Sassuolo Boloca lo stacanovista di Grosso
Il centrocampista è il più utilizzato finora e a Bari ha indossato anche la fascia da capitano. Un ruolo di leadership sempre più evidente
Ogni tanto, anche Daniel Boloca può rifiatare. Quando, domenica a Pisa, il regista è uscito a una ventina di minuti scarsi dal termine per far posto a Obiang, Fabio Grosso lo ha sostituito per la prima volta dopo quasi due anni, in una squadra da lui allenata. Certo, si tratta di una statistica forzata, perché i due la scorsa stagione non erano dalla stessa parte della barricata, eppure l’ultima volta che il tecnico ha tolto Boloca dal campo era il 18 dicembre 2022, Genoa-Frosinone 1-0: sostituzione al minuto 80, dentro Lulic, in contemporanea a un altro cambio oggi molto neroverde, con Moro a rilevare Mulattieri. Una curiosità, quest’ultima, mentre per Boloca si tratta del pretesto per un’analisi che vede il 25enne di Chieri essere una colonna portante delle squadre di Grosso. Da quell’ultima sostituzione a Marassi, Boloca giocò tutti i minuti delle restanti 14 partite del campionato 2022-23 nelle quale fu a disposizione (in mezzo ebbe un problema fisico e una squalifica), e ha giocato tutti i minuti di questo campionato al Sassuolo con Grosso sino alla sostituzione di domenica.
Fanno, in queste prime 5 partite, 433 giri di lancette, ai quali – oltre ai recuperi – andrebbero aggiunti anche i 90 minuti giocati in Coppa Italia con il Cittadella: abbastanza, insomma, per farne l’uomo più presente in campo sinora. Il pilastro su cui poggia la mediana che dovrà tentare di riportare in A il Sassuolo è lui, uno che piaceva anche nella massima divisione ma in neroverde è rimasto senza alcun problema, un po’ perché chi ha fatto la gavetta sa cosa significa volere riscattare una promozione, un po’ perché la presenza in panchina del tecnico che è stato il suo mentore a Frosinone è per lui una garanzia. Così come, del resto, Boloca è una garanzia per Grosso, che a Bari gli ha anche messo la fascia da capitano sul braccio, simbolo di una leadership che comunque, a prescindere dagli aspetti di spogliatoio, comunque il centrocampista evidenzia a livello di peso tecnico e tattico.
Se è vero che i titoli li prendono i vari Thorstvedt e Laurienté, al momento per motivi diversi ma accomunati dalla consapevolezza di essere giocatori di categoria superiore, Boloca rientra nel novero di quei giocatori chiaramente fondamentali ma altrettanto poco rumorosi, e per questo la sua permanenza a Sassuolo equivale a un messaggio per tutti. E un messaggio è stato anche il cortese ma fermo no a Mircea Lucescu, che lo avrebbe voluto convocare con la Romania, confermando i motivi che Boloca aveva già spiegato dopo avere preso parte a un’amichevole tra Romania e Slovenia del novembre 2022 (quando giocava, appunto, nel Frosinone di Grosso; il ct della Romania allora era Iordanescu): non parlando la lingua, pur orgoglioso per l’occasione e per avere di fatto regalato un sogno alla famiglia, non si trovò a proprio agio. Un mese dopo sarebbe stato chiamato da Mancini per uno stage con l’Italia (c’erano anche D’Andrea, Moro, e Mulattieri), che poi non ha avuto seguito. Ma l’ultima scelta conferma come il ragazzo conosca il limite tra ambizione e voli pindarici, ed è quanto di meglio possa esserci.
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