Lo Spezia non è squadra da ultimo posto. La difesa a tre ha dato maggiore equilibrio

Non è andata invece la pessima gestione di un finale che ha rischiato di rimettere in discussione una partita morta e sepolta

2 ottobre 2023

Tre punti fondamentali per non affondare e garantirsi una settimana di ossigeno, per lavorare con più serenità verso il primo fondamentale bivio della stagione. Non era una squadra da ultimo posto, lo avevamo detto: è bastato farla giocare con più logica, in base alle caratteristiche dei non molti della rosa in grado di essere competitivi, e si sono subito visti i risultati. Rimane e non sarà una squadra da prime posizioni, per i motivi che si sono visti largamente in questo inizio di campionato e anche sabato a Piacenza, pur nella vittoria. Purtroppo la squadra non è nemmeno aiutata in una città dove le parole "competitività" e "merito" troppo spesso sono accantonate, come testimoniano anche i lavori al Picco. Si regala al Pisa lo stesso enorme vantaggio già concesso al Brescia e alla Reggiana, per un danno già quantificabile in almeno tre punti in sole due partite e che crescerà con il passare delle settimane.

Tornando ai fatti tecnici, comunque influenzati anche da queste vicende, bene ha fatto Alvini a fare un ampio turnover che lo ha ripagato: la squadra ha giocato un primo tempo, nonostante il gran caldo, con una freschezza che non si era mai vista prima. E’ molto importante stabilire, soprattutto in proiezione, la linea di confine tra i meriti dello Spezia e i demeriti della Feralpi Salò. I padroni di casa, a loro volta assai penalizzati dal giocare nel deserto del Garilli, fattore che rischia di essere decisivo per un immediato ritorno in C, hanno dimostrato limiti evidenti, ma lo Spezia visto contro la Reggiana avrebbe fatto fatica anche sabato. E’ vero che il vantaggio che ha orientato la partita è arrivato in circostanze fortunose, ma è vero anche che gli Aquilotti hanno dominato il primo tempo e semmai la pecca è stata proprio quella di non aver dilagato.

La difesa a tre è l’unica praticabile da questa squadra, con Bertola che dimostra di non avere niente di meno di un Muhl e di un Gelashvili, di sicuro più dinamico di entrambi. Salvatore Esposito al solito non incanta, ma almeno ha il merito di essersi procurato e trasformato il rigore, mentre è bastato togliere Antonucci dai dialoghi con il guardalinee per ritrovare d’incanto un fattore importante. Ci è molto piaciuto Kouda, che conferma di avere margini di crescita interessanti, nonché di essere uno dei pochissimi a creare la superiorità in una squadra tendenzialmente lenta. Quel che non va è la gestione di un finale che ha rischiato di rimettere in discussione una partita morta e sepolta: di sicuro ha influito la poca tranquillità. Sperando che i guai dei due Esposito (inguine Salvatore, quadricipite Francesco) e di Elia siano poca cosa, altrimenti la coperta diventa subito cortissima.

Mirco Giorgi

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