Roma, De Rossi: "Siamo costruiti per migliorare. Cristante? Solo una discussione"

Le parole di Daniele De Rossi in conferenza stampa alla vigilia della sfida con la Juventus

1 settembre 2024
Daniele De Rossi

Daniele De Rossi

Roma 31 agosto 2024 - Due giornate di campionato e Roma ancora a secco di vittorie. I giallorossi inseguono il primo successo, ma di fronte a loro si para la Juventus di Thiago Motta, lanciatissima in queste primissime battute. Un vero e proprio testacoda di campionato e sensazioni che Daniele De Rossi ha discusso in conferenza stampa. Ecco le sue parole. 

Calciomercato

La conferenza stampa di De Rossi è cominciata parlando di un bilancio di mercato, essendosi questo concluso poche ore prima della conferenza stampa tenutasi a Trigoria. "Salvo problematiche dell’ultima ora tutti sono convocati, anche gli ultimi arrivati. Ovviamente valuteremo i loro pregressi anche per il minutaggio. Il bilancio del mercato? Sicuramente è positivo. Sono contento del mercato, siamo inciampati in un qualcosa che non potevamo prevedere nella situazione difesa, ma so che risolveremo ogni problema. Io penso che abbiamo alzato il livello di qualità di questa squadra. Abbiamo fatto un lavoro importante e sono arrivati i giocatori molto importanti. Sono contentissimo per Konè e Saelemaekers. Sono giocatori che a me piacciono. Konè è un giocatore che mancava alla Roma. Forse quello di cui noi avevamo più bisogno per mettere un po’ di ciccia al centrocampo. È quello che avevo chiesto più e più volte anche nella passata stagione. Penso che sia un acquisto mirato. Stessa cosa vale per Alexis e per coloro che sono arrivati prima. Siamo un po’ corti in difesa. Ma è successo qualcosa che era difficile da gestire e da prevedere perché anche quell’altra operazione. Sarei stato molto felice in caso di esito positivo".

C'è stato modo anche di parlare di un paio delle situazioni singole di questa sessione, a partire dall'arrivo del primo giocatore saudita della storia del campionato italiano, ovvero Saud Abdulhamid. "Saud l’ho visto in due spezzoni di allenamenti. Ieri gli abbiamo fatto fare 10 minuti e basta perché non volevamo sovraccaricarlo. Ha quelle caratteristiche che cerco io: è un giocatore che io conoscevo poco. Roberto Mancini e Antonio Gagliardi me lo hanno consigliato. Loro vedono un futuro campione in lui, ma dobbiamo lavorare tanto dal punto di vista tattico e tecnico. Lui ha qualcosa che a noi serviva, ha quel quel motore lì e va a 2000 all’ora e ancora non l’ha mostrato perché abbiamo fatto pochissimo in allenamento. È un giocatore veramente veloce e dobbiamo metterci dentro qualche nozione tattica perché sicuramente qui in Italia è un calcio diverso rispetto a quello cui è abituato. E' un ragazzo tanto solare, sorridente e positivo. Dobbiamo aiutarlo ad inserirsi con i tempi giusti in una squadra che è già forte di suo. Come ho già detto appena sono arrivato: questa squadra è forte, ma andava migliorata dal punto di vista fisico e dell’uno contro uno".

De Rossi non è stato timido quando si è trattato di toccare temi più scottanti e ha discusso anche della cessione di Edoardo Bove. "Mi dispiace che sia andato via, ma anche lui non l’ho obbligato a restare. Con lui sono stato chiaro, così come tutti i centrocampisti: ho detto loro che avevo intenzione di mettere dentro un altro paio di centrocampisti più dinamici, di gamba e quindi probabilmente ci sarebbe stato meno spazio. Già lo spazio avuto con me lo scorso anno per lui non era sufficiente. So che con me lui ha giocato meno rispetto a Mourinho. Abbiamo parlato di questo e mi ha detto che aveva bisogno di giocare e io non potevo garantirglielo, quindi è andato a cercare un’altra soluzione. Dispiace perché è un giocatore forte, positivo, educato e legato a questo ambiente e alla squadra. Io però devo fare scelte e spiace sempre, ma non posso pensare solo a se un giocatore mi sta simpatico o alla paura che possa diventare molto forte, come sono diventati Frattesi, Calafiori eccetera. Devo prendermi le mie responsabilità. Spero quasi di aver sbagliato perché Edoardo si merita la nazionale. Credo che sia in prestito quindi nulla è definitivo. Rimango con l’abbraccio che ci siamo dati e spero che ci sia quel tipo di affetto là fra di noi".

