I favoriti della Strade Bianche 2024, la griglia: tutti a caccia di Pogacar
Lo sloveno al debutto stagionale è l’uomo da battere. Pidcock l'alternativa, le speranze italiane affidate a Formolo, Zana e Bettiol
Siena, 1 marzo 2024 – Più lunga (215 chilometri), più severa (quattro tratti di sterrato in più, totale 71 chilometri e mezzo), forse più cattiva per via del meteo inclemente: mai come stavolta la Strade Bianche merita il titolo di classica del Nord più a sud d'Europa. Cresciuta di prestigio e fascino in pochissimi anni, la corsa degli sterrati senesi si propone come primo grande bersaglio della stagione: per capire quanto piaccia ai più forti in colazione basta scorrere gli albi d’oro. Dove gli italiani non abbondano: ce n’è uno solo in quello maschile (Moreno Moser, anno 2013) e una soltanto in quello femminile (Elisa Longo Borghini, anno 2017). Il rischio che anche stavolta l’Italia resti a guardare è alto. Ecco la griglia di partenza dell’edizione numero 18.
In pole
TADEJ POGACAR. È al debutto, ma di aprire la stagione vincendo gli è riuscito spesso. Dice che sulle crete toscane si diverte, due anni fa l’ha dimostrato scappando a cinquanta chilometri dall’arrivo: più che un avvertimento, è una minaccia.
Prima fila
TOM PIDCOCK. Vincitore un anno fa, è un altro di quelli che fuoristrada va forte come sulla strada. Ha accanto nomi come Bernal, Thomas e quel Kwiatkowski finito due volte nell’albo d’oro, ma è bravo anche a cavarsela da solo.
VALENTIN MADOUAS. Sul podio dell’ultima edizione, si è convinto che questa sia una delle classiche a lui più adatta. Che la Francia sulle strade toscane si sia imposta solo con Alaphilippe è già un buon motivo per riprovarci.
Seconda fila
ATTILA VALTER. Nel gioco tattico della Visma, dove alla fine conta il risultato, l’ungherese ha molte carte da giocare: conoscer bene questa corsa lo rende più pericoloso del suo compagno Laporte, che invece la corre per la prima volta.
QUINN SIMMONS. Al passo dei migliori nelle ultime due edizioni, dove la fortuna non sempre gli ha sorriso, il ventiduenne americano è un altro da tener d’occhio: su ghiaia e terra non si deprime, semmai si esalta.
Terza fila
DAVIDE FORMOLO. Secondo quattro anni fa, nei dieci anche lo scorso anno, ha le caratteristiche giuste per una corsa dura: d’altronde, se lo chiamano Roccia un motivo ci sarà.
MATEJ MOHORIC. È l’uomo che sbuca quando meno te l’aspetti. Sa guidare la bici, non soffre il cattivo tempo, sullo sterrato è già andato forte: tre indizi che potrebbero trasformarsi in una prova.
Outsider
DANI MARTINEZ. È uno dei più gettonati di questo inizio stagione per aver battuto un paio di volte Evenepoel. Se riesce ad andar forte anche sullo sterrato, può diventare un brutto cliente.
FILIPPO ZANA. Da debuttante ha già mostrato dimestichezza con questi terreni infidi, adesso ha l’esperienza e la maturità per puntare ad una corsa di alto livello. BEN HEALY. Gli sorride il disegno del percorso, chissà se gli strizzerà l’occhio anche lo sterrato, dove il coraggio di buttarsi all’attacco potrebbe non bastargli.
ALBERTO BETTIOL. In questa classica conta più ritiri che corse finite, anche se ai piedi del podio c’è già arrivato: da lui puoi sempre aspettarti di tutto, magari indovina la giornata perfetta.
SEPP KUSS. Al vincitore della Vuelta non difetta la capacità di guidare fuoristrada, maturata nel suo passato in mountain bike: basta questo a non sottovalutarlo.
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