"Dossena, lavoro e tridente. Giusto puntare su di lui"

L’ex portiere spallino Pietro Menegatti ha avuto il mister a Ravenna "Era agli inizi, ma affrontava la serie D come un professionista. E lanciò Prati".

7 luglio 2024
"Dossena, lavoro e tridente. Giusto puntare su di lui"

"Dossena, lavoro e tridente. Giusto puntare su di lui"

Sono trascorsi nove anni da quando Pietro Menegatti (nella foto) ha lasciato la Spal, ma per tutto quello che è accaduto successivamente sembra passata una vita intera. Il portiere originario di Ariano Polesine riporta alla mente dei tifosi il primo biennio della società guidata dalla famiglia Colombarini e dal presidente Mattioli, e a quella squadra che in due stagioni – prima in Seconda Divisione e poi in Lega Pro unica – vide alternarsi sulla panchina i tecnici Rossi, Gadda e Brevi prima di finire nelle mani di Semplici. Menegatti poi ha proseguito la propria carriera tra serie C e D, e da qualche anno si è stabilito nei pressi di Alberobello, dove ha costruito la propria famiglia. Negli ultimi cinque anni, l’unica esperienza lontano dalla Puglia lo ha portato a Ravenna, dove per sei mesi – nella seconda parte della stagione 2021-22 – ha lavorato agli ordini di mister Dossena, nuovo allenatore della Spal. "Arrivai a Ravenna nel dicembre 2021 e mi fece una grande impressione – ricorda l’ex portiere biancazzurro –. Lo conoscevo come calciatore ma non come tecnico, del resto aveva appena intrapreso la carriera di allenatore".

Cosa ricorda di quel periodo con mister Dossena?

"Ho ancora impresso nella mente il suo metodo di lavoro: è un martello, che pretende tantissimo dai propri giocatori. Nonostante fossimo in serie D, lavoravamo a tutti gli effetti come dei professionisti, anzi ricordo che nel corso di certe sedute lo sforzo portava quasi allo svenimento. Naturalmente i portieri fanno storia a sé, ma i miei compagni tornavano negli spogliatoi distrutti. Anche nella partitella della rifinitura, voleva sempre che si andasse al massimo, e in campo i risultati si vedevano. Arrivammo secondi dietro al Rimini, ma a livello fisico eravamo i migliori in assoluto. Ho lavorato con tanti allenatori in carriera, ma un lavoratore del genere non l’ho mai visto".

È un allenatore che predilige il gioco offensivo, giusto?

"Esattamente, i suoi punti fermi sono la difesa a quattro e il tridente. Cura pure la fase difensiva, ma il nostro Ravenna giocava all’attacco ed era una macchina da gol. In quella squadra c’era anche Prati: era un ragazzino fisicamente acerbo ma con grandi qualità che Dossena non ebbe paura a gettare nella mischia. Ricordo un allenatore giovane e ambizioso, con tanta voglia di arrivare in alto. So che a Ferrara le cose sono cambiate rispetto a qualche anno fa, ma ha fatto bene a scommettere su questo progetto e la Spal può essere il suo trampolino di lancio".

Che ricordi conserva di quei due anni alla Spal?

"Bellissimi, indimenticabili. Partimmo da zero, e fui tra i protagonisti di quella ricostruzione. Avrei firmato a vita, ma fui messo nelle condizioni di andarmene in seguito alla decisione di puntare su altro portiere, Branduani".

Dopo tante stagioni in giro, ha messo radici in Puglia...

"Ho sposato una ragazza pugliese con la quale ho un bimbo di quasi un anno, e mi sono stabilito qui tra Alberobello e Putignano. La mia vita è cambiata, ma non ho smesso di giocare a pallone. La mattina lavoro in un vivaio occupandomi di piante, poi il pomeriggio faccio il calciatore. E sto pure iniziando ad allenare i portieri. Nell’ultima stagione ho giocato in Eccellenza, vedremo dove finirò questo campionato".

Stefano Manfredini

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