Una Serie A senza confini. Nove proprietà straniere. E possono diventare dieci

Il Parma di Krause e il Como di Hartono fanno salire il numero dei club non controllati da italiani: in corsa nei playoff anche Venezia e Palermo.

di DORIANO RABOTTI -
12 maggio 2024
Nove proprietà straniere. E possono diventare dieci

Nove proprietà straniere. E possono diventare dieci

Ne manca una, e mezza Serie A sarà in mano agli stranieri. Ma si può essere tranquilli, la decima squadra di proprietà esotica nel prossimo campionato di vertice può benissimo arrivare dal playoff, che sia il Venezia favorito o il Palermo outsider.

Al di là delle dispute campanilistiche sul valore delle proprietà nostrane che per molti sarebbero preferibili (non si sa poi per quale motivo, se non un astratto orgoglio patriottico, che però evidentemente tocca più i tifosi che non gli imprenditori italiani), qui ci limiteremo a raccontare i fatti, che ovviamente sono uno specchio dei tempi.

E non ci mettono certo in condizioni di inferiorità rispetto agli altri tornei, se è vero che i club più ricchi della Premier sono in mano a magnati foresti, che il Psg è dell’Emiro, eccetera eccetera. Si è ’salvata’ finora la Bundesliga, si salvano i due club più importanti della Liga spagnola che hanno una storia di azionariato popolare molto diversa, quasi unica al mondo.

Ma pensare che basti il passaporto per dare garanzie di affidabilità significa essere fuori dai tempi.

E i tempi dicono che l’onda lunga delle acquisizioni dei nostri club da parte di magnati d’oltreconfine sta per arrivare con tutta la sua schiuma sulla spiaggia di serie A: sicuramente saranno nove, se salirà una tra Venezia o Palermo diventeranno dieci e mezzo campionato sarà di proprietà straniera, nella maggior parte dei casi nordamericana. Ma anche se dovesse salire un club italiano, non è che le cose cambierebbero molto.

Numeri che sono resi possibili dalle promozioni del Parma dell’americano Krause e del Como degli indonesiani Hartono, gli ’ultimi arrivati’ partiti dal basso ma sul piano delle disponibilità finanziarie già da...Champions League.

Si uniranno ad alcune realtà già consolidate da tempo, soprattutto ai vertici. L’Inter è dei cinesi di Suning ormai dal 2016, con Steven Zhang presidente. E i risultati dei nerazzurri sono sotto gli occhi di tutti.

Il Milan è passato nell’estate del 2002 a Gerry Cardinale, fondatore e CEO di RedBird. E anche nel suo caso, sul campo è arrivato uno scudetto e la squadra è tornata costantemente ai piani nobili del campionato. Con la Juventus a fare eccezione per ragioni anche storiche e familiari, le altre squadre ai vertici del torneo sono tutte di proprietà internazionali. La Roma è al secondo proprietario americano, dopo i bostoniani DiBenedetto e Pallotta, ora i texani Friedkin dal 2020. E sono arrivate una Conference League, una finale e una semifinale di Europa League.

In finale c’è l’Atalanta, invece, che da due anni è controllata da una cordata americana guidata da Stephen Pagliuca per il fondo di investimento Bain Capital. Qui la presenza della famiglia Percassi, al di là delle quote di minoranza, è comunque qualcosa di concreto.

In finale c’è anche la Fiorentina dell’americano di origini calabresi Rocco Commisso (Mediacom Communications Corporation): con lui sono arrivate una finale di Coppa Italia e una di Conference League l’anno scorso, un’altra di Conference League quest’anno.

Anno che è soprattutto quello del Bologna di Joey Saputo, arrivato nel 2014: ha assaggiato la serie B, ha sempre professato una progettualità che non era interessata a bruciare i tempi e che puntava a un calcio sostenibile. In questa stagione sta raccogliendo i risultati con gli interessi, con il ritorno nelle coppe Europee dopo oltre vent’anni.

E c’è il Genoa che dopo essere tornato in A ha vissuto una stagione tranquilla: la proprietà è del fondo americano 777 che controlla altri sei club dal Siviglia all’Herta Berlino al Vasco da Gama.

Krause, il patron del Parma, aveva già assaggiato la serie A prima di retrocedere: americano dell’Iowa, ha fatto i soldi con i minimarket. I proprietari del Como sono magnati del settore del tabacco (gruppo Djarum).

E nei playoff cercano un posto in serie A il Venezia dell’uomo d’affari americano Duncan Niederauer e il Palermo che fa parte della galassia del Manchester City: il City Football Group è la holding che controlla anche Girona, Troyes e Bahia.

Potremmo andare avanti per ore scendendo in B e in C, tra Pisa e Cesena, Ascoli e Ancona, Pistoiese e Spal.

La costante è che questi imprenditori stranieri magari ci mettono qualche anno più del previsto, per vincere.

Ma poi arrivano.

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