Sulla Juventus e Thiago Motta

Il tecnico romanista ha proseguito con un'analisi del calcio di Thiago Motta e di quali possano essere le chiavi per la sfida contro i bianconeri. "Thigo è un amico. Non uno di quelli che senti quotidianamente, ma ogni volta che lo vedi lo abbracci con piacere. Secondo me sta mostrando a tutti che è un grande allenatore. Non solo per i risultati, non solo per come gioca la squadra, ma anche perché ci sono degli allenatori che hanno il tocco magico: quelli che mettono in campo sconosciuti e ne escono fuori grandi prestazioni. Lui sta facendo questo. Ci è arrivato con gli anni, con gavetta, con stagioni complicate ed è uscito sempre alla grande. Adesso si sta godendo i frutti di un lavoro in una big che è costruita per vincere il campionato. Sono partiti bene, hanno caratteristiche ben precise. Stanno ottenendo il risultato con dei ragazzi giovani, quindi è chiaro non ci si può mai rilassare e non te la porti mai da casa la formazione. Stiamo preparando l' idea di Juventus, non la formazione tipo con gli uomini. Sappiamo che è una partita difficilissima ma sappiamo che possiamo fare anche noi un'ottima prestazione".

Paragone tra la Roma di oggi e quella del passato

Daniele De Rossi, incalzato dai cronisti, ha poi fatto un paragone tra la nuova Roma, quella costruita in estate da Ghisolfi, e quella dello scorso anno. "Rispetto alla Roma di maggio non posso fare un bollettino, perché avevamo fatto un determinato percorso. Penso però si siano seguite le mie indicazioni, sono stato supportato nelle mie richieste. Paradossalmente abbiamo fatto un mercato migliore dell’Inter, anche se loro sono più forti di noi: partono da un livello più alto. Secondo me la direzione che ha preso questa squadra è quella che ci porterà in un paio di mercati dovremmo lavorare come l’Inter. Quest'anno loro hanno aggiunto dei pezzi piccoli alla squadra che andava già bene. Ieri sera, ad esempio, hanno fatto paura un po’ a tutti. Questa squadra entro pochi anni no pochi anni se continuerà a lavorare come abbiamo lavorato in questo mercato non vedo problemi nel pensarla a lottare per lo scudetto. Ovvio che non è una cosa che raggiungi in uno o due mesi, ma la direzione presa è quella giusta e sarà sempre più facile fare il mercato in questo modo perché servirà cambiare sempre meno. Io sono soddisfatto poi nel mentre è sempre faticoso gestirlo il mercato. ma ci tengo a precisare che c’è stata collaborazione".

Si è parlato anche del potenziale cambio di modulo dalla difesa a quattro a una a tre uomini. "Noi costruiamo sempre a tre e avevo anche immaginato un ruolo per Danso. Abbiamo sempre un terzino che si alza e tre centrali più statici. Costruitamo quasi sempre a tre con due appoggi oppure 3 + 1 o con il rombo. Variamo invece per quanto riguarda la difesa. Lo facevamo anche l'anno scorso. A volte invece abbiamo giocato con tre centrali e avete pensato che quello fosse il problema. Quindi se tante squadre attaccano con cinque giocatori offensivi o sei molto bravo a scivolare con la difesa a quattro o devi portare un giocatore in più. Che lo faccia o meno partire già dal basso in corsa, come fa spesso anche Thago, abbassando nella prima partita Thuram o in altre partite Locatelli. Non cambia molto. Quindi potrebbe essere una difesa a cinque più statica nella fase bassa e poi diventa una difesa quattro. Potrebbe essere una difesa a tre che poi diventa a cinque. Non cambia moltissimo, dipende dagli interpreti".

Si è parlato anche del fatto che questo finale di mercato movimentato possa aver influito sul pessimo inizio di stagione della Roma. "È difficile ma ripeto non sono venuto qui a trovare scuse o alibi. Il mercato è complicato per tutti, tutte le squadre ne sono colpite in questo inizio di stagione, ma c'è chi ha vinto e noi no. È complicato gestire in corsa, ma è il compito dell'allenatore e vale per me come per tutti gli altri. Ho parlato con D’Aversa prima e dopo la partita contro l'Empoli. Anche loro sono nella stessa condizione eppure hanno vinto. Quindi non mettiamo alibi di nessun tipo. Non aiuta e non è l’ideale. Durerà solo una partita e poi ci concentreremo più su quello che è il da farsi".

Le discussioni interne con Cristante, Mancini e Souloukou

Non si è fatto problemi il tecnico capitolino anche a raccontare la sua versione dei fatti circa le voci delle tensioni e discussioni interne con Cristante, Mancini e la Ceo del club Lina Souloukou. "Di vero c'è solo una discussione con Cristante. Abbiamo discusso in campo per 10 secondi, senza far volare parole grosse. Era una discussione normale. Poi è stata ingigantita, arrivando a raccontare che ci siamo messi le mani addosso. Questa è una cosa grave e dovrò querelare. Non posso permettere più che si dicano queste cose. È stato scritto che ho litigato prima e dopo la partita con l’Empoli con Lina, ma non ci siamo visti. Neanche la situazione con Mancini è successa, non la sapevo e me l'ha raccontata lui. Il vostro lavoro è dire quello che è successo, trovare qualche scoop lo capisco, ma inventarli è qualcosa sulla quale io non ho difesa. Chi le legge fuori mi sembra ci creda parecchio. Quindi sicuramente non fate né il bene mio, né il bene della società. Se c'è qualcosa è giusto che se ne parli, ma non è questo il caso. Con Bryan ci siamo scontrati per una cosa di allenamento a distanza ed è diventata una rissa. Per me è tanto grave".

