Spal, sarà un anno zero con tante scommesse
Per sopravvivere deve ridimensionare le spese sperando di beccare l’anno magico. A Casella un compito difficile, poi toccherà al mister
Esaurito il ciclo delle presentazioni del nuovo staff Spal, con la squadra che si ritrova oggi al Centro Fabbri, è il caso di tracciare il punto di partenza di una stagione che Joe Tacopina confida di vivere - per la prima volta dopo tre anni infelici - dalla parte sinistra della classifica. I volti e le parole di Carra, Casella e Dossena hanno fatto rifiorire qualche speranza dopo il biasimo generale per lo smantellamento della formazione del Di Carlo 2, la prima della gestione Joe a generare qualche entusiasmo nella tifoseria. Alla prova dei fatti, Tacopina ha bocciato la continuità anche se non soprattutto per ragioni di costi: i riscatti/rinnovi di Dalmonte e Zilli in particolare e dello stesso Petrovic e la conferma di Di Carlo richiedevano una spesa che la società non ha ritenuto di affrontare. Di mezzo c’era la sostenibilità economica del club, che in una C senza ricavi succhia minimo 5 milioni a stagione. Poi, certo, pesa anche la delusione per la lunga prima parte di stagione troppo sofferta: ma insomma, nel finale c’era del buono, e si è preferito resecare tutto e imboccare una strada nuova.
L’importante è dirlo: per sopravvivere la Spal deve ridimensionare le spese sperando di beccare l’anno magico. Le inattese promozioni di Mantova, Carrarese e Juve Stabia a danno di corazzate come Vicenza, Padova, Benevento e Avellino hanno rinfocolato la convinzione che in C si vinca correndo e dandosi un gioco e non con i grandi acquisti, e se non si può fare altrimenti, ci può stare.
Il rinnovato management si è presentato bene, creando nuova fiducia. In particolare, è stato molto netto nel chiarire di voler introdurre una cultura del lavoro più "spietata" e intensa, come testimoniano già i due allenamenti al giorno a 30 gradi del pre-rtiro cittadino che scatta oggi.
Ha chiarito di sentirsela di far bene anche senza grandi nomi, puntando sulla conoscenza di categoria di Casella e sulle doti del 4-3-3 di Dossena, unanimemente considerato un tecnico in rampa di lancio. Ferrara sarà il gran teatro della loro opera, che ci si augura fattiva. Di certo, si parte in gramaglie, con una miriade di contratti per giocatori poco performanti e avanti negli anni, oppure per giovanissimi non tutti pronti per il proscenio Spal. Se uno ci pensa, oggi la squadra è la stessa di Colucci, più che monca in avanti. Persi gli indispensabili rinforzi di gennaio (i sunnominati attaccanti e Ghiringhelli) nonché il leader della difesa Valentini, davanti ha Antenucci, Rabbi, Rao e Orfei, con cui nemmeno avvicinava l’area avversaria. Il conforto viene dal fatto che oltre al rientro di D’Orazio, ala ormai all’altezza del compito, arriveranno due pedine presunte titolari. Saranno in buona parte queste a qualificare il lavoro di Casella. Senza i soldi per trattare cartellini di peso (molti già accasati: Lamesta dal Rimini al Benevento per 300mila euro, Manconi idem, Spagnoli al Padova, Maggio, pupillo di Dossena, alla Reggiana, mentre Kargbo non si muove da Cesena), il direttore dovrà essere bravo a pescare i due svincolati/prestiti che facciano al caso del suo mister. Fin qui sono circolati nomi poco esaltanti, fortunatamente per lo più smentiti. E ci sarà anche da aspettare, perché prima bisogna vendere, col risultato che si dovrà andare a scegliere quando altri pesi massimi avranno preso strade diverse.
Per questo, e perchè deve cedere pedine che hanno poco mercato, Casella ha davanti un compito ingrato. Poi toccherà al suo allenatore l’opera di assemblaggio: ma come ha detto Dossena stesso in sede di presentazione parlando della sua Pro Vercelli, il livello qualitativo dell’organico a disposizione non è indifferente ai fini del risultato.
Mauro Malaguti
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