Samp in B 31 anni dopo la finale Coppa Campioni a Wembley con Valli e Mancini
Il 20 maggio si celebreranno i 31 anni dalla finalissima di una grande squadra che da ieri è matematicamente retrocessa
Il prossimo 20 maggio saranno passati giusto 31 anni da quando 30mila tifosi doriani si trasferirono in massa a Wembley per una finale storica: la Sampdoria si giocava la Coppa dei Campioni contro il Barcellona. Fu battuta da una punizione di Koeman nei supplementari: ma quella squadra era la vera vincitrice del torneo.
Con Roberto Mancini e Gianluca Vialli, con la presidenza di Paolo Mantovani, con Vujadin Boskov in panchina. E poi Lanna, Mannini, Cerezo, Lombardo, Pari, Vierchowod.
La Samp aveva appena vinto lo scudetto, scrivendo una delle più belle storie del calcio italiano. Ma da ieri sera questo club che ha nella sua bacheca anche quattro coppe Italia, che ha conquistato migliaia di tifosi nel mondo per la sua storia, per le sue maglie, per la sua tifoseria passionale e fedele, questa squadra dicevamo è soltanto e freddamente la prima retrocessa di questa stagione dalla serie A alla serie B.
Il verdetto matematico arriva dopo la sconfitta nel posticipo di Udine. Finisce così amaramente una stagione in cui le vicende societarie hanno scritto direttamente il verdetto del campo: con quattro giornate di anticipo, senza mai lottare veramente con le altre pericolanti nè nel periodo di Marco Giampaolo nè in quello di Dejan Stankovic, chiamato a sostituirlo.
Dopo dodici anni la Sampdoria torna dunque in serie B. E lo fa soltanto 48 ore dopo che il Genoa ha festeggiato il ritorno nella massima serie, al culmine di un solo anno di purgatorio. Ascensori che non si incontrano nel capoluogo ligure ma anche incognite sul futuro stesso della società blucerchiata, spauracchio evocato durante l’intero match dalla curva ospite.
La partita non ha storia: l’Udinese segna al primo affondo e poi controlla agevolmente, raddoppiando prima della fine della frazione e controllando senza patemi nella ripresa. I friulani salgono all’ottavo posto e domenica affrontano la Fiorentina, coinquilina a quota 46, mentre per i blucerchiati le prossime giornate saranno solo un’ultima triste passerella tra l’elite del calcio italiano.
Un destino curioso quello della squadra di Sottil, che giovedì scorso ha incoronato i campioni d’Italia e oggi sanziona il primo verdetto negativo della stagione, condannando i liguri. Entrambi i verdetti erano già scritti, ma si sono concretizzati al Friuli, a pochi giorni di distanza. Dopo la bella prova col Napoli, l’Udinese zeppa di infortunati ha una difesa rivoluzionata, con Masina, Ebosele e Zeegelaar, Thauvin a fare da spalla a Nestorovski e Pereyra arretrato, a scapito di Samardzic. Stankovic si gioca l’ultimo lumicino di salvezza con il tridente Gabbiadini, Quagliarella, Djuricic. I padroni di casa passano in vantaggio alla prima occasione: corner sbilenco per gli ospiti e praterie per Ebosele che si fa tutto il campo e, al limite dell’area, pesca capitan Pereyra di fronte a Ravaglia: lo scavetto è la perfetta conclusione di un’azione spettacolare, per la gioia della Dacia Arena.
La rete arriva proprio sotto la Curva Nord, disertata dagli ultras dopo i 5 arresti conseguenti ai tafferugli del post gara con il Napoli. Al 21’ è Thauvin a scaldare i guanti del portiere avversario, costretto agli straordinari per deviare in angolo una bordata da fuori del talento francese. Il raddoppio arriva al 34’ con un perfetto colpo o di testa di Masina dopo un traversone con il contagiri di Lovric. I doriani ci mettono maggior impegno nella ripresa e al 6’ Zanoli, liberato da un errato disimpegno di testa di Zeegelaar, si invola e lascia partire un rasoterra su cui Silvestri risponde con una grande parata: sulla corta respinta Djuiricic spedisce a lato. Al 12’ è Gabbiadini a mettere i brividi ai tifosi di casa: la sua conclusione in scivolata si stampa sul palo a portiere battuto. Ultima emozione del campioanto, quando Stankovic richiama Quagliarella lo stadio tributa all’ex una standing ovation, che prosegue anche quando qualche istante dopo il baby Pafundi (i cui genitori sono napoletani) prende il posto di capitan Pereyra. Ora inizia ufficialmente un altro capito della gloriosa Samp: ma senza risolvere i problemi societari sarà davvero difficile vedere la luce in fondo al tunnel.
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