Le pagelle del Giro dell'Emilia

Roglic prende casa a San Luca, a Pogacar manca qualcosa. Ciccone attento, la Ineos non c'è

di ANGELO COSTA
30 settembre 2023
Primoz Roglic, Tadej Pogacar e Simone Yates (foto Alive)

Primoz Roglic, Tadej Pogacar e Simone Yates (foto Alive)

Bologna, 30 settembre 2023 – Le pagelle del Giro dell’Emilia di Angelo Costa.

10 al Giro dell’Emilia. Corsa superba, per pubblico, organizzazione, cast e pure narrazione: in uno scenario da classica del nord si permette un finale di qualità altissima, prima con tre vincitori di grandi giri a lottare per il successo e infine con un podio tra i più nobili. Rispetto a Sanremo e Lombardia ha meno chilometri, ma il fascino con gli anni è diventato lo stesso.

10 a Primoz Roglic. Sornione per l’intera corsa (la prima in linea della sua stagione), si presenta all’ultimo chilometro come uno spietato killer, prima rispondendo a Pogacar poi freddandolo con uno sprint di duecento metri che non dà scampo. tre giri dell’Emilia (come Coppi e Cassani), una crono e la maglia rosa al giro: per stabilire che a San Luca si sente a casa non serve altro.

8 a Tadej Pogacar. Prende sulle spalle il peso della corsa, tenendola cucita col suo squadrone ad andatura alta e spaccandola con Adam Yates negli undici chilometri conclusivi. Gli manca soltanto l’ultimo guizzo, quello vincente, forse figlio di una stagione che dalla primavera in poi, per colpa dell’infortunio al polso alla liegi, gli ha tolto qualcosa.

8 a Adam Yates. Terzo all’ultimo Tour dove ha vestito anche la prima maglia gialla, fa un lavorone nelle ultime due scalate del San Luca, apparecchiando la tavola per il suo leader Pogacar. A far selezione basta e avanza il suo passo veloce e inesorabile, che poi non basti per ottenere l’albo d’oro non è colpa sua.

7 a Giulio Ciccone. Stavolta alle parole fa seguire i fatti, anche se di fantasia per inventarsi qualcosa ne mostra poca. resta coi migliori fino in fondo, stuzzicandoli soltanto in discesa, mostrandosi più calcolatore del solito, quasi stesse studiando se stesso in vista di un Lombardia