Roma: Svilar scavalca Rui Patricio nelle gerarchie, ora è lui il primo

Il serbo è il nuovo titolare per De Rossi, sarà lui il futuro della porta romanista?

di FILIPPO MONETTI -
20 febbraio 2024
Mile Svilar in uscita contro il Feyenoord

Mile Svilar in uscita contro il Feyenoord

Roma 20 febbraio 2024 - Una delle grandi novità di questi ultimi giorni è senza dubbio il cambio di rotta in porta. In campo la mano di De Rossi ha dato alla Roma nuova linfa, con risultati positivi e prestazioni incoraggianti a farne da testimone. Non solo, il tecnico di recente ha anche rinnovato le gerarchie della squadra e se per il cambio di modulo queste sono facili da interpretare, nessuno aveva messo in dubbio il ruolo da titolare di Rui Patricio, nessuno tranne l'allenatore stesso. Una delle più interessanti note della vittoria di Frosinone è stato infatti l'impiego del serbo nato ad Anversa tra i pali della lupa, al posto del più esperto portoghese.

In Europa League fin qui il ragazzo classe 1999 non ha ancora mancato un incontro, ma in Serie A era stato protagonista solo nel ko di San Siro con il Milan, per questo la retrocessione al ruolo di riserva del trentaseienne nato a Leiria anche in campionato fa scalpore. Difficile sapere se questo cambio gerarchico sarà definitivo, ma visto il contratto dell'esperto portoghese in scadenza il prossimo giugno, molti indizi puntano in questa direzione. Non solo l'età, ma anche il peso dell'ingaggio del portiere da 3 milioni di euro netti a stagione indica che il divorzio a fine stagione sia sempre più probabile. L'addio del duo Tiago Pinto e José Mourinho sembra chiudere il cerchio su questa situazione. Da capire ora eventualmente a chi verrà affiancato Svilar e se si punterà su di lui come primo portiere, oppure se verrà perseguita ancora la strada di un nuovo titolare da affiancare al serbo nato in Belgio.

Intanto Svilar rientra in quelle fila di portieri giallorossi che hanno scalato le gerarchie in porta nel recente passato. Prima di lui sono stati in diversi a lasciare il segno con la casacca giallorossa, nonostante partiti inizialmente come riserve. L'ultimo in ordine cronologico è stato Daniel Fuzato. Il brasiliano infatti, oggi in prestito al Getafe, ma di proprietà dell'Ibiza, nel finale di stagione 2020-21 subentra a Pau Lopez, diventando titolare per una manciata di incontri, mettendo definitivamente alla porta lo spagnolo. L'ottimo finale di stagione gli vale la permanenza alle spalle di Rui Patricio e da secondo farà parte della rosa vincente in Conference League, prima di salutare la Città Eterna per la sua esperienza in Spagna.

Poco prima dell'esperienza del brasiliano, fu un italiano ha strappare il ruolo di titolare al portiere inizialmente ingaggiato per il ruolo. Nello specifico fu Antonio Mirante a scalzare Robin Olsen nella stagione 2018-19, mettendo una pezza a una stagione nel complesso sfortunata per la Roma. Il giocatore arrivò nella Capitale per mezzo dello scambio che ha permesso a Lukasz Skorupski di andare a Bologna. La stagione del portiere italiano fu un toccasana per la squadra, togliendo dall'impaccio un portiere, quello svedese, incapace di reggere il confronto con chi lo precedeva.

Proprio chi arrivò prima di Olsen ebbe un destino simile a quello che accomuna i sopracitati Svilar, Fuzato e Mirante. Alisson Becker, oggi caposaldo del Liverpool, con cui ha vinto Champions League e Premier, sbarcò in Europa dall'Internacional di Porto Alegre con i giallorossi, giocando alle spalle di Szczesny. Pagato 8 milioni di euro, c'erano grosse aspettative sulle sue spalle, ma inizialmente fatica a trovare spazio, complice anche la solidità del portiere polacco, l'anno successivo però il ruolo da titolare è suo e da lì inizia la sua crescita e la sua scalata fino ad essere oggi uno dei migliori estremi difensori del pianeta.

L'esempio più lontano nel tempo che vale la pena di ricordare è senza dubbio l'esperienza di Julio Sergio. Il brasiliano fu simpaticamente soprannominato "il terzo portiere più forte del mondo", proprio perché a differenza dei precedenti, il salto gerarchico del brasiliano fu triplo. Nella sua esperienza romanista infatti il natio di Ribeirao Preto arrivò come terza opzione alle spalle di Doni e Artur, ma gli infortuni del primo e le insicurezze del secondo gli diedero la chance di scendere in campo, diventando intoccabile sia per Ranieri prima, sia per Montella dopo di lui. 

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