C'è stata anche una lunga risposta di De Rossi, dove ha spiegato le sue parole della scorsa settimana e discusso anche della potenza delle parole di un allenatore alla stampa quando si tratta di discutere un fatto come quello legato ai suoi eventuali litigi con giocatori o membri dello staff. "Faccio una piccola premessa se permetti: ho parlato di 'subumani' legato alla gente che mi augurava dei tumori o di veder scomparire qualche parente. La mia posizione è anche postiiva alle volte: se avessi litigato con Mancini non venivo a dirvelo, ma se usciva fuori l'avrei fatto. Quando io dico che, chi mi augura la morte è un subumano, non faccio nomi, è più una battuta a termine di un discorso più ampio e bene o male è come la penso. Il giocatore ti risponde perché c'è un articolo, dove si fanno dei nomi dicendo una cosa che non è vera. Se io avessi litigato con Mancini, magari avrei minimizzato, ma non abbiamo mai discusso, non so nemmeno se è successo qualcosa alla mie spalle, perché non mi ha mai detto niente e con lui ho sempre discusso, ma non è mai uscito fuori. Ho parlato con lui ci siamo chiariti. Quest'anno è praticamente perfetto nel suo comportamento. Però scrivendo una cosa non vera non puoi pretendere il suo silenzio . Sono d'accordo nel dire che ci sono tante mezze verità nelle conferenze, però se senza parlare noi riceviamo questo, pensa se dicessimo tutta la verità. Non puoi pensare nessuno ti risponda o non si stranisca leggendo qualcosa di non vero. Io cerco di leggere meno anche perchè poi è un mondo vero fino ad un certo punto quello dei social, perchè io giro per strada e nessuno mi augura niente, la gente mi abbraccia e incoraggia gentilmente mentre quelli che mi odiano se lo tengono per loro. Ognuno combatte con i propri mezzi, io ho la conferenza stampa, Mancini una storia Instagram. Magari vi hanno detto questo, ma non era vero. Quella di Bryan l'hanno ingigantita e l'hanno fatta diventare qualcosa che non è mai successo. Poi in conferenza non vi diciamo il 100 % della verità. ma non vengo a negare qualcosa di realmente accaduto".

Sugli obiettivi

C'è stato modo anche di parlare di quali siano gli obiettivi per cui sia stata costruita questa squadra. "Siamo costruiti per migliorare quanto fatto l’anno scorso. La direzione è quella giusta, che non vuol dire dobbiamo per forza arrivare quarti, perché fare meglio dell’anno scorso vuol dire superare le altre, ma anche loro vorranno migliorarsi. L’obbligo di questa squadra è andare in una certa direzione. Nella quale io credo profondamente. Parliamo spesso di Atalanta, ma adesso vediamo un progetto che è iniziato in realtà otto anni fa. Hanno cominciato lanciando dei ragazzini, e poco alla volta hanno iniziato a ottenere dei risultati e piano piano sono cresciuti sempre. Se arrivavano sesti, ricostruivano. Anno dopo anno, nella stessa maniera. Sono portati adesso ad essere una squadra che costantemente scala le posizioni. Come eravamo noi 10 anni fa. Avevamo una squadra, una base per quelle posizioni lì. Noi dobbiamo arrivare lì. È ovvio che quest’anno dobbiamo arrivarci subito ma secondo me già il fatto che fra un paio di anni noi saremo fissi lì - a prescindere da chi ci sarà - è il passo più importante che possiamo fare".

L'ultima domanda ha chiesto al tecnico quanto dinamismo senta di avere nella sua squadra. "Parecchio. Con Danso saremmo stati pure migliori, ma non è colpa di nessuno. Abbiamo inserito gente più dinamica, che non vuol dire togliere chi è meno esplosivo. Il Leverkusen ha preso Xhaka, e se gli metti attorno gente che corre, lui diventa un giocatore meraviglioso. Per me serve essere complementari e funzionali tra noi. Serve fare il giusto mix tra tecnica e fisico. Abbiamo messo entrambi ed è l’ideale. Un giocatore con grande fisicità può insegnare a pensare quando si ha la palla, ad un giocatore come ero io non puoi insegnarmi ad andare velocissimo nel breve e velocissimo in tutte le parti del campo, ma sarò sempre quello che fa più volume e meno scatti e sprint. È tutto lì".

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