Spalletti non dà la scossa all’Italia. Immobile ci illude in Macedonia Solo un pari, per il pass è già dura

A Skopje, su un campo impresentabile, gli azzurri ripropongono pregi e difetti della gestione Mancini. In vantaggio con Ciro, ci abbassiamo troppo e arriva la beffa. Con l’Ucraina martedì sera è decisiva.

di PAOLO FRANCI -
10 settembre 2023
Immobile ci illude in Macedonia  Solo un pari, per il pass è già dura

Immobile ci illude in Macedonia Solo un pari, per il pass è già dura

di Paolo Franci

Un campo infame. Un’Italia con la miccia corta, classico del pallone settembrino. Un gioco discreto fino al vantaggio, prima del crollo nella ripresa, tra mille errori, l’ennesima incertezza di Donnarumma sul gol incassato e la squadra che è evaporata prima dell’inutile assalto finale. E ora è maledettamente complicata per Spalletti, che certo se la immaginava diversa la sua prima notte in azzurro. Di sicuro, non potrà sbagliare la prossima contro l’Ucraina perché martedì a San Siro è già decisiva.

E’ un grande classico del pallone: quando arriva un nuovo allenatore in qualsiasi squadra, che sia di club o Nazionale, la speranza che le cose cambino d’incanto assume dimensioni enormi. Non si poteva certo pretendere, però, che le cinque giornate di Coverciano – il tempo che ha avuto Big Luciano per lavorare sul mondo azzurro – potessero cambiare tutto e subito, impennando gioco e rendimento. Però, diamine, c’è un però. Anzi, più di uno.

Di sicuro, in virtù dei primi venti minuti giocati con lo scarpino affilato, s’è capito che la fiducia sparsa a pieni mani da Spalletti nello spogliatoio azzurro ha già ricreato le giuste sensazioni, ma è chiaro che le difficoltà restano per una squadra di buon livello, ma specchio del nostro pallone un po’ sbiadito. In ogni caso, con quel che si ha a disposizione, dover rinunciare a Chiesa e Pellegrini non è cosa da poco. E poi, il settembre nero. Un classico azzurro, quando ad inizio stagione le gambe sono pesanti e il fiato è quel che è.

E così Spalletti sceglie la via della semplicità, mettendo sulle corsie esterne il fido (a Napoli), Politano e dall’altra parte Zaccagni. Il punto è che i due non la vedono mai o quasi. Anzi, Politano la fa anche grossa quando perde palla e Miovski se lo mangia. Si vede la (gran) mano di Spalletti nella fantasia tattica con i due esterni difensivi, Di Lorenzo e Di Marco, a entrare sistematicamente nel campo per imbucare o appoggiare. E nel primo tempo i due sono i migliori con Barella. I nostri attaccano il muro macedone – che catenaccione! – sfiorano il gol che ci serve come il pane dopo il pari tra Ucraina e Inghilterra, con Cristante, Tonali (palo) Di Lorenzo e quel rigore in movimento di Politano rimpallato da Alioski al termine di una grande azione sull’asse Dimarco-Ciro.

E proprio quest’ultimo la mette dentro in avvio di ripresa (17 gol in azzurro), riprendendo di testa una traversa centrata da Barella. L’azione nasce dal primo strappo di Zaniolo, e non è un caso che in gol vada uno dei giocatori più discussi della gestione Mancini. E, soprattutto, non è un caso che il ritorno di Zaniolo coincida con il cambio di marcia azzurro. Nella Nazionale che ha in testa Spalletti Chiesa e Nic - che Big Luciano aveva chiesto a Giuntoli ai tempi di Napoli - sono gli esterni che possono fare la differenza, a patto che l’ex romanista trovi il giusto senso di squadra. Poi, la Macedonia che ci aveva sbattuto fuori dal Mondiale tira fuori la frusta, fino al gol del pari di Barshi, bellissimo, su punizione regalata da Zaniolo, anche se Donnarumma ha più di qualche responsabilità.

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