Roma, Mourinho: "Io non sono un problema, non ho paura della pressione"

Le parole di José Mourinho nella conferenza stampa prepartita di Roma-Frosinone

30 settembre 2023
José Mourinho

José Mourinho

Roma 30 settembre 2023 - Un po' aggressivo, un po' pacificatore, 100% Mourinho. Si può riassumere così la conferenza stampa del tecnico giallorosso alla vigilia di Roma-Frosinone, con il tecnico che ha difeso la squadra a spada tratta dalla prestazione complicata di Genova e ora va a caccia di riscatto nell'incontro dell'Olimpico contro l'ex allenatore capitolino Eusebio Di Francesco. Ecco le parole dello Special One.

La conferenza stampa si è aperta con una domanda sul come uscire dalla crisi. “Non dobbiamo cercare alcun alibi - dice il tecnico lusitano - abbiamo avuto tre partite prima di finire il mercato, quell’unico punto conquistato ci ha lasciato in una situazione dove tanti giocatori avevano un peso. Ho pensato che dopo l’Empoli e la vittoria in Europa League che quel peso si sarebbe tolto, sia in campo che fuori campo. Non è successo così con il pareggio a Torino in condizioni normali, in questa stagione per ora squadre potenzialmente di posizioni inferiori possono fare risultato con squadre più forti. Dopo una buona partita, è diventato un punto negativo con il Torino perché avevi pochi punti, se ne avessimo avuti 7-8 era diverso".

Il discorso del tecnico prosegue, entrando a gamba tesa sulla partita di Marassi: "Con il Genoa mi aspettavo continuità e miglioramento, ma non è successo. Se vogliamo dire cosa sia accaduto, sono successe tante cose, svantaggio, pareggio, di nuovo in svantaggio. Anziché migliorare, abbiamo peggiorato subito. Con Cristante in difesa la squadra è peggiorata, poi a 4 Cristante e N'Dicka non hanno esperienza. Sembrava che potessimo pareggiare, arriva invece il terzo gol su palla inattiva, poi il quarto arriva fuori contesto. Quello che dobbiamo fare è avere il coraggio di entrare in campo e accettare una reazione di grande romanismo che può essere appoggio fantastico oppure una manifestazione negativa, dobbiamo avere il rispetto di queste possibili manifestazioni e avere il coraggio di giocare contro una buona squadra che sta psicologicamente bene. Sarà difficile perché abbiamo una pressione extra, serve avere coraggio anche se abbiamo lavorato solo due giorni. Non c’è molto più da fare se non avere coraggio e personalità, peccato non si giochi oggi”.

Si è poi fatta una deviazione di percorso con una domanda che ha tirato in ballo il tema del rinnovo, con il contratto del tecnico in scadenza il prossimo giugno 2024. “Parliamo di una situazione ipotetica - afferma José Mourinho - e non mi piace parlare di questo. Se non è successo, non ti posso dare una risposta. Tre mesi fa c’era quasi un dramma a pensare che io potessi andare via. A Budapest, in campo, ho detto ai giocatori e allo staff che sarei rimasto, due-tre giorni dopo abbiamo giocato contro lo Spezia ed ero squalificato, torno in campo dopo la partita e ho detto ai tifosi che sarei rimasto. Due-tre giorni dopo, ho trovato il presidente Dan Friedkin e gli ho dato la mia parola che sarei rimasto. Durante le vacanze, ho avuto la più importante e più pazza offerta di lavoro nella storia del calcio e l’ho rifiutata per la parola data a giocatori, tifosi e proprietario. Tre mesi dopo sembra che io sia un problema e non lo accetto, non leggo e non sento le tv, però mi arrivano lo stesso certe cose e non lo accetto. Non lo accetto perché non è vero, io non sono un problema. Il calcio e la vita, le cose sono multifattoriali, non si può dire neanche nel momento della vittoria, non l’ho mai fatto, non si può mai dire che il responsabile sia quello lì, lo siamo tutti. Sono tutte piccole cose che succedono all’interno di un club, è tutto multifattoriale".

