Un 2024 da dimenticare. Salvezza, penalizzazione e una rivoluzione sbagliata. Così la Spal rischia ancora
Dalla rimonta col ritorno di Di Carlo, fino a sfiorare l’accesso ai playoff, ai tanti cambi in estate, smembrando un gruppo che aveva trovato la quadra. Poi il meno 3 di partenza, con un organico non adatto al modulo di Dossena.
Salvezza. Penalizzazione. Rivoluzione e sue (dannose) conseguenze. Sono queste parole a caratterizzare in sintesi il 2024 della Spal, un altro anno da dimenticare. Ed è il quinto consecutivo, dopo i fasti del primo biennio in serie A. Eppure era iniziata bene, la stagione che doveva essere della riscossa. Dopo un nerissimo gennaio, la sconfitta con la Lucchese finì per costare la panchina a Leonardo Colucci. Joe Tacopina e Filippo Fusco richiamarono Mimmo Di Carlo il 4 febbraio.
E quel che più conta, dotarono finalmente la Spal di giocatori veri come Zilli e Petrovic in attacco, Buchel a centrocampo e Ghiringhelli in difesa. Così completata - e col fondamentale recupero dell’infortunato Dalmonte - nonostante la raccolta di Colucci nelle prime cinque giornate del girone di ritorno fosse stata di soli due punti, la Spal chiuse a una sola lunghezza dai playoff del Rimini, risultando terza nella classifica della seconda parte della stagione.
La rimonta fu avviata dal Di Carlo mark 2 con un successo per 1-0 sulla Recanatese, conquistato con un gol di Antenucci in dieci contro undici subito dopo l’espulsione di Peda. Era la sesta di ritorno, e dopo di allora la Spal perse soltanto con Torres e Pontedera, vincendo anche in casa del quotato Pescara e finendo con 4 successi di fila. I 28 punti del Mimmo-bis e la netta ripresa sul piano del gioco non bastarono a convincere Tacopina. Contro la generale opinione che lavorando su quella base con un paio di riscatti e alcune conferme si potesse costruire un futuro, Joe annunciò che l’obiettivo playoff non era stato raggiunto e che quando si perde non c’è granché da salvare: è in quei momenti invece che si deve saper distinguere il bimbo dall’acqua sporca. Probabilmente la Spal aveva dato priorità al salvataggio del bilancio sul rilancio, e il presidente per non ammetterlo addusse ragioni tecniche.
Ecco così l’arrivo di Alex Casella come manager e di Andrea Dossena in panchina, dopo una discreta stagione alla Pro Vercelli, e l’addio a Fusco e Di Carlo. Non mancò il giallo: la coppia piemontese fu spezzata per nominare ds il milanista Paolo Danzè, che dopo pochi giorni dalla chiamata rinunciò per personalissime ragioni, consentendo così la ricomposizione del duo. Nel frattempo a giugno si imparò che la Spal era stata penalizzata di 3 punti da scontarsi nel presente campionato per essere andata lunga su un pagamento.
"Solo un problema di trasferimento di soldi dall’estero", argomentò il club, che in effetti rimediò pochi giorni dopo la scadenza. Ma il -3 rimase e mise la piazza sull’attenti. Fortunatamente Tacopina non cadde in altri ritardi, ma intanto dopo tre giornate di campionato la squadra era ancora sottozero a -2. Sì, perché a Dossena profeta del 4-3-3 non era stata consegnato un organico in grado di praticarlo. Misteriose esitazioni dell’ultimo giorno di mercato avevano fatto perdere infatti Piovanello, Zilli e Haoudi, lasciando la squadra zoppa e incompleta, con 4 terzini destri e senza un’ala mancina. Si tentò di supplire, invano, con svincolati non giovani e fermi da molti mesi quali Bidaoui ed El Kaddouri.
La successiva "morìa", muscolare e non, che ha a turno e a lungo appiedato Karlsson, Fiordaliso, Awua, Bachini, Arena, Bassoli, Parravicini, Kane, Camelio, e immancabilmente i due ultimi arrivati, ha fatto il resto. Assieme naturalmente alle praterie lasciate dal tentativo di proporre ugualmente quel 4-3-3 che ha regalato il record storico di gol al passivo nel girone di andata, ben 34, un po’ rammendate col 3-5-2. Ed è così che la Spal "celebra" ancora il Natale in piena zona playout. E senza un mercato e una rimonta importanti a gennaio, rischia di nuovo la serie D.
Se arriveranno rinforzi opportuni, Dossena ci riproverà a 4-3-3: la prima esperienza è stata uno choc, e la seconda dovrà dare ben altri responsi, altrimenti si prospettano nuovi guaissimi.
Mauro Malaguti
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