Violenza negli stadi. Il buon esempio manca in campo

Paolo Grilli Inquietante déjà vu di tempi amari del calcio, gli scontri di Roma dopo il derby di Coppa Italia rilanciano...

12 gennaio 2024

Paolo Grilli

Inquietante déjà vu di tempi amari del calcio, gli scontri di Roma dopo il derby di Coppa Italia rilanciano l’eterno tema della violenza nel calcio: perfetta dimostrazione tanto della teoria vichiana di corsi e ricorsi storici, quanto di quella secondo cui dal passato non si impara mai nulla.

Risulta esercizio sommariamente inutile risalire ai motivi di dette brutalità, perché poi non c’è traccia di ragione in tutto questo. E’ invece evidente come il pallone abbia anche l’ingrato effetto di catalizzare gli istinti biechi di alcune persone inconsciamente in cerca di un canale per sfogare la propria indole aggressiva. I colori del cuore diventano l’autoinganno per giustificare efferatezze e comportamenti che non avrebbero cittadinanza in alcun luogo, ma che messi in atto allo stadio o nelle sue vicinanze – zona franca – a certuni appaiono legittimi, ormai parte di un codice consolidato. Il problema non è solo italiano: in Francia e persino in Inghilterra, col ritorno degli hooligans nel post Covid, gli episodi che allarmano sono all’ordine del giorno. Osservare come il fenomeno rispecchi l’incertezza e la frustrazione di questi tempi, non aiuta a eliminarlo. Forse inasprire le pene per gli autori delle violenze, e una condanna ferma da parte dei club – spesso, invece, succubi delle proprie tifoserie – un effetto potrebbero averlo. Anche i calciatori potrebbero dare il proprio contributo: evitando scenate e sceneggiate, scaramucce, frecciate, provocazioni, vittimismo, protagonismo.

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