Giro d’Italia Next Gen, il caso degli under 23 squalificati: uno sfregio allo Stelvio di Coppi e uno schiaffo al ciclismo

All’allegra brigata che si è arrampicata appoggiata a una portiera o ad una sella, come non farebbero nemmeno i cicloamatori, hanno aderito in 31: 24 sono italiani, fra cui i figli d’arte Kevin Pezzo Rosola e Luca Collinelli. Cordiano Dagnoni: “Offensivo per chi interpreta correttamente questo sport”

di ANGELO COSTA
15 giugno 2023
I ciclisti Under 23 del Giro d'Italia Next Gen

I ciclisti Under 23 del Giro d'Italia Next Gen

Roma, 15 giugno 2023 - Chissà che faccia hanno fatto Paola Pezzo e Andrea Collinelli, campioni olimpici rispettivamente nella mountain bike e nell’inseguimento in pista, vedendo i loro figli nell’elenco dei ciclisti under 23 cacciati dal Giro NextGen per aver scalato lo Stelvio attaccati a un’ammiraglia o alle moto della Polizia. Uno sfregio alla corsa e all’iconica montagna consacrata a Fausto Coppi, ma soprattutto al ciclismo: di fronte a una simile mancanza di rispetto, non c’è da tanto da frugare nel cassetto delle giustificazioni, ma più semplicemente scusarsi.

All’allegra brigata che si è arrampicata sullo Stelvio appoggiata a una portiera o ad una sella, come non farebbero nemmeno i cicloamatori, hanno aderito in trentuno, poco meno di un quinto degli iscritti a questo Giro baby: 24 sono stati spediti a casa mercoledì a tarda sera, altri 7 prima del via della tappa successiva, dopo che la giuria ha finito di raccogliere le prove del misfatto. Quasi tutte arrivate tramite i social: è lì che si sono riversati i filmati di chi, lungo il percorso, non solo ha assistito a questo indecoroso spettacolo, ma lo ha pure ripreso e tramandato ai posteri, secondo costume del momento. Sorpreso e stupito dall’aver visto ciò che non ti aspetti in una corsa: alcune presunte promesse del ciclismo salire la montagna come sciatori attaccati allo ski-lift.

Del triste elenco, Kevin Pezzo Rosola e Luca Collinelli sono i nomi più noti, in quanto figli d’arte. In loro compagnia ci sono anche Blake Agnoletto, Riccardo Bregoli, Luca Franzosi, Giovanni Gazzola, Tommaso Marocchi, Matteo Freddi, Jacopo Di Silvestro, Pietro Ferrari, Lorenzo Ghirardi, Frank Aron Ragilo, Noah Hobbs, Marco Manenti, Tjil De Decker, Lorenzo Magli, Alessandro Venturini, Alessio Portello, Joshua Gudnitz, Magnus Lorents, Riccardo Perani, Matteo Montefiori, Gidas Umbri, Simen Evertsen-Hergreberg, Nicola Rossi, Filippo Agostinacchio, Lorenzo Peschi, Artem Shmidt, Davide Persico, Stefano Masoni e Aivaras Mikutis. Tutti espulsi e multati, così come quattro direttori sportivi che hanno permesso il traino: Matthew Wilson dell’Ara Skip, Marco Toffali del Gs Sissio, Giuseppe Damilano della Rostese e Dario Dal Canto della Mastromarco. Fuori corsa anche un paio di poliziotti della scorta, per lo stesso motivo: aver reso possibile questa speciale tecnica di risalita.

Tutti a casa, ma potrebbe non finire qui: il rischio di ulteriori sanzioni disciplinari è alto. Infuriato il numero uno del ciclismo azzurro, Cordiano Dagnoni, che in una corsa in cui gli italiani faticano (Martinello, quarto in classifica, il migliore) ha visto i nostri far la parte del leone nella bravata collettiva, perché dei 31 squalificati 24 sono nati qui. “Quello che ho visto è veramente offensivo nei confronti di chi interpreta correttamente questo sport, sono immagini che fanno molto male. È giusto applicare le regole, e mi dispiace soprattutto per il comportamento dei direttori sportivi in ammiraglia, perché devono essere loro i primi a insegnare ai giovani come rispettare le regole. Avevo chiesto io agli organizzatori di invitare almeno la metà di squadre italiane (17 su 35, ndr): a questo punto, visto il comportamento delle nostre formazioni e dei nostri corridori, non mi sento più di raccomandare in futuro un invito per i nostri team”, le parole del presidente su un episodio che, per l’età dei ragazzi e soprattutto il ruolo di chi li guida, lascia tanta amarezza.

P.s. Mentre i figli di due olimpionici lasciano la corsa nel modo meno onorevole, un altro figlio d’arte fa notizia nel senso migliore: a Malerba sul Garda vince il britannico Lukas Nerurkar, erede del Richard quinto nella maratona a Atlanta nel 1996 e allievo di Haile Gebrselassie, due volte campione olimpico sui 10mila.

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