I favoriti del Giro delle Fiandre 2024: la griglia. Van der Poel in pole, Jorgenson possibile sorpresa

L'iridato olandese va a caccia del tris per entrare nel Gotha. Assenti Pogacar e Van Aert, ci prova anche Pedersen, Bettiol e Trentin le speranze italiane

di ANGELO COSTA -
28 marzo 2024
Mathieu Van der Poel (Alive)

Mathieu Van der Poel (Alive)

Roma, 28 marzo 2024 – E’ Pasqua sul calendario, ma per i belgi questa domenica lo sarebbe stata in ogni caso: per loro il giro delle Fiandre 2024 è un vero e proprio culto. Oltre un milione di persone sulle strade, già esauriti i posti a pagamento nei punti chiave del percorso, alcuni nell’ordine di centinaia di euro: quando si corre nelle campagne fiamminghe, c’è un popolo intero che scende in strada. Si torna a partire da Anversa, si arriva come da tradizione a Oudenaarde, in mezzo ci sono 271 chilometri con 17 muri da scalare, due in meno rispetto alla scorsa edizione, e altri sette tratti di pavé: il punto chiave resta il doppio passaggio Vecchio Kwaremont-Paterberg, l’ultimo a 13 chilometri dal traguardo. In assenza di Pogacar, dominatore un anno fa, perso all’ultimo momento Van Aert per una caduta, ecco la griglia di partenza dell’edizione numero 108.

In pole

Mathieu Van der Poel. Due volte primo, due volte secondo e una volta quarto: non c’è classica monumento che l’olandese indossi meglio. Tre corse da protagonista in stagione gli sono bastate per mettersi in palla, che diventi il settimo a entrare per la terza volta nell’albo d’oro più che un pronostico è una mezza certezza.

Prima fila

Mads Pedersen. Pur ammaccato nel fisico, sta benone nel morale: aver battuto Van der Poel alla Gand-Wevelgem gli dà ancora più certezze. E’ uomo di fondo, può vincere allo sprint e anche scappando da lontano: se riesce a cuocere a fuoco lento l’iridato olandese strada facendo, potrebbe essere la sua volta buona. Matteo Jorgenson. Forte di gamba, col morale alle stelle per aver vinto la Attraverso le Fiandre costata una clavicola al suo capitano Van Aert, l’americano si presenta all’esame più impegnativo: di esser uomo da classiche del Nord l’ha già dimostrato, ora gli tocca far vedere di essere anche un vincente.

Seconda fila

Alberto Bettiol. Rilanciato dalla Milano-Torino, galvanizzato da una Sanremo corsa in prima fila, frenato da una caduta ad Harelbeke: nel mix di questi sentimenti, il toscano cercherà di ritrovare la forza e lo spirito che cinque anni fa gli hanno consentito di dettar legge nella classica che più di tutte ha nel cuore. Matej Mohoric. E’ uomo di fondo, va forte sugli strappi e non soffre le pietre: le qualità per questa corsa non gli mancano, eppure la storia non lo annovera fra chi è stato protagonista almeno una volta. Ci riprova dopo un cammino tanto silenzioso quanto attento nel conservare le batterie cariche.

Terza fila

Kasper Asgreen. Nella Soudal in crisi di risultati, insieme a Alaphilippe è quello che può regalare una boccata d’ossigeno. Nell’albo d’oro c’è già finito, conosce questa corsa e le è pure affezionato: chissà se i bei ricordi lo aiuteranno ad essere un corridore più pericoloso di quello visto nella prima parte di stagione. Tim Wellens. In assenza del capitano Pogacar, ha campo libero per sfruttare l’ottima forma mostrata già alla Sanremo. E’ uomo da classiche del Nord, buono per le pietre e per gli strappi, anche se un conto è andar forte per il proprio leader, un altro riuscire a farlo quando si corre per se stessi.

Outsider

Michael Matthews. Dopo aver battuto un colpo alla Sanremo, chiusa con un secondo posto che ancora gli brucia, l’australiano prova a sorprendere anche sulle pietre e i muri, a lui non indigesti: gli servono un pizzico di fortuna e un’ottima forma, soprattutto se nel finale il clima si farà incandescente. Stephan Kung. Ha taglia e passo ideali per il pavé, compreso quello delle Fiandre dove un paio di piazzamenti li ha già raccolti. Ha l’età giusta per inventarsi un grande risultato, anche se i precedenti non lo incoraggiano: finora più in là dei successi a cronometro il ragazzone svizzero non è andato. Matteo Trentin. Meriterebbe un grande risultato solo per la costanza e la voglia di non mollare mai. E’ uomo da corse dure, anche se meglio del decimo posto nelle classiche non ha fatto mai: è abituato a correre davanti, ma spesso, quando il gioco si fa duro, gli manca quel pizzico che serve.

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