta, si ama.
Paolo Franci
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