Sicurezza negli stadi. Scanner al volto dei tifosi e liberatoria È l’ultima idea “rivoluzionaria“ per combattere violenza e razzismo
De Siervo, ad della Lega Calcio e promotore: "Per individuare i responsabili i dati biometrici sono preziosi". Si segue il modello Usa (esiste dal 2018). Due ostacoli in Italia: privacy e gestione dell’ordine pubblico.
di Giulio Mola
L’idea era nell’aria da alcuni mesi, già in primavera Luigi De Siervo, ad della Lega Calcio, ne aveva parlato. Adesso il “riconoscimento facciale allo stadio“ (come avviene già negli aeroporti) è qualcosa in più di una semplice proposta, ma un vero e proprio progetto della Serie A contro razzismo e violenza. Che ovviamente fa già discutere (ostacoli di privacy e gestione dell’ordine pubblico non vanno sottovalutati) perché in Italia dopo i tornelli e i biglietti con nominativi sarebbe l’ultima novità per rafforzare la sicurezza all’interno degli stadi. “Imitando“ il modello statunitense, attivo già dal 2018. È quanto emerso dal convegno “Calcio Social Responsibility – strategia 2030”, organizzato a Milano.
"Per individuare i responsabili i dati biometrici sono preziosi", insiste De Siervo che vede questo come soluzione più importante in grado di identificare con certezza i responsabili di comportamenti razzisti o violenti. "Per combattere il razzismo e la violenza si è fatto e si fa molto - ha aggiunto l’ad della Lega Calcio - ma per raggiungere la vera individuabilità dei responsabili serve il riconoscimento facciale per chi accede agli impianti". Di fatto l’iniziativa è già al vaglio della Lega e presto, dopo ulteriori approfondimenti interni, verrà sottoposto anche al governo. La bozza del progetto prevede la proposta della firma di una liberatoria a chi acquista un “titolo di accesso“ allo stadio, che sia un biglietto o un abbonamento, per l’utilizzo dei propri dati biometrici, limitatamente agli usi necessari, che possono andare dall’apertura dei tornelli fino all’individuazione certa e veloce di violenti e razzisti.
Dell’opportunità di utilizzare i dati biometrici per l’accesso agli impianti sportivi, si dibatte già dal 2018, quando per primi furono gli Stati Uniti ad applicarli allo sport. Le due squadre di baseball di New York, gli Yankees e i Mets, introdussero un sistema simile all’inizio solo per giocatori e staff poi, e dal 2021 anche per i tifosi. In Italia la discussione è aperta da tempo, e non tutti sono convinti, per due problemi: da una parte c’è la questione della privacy e delle norme che la regolano. Dall’altra, poi, l’ordine pubblico. Le forze di polizia fanno notare che l’identificazione immediata potrebbe non solo “surriscaldare“ le attese dei tifosi ma pure costringere il personale di sicurezza a un supplemento di lavoro durante le partite. Le perplessità restano, gli ostacoli pure ma il match fuori campo è appena cominciato e i vertici della Serie A sono fiduciosi perché convinti che le complessità legate all’implementazione del riconoscimento facciale possano essere superate in nome dei benefici che tale sistema porterebbe.
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