Si è poi acceso l'allenatore della Roma, che ha così continuato il proprio discorso: "Quello che tre mesi fa era il più grande problema del romanismo, di Trigoria, dei giocatori, quando tre mesi fa questa persona si compromette con la sua parola, la porto avanti fino al 30 giugno 2024, sarò qui a lottare ogni giorno per i giocatori, per la società, per i tifosi. Solo una persona mi può dire che sia finito tutto prima del 30 giugno ed è Dan Friedkin, solo lui può dirmi di andare via, se non me lo dici io resto fino al 30 giugno, ho dato la parola a tutta Trigoria, ai tifosi, al mondo perché quando parlo io purtroppo parlo al mondo perché la mia carriera è stata fatta così. Sono la stessa persona e fino al 30 giugno io sono qua con i miei giocatori a lavorare per la mia proprietà, solo Dan può mandarmi via oppure Ryan. Non ho paura della pressione esterna, non ho paura dei possibili fischi, se vogliono trovarmi mi trovano a Trigoria, quando decido di andare a cena fuori sto un po’ fuori e vado in albergo per uno-due giorni altrimenti sono sempre qua. Non c’è né paura né mancanza di fiducia, domani sono allo stadio con i miei giocatori, insieme come sempre e come sempre dal primo giorno, ci prenderemo le responsabilità di quello che potrà succedere prima, durante e dopo la partita, l’unica cosa che pensiamo tutti insieme è di vincere la partita domani perché la squadra ne ha bisogno”.

Il tecnico si è poi avventurato in una lunga disquisizione su tattica e mercato concluso il mese scorso. “Pinto è stato qui nei primi giorni di agosto e ha fatto una buona spiegazione del modo in cui la Roma è obbligata ad interpretare l’accordo con la Uefa per il mercato. Vi siete dimenticati che Ibanez non c’è più e che Kumbuilla non è disponibile. Quando Smalling si è infortunato siamo rimasti in tre in difesa e ora anche l’infortunio di Llorente ci ha messo in difficoltà. Però non è il momento di incolpare qualcuno, è una conseguenza di una situazione legata al Fair Play Finanziario. Con il Genoa nel momento in cui abbiamo fatto il gol la squadra è stata forzata a fare un cambio. Cristante in questo momento è un giocatore che ci dà di più, è diventato un giocatore più sveglio, più bravo con la palla e anche in attacco. Per giocare a 4 in difesa dovrei far giocare Joao Costa titolare domani. Se qualcuno di voi mi dice che Dybala può giocare da ala io vi dico che lui è stanco e se lo è a giocare da interno figuriamoci da esterno. Abbiamo un partita difficile, con una pressione extra e la dobbiamo giocare al massimo delle nostre potenzialità. Mi aspetto più da me stesso e dai giocatori. Questo ragazzi sono miei amici, siamo un bel gruppo. C’è empatia tra di noi e questa è una base che non ha prezzo. Io con loro non sono mai solo, se sono solo è perchè mi piace starci ed isolarmi in alcuni momenti. Anche i nuovi che sono arrivati penso che cresceranno, per esempio tra Ndicka e Ibanez c’è differenza, Ndicka non è un guerriero come Ibanez. Come facciamo a fare gol da palla inattiva se non abbiamo il coraggio di attaccare l’area”.

La domanda successiva poi ha ripreso un'affermazione di Spalletti, che raccontava di come il terzo anno in un club è sempre più difficile. “Non la penso così - risponde prontamente Mourinho - Se una persona sta bene non cambia, non c’è differenza. Io ho degli amici che ho conosciuto da bambino e che dopo 60 anni sono ancora amici miei. La vita è una maratona. Il problema è che quando tu non senti questo amore allora dici basta. Ci sono allenatori che hanno tanti soldi da spendere, noi non lo possiamo fare. Il punto di partenza non è mai quanti anni sei una squadra ma se c’è il rapporto. in questo caso il rapporto esiste. Qui dentro mi piace tantissimo lavorare con i miei giocatori. Non c’è nessun club in cui mi è piaciuto di più”.

L'intervista si è poi chiusa con una domanda se esistesse o meno una mossa alla "Mourinho" per risollevare le sorti della squadra. "Questa è la risposta che ti volevo dare quando ti ho dato quella risposta di m**** (si riferisce al giornalista Lo Monaco ndr) e poi mi sono pentito. In questo tipo di momenti uno si deve isolare, non perchè gli altri ti vogliono isolare, ma perchè lo hai scelto tu. Questo è il mio caso adesso. Negli ultimi due giorni sono andato a letto alle 6 di mattina per pensare da solo. Ci sono tante persone che danno la loro opinione tra i miei collaboratori. Ho iniziato la riunione di ieri con i giocatori che dovevamo farmi delle domande e io dovevo rispondere. Nessuno di loro mi ha mai detto che avevo risposto in maniera sbagliata alle loro domande”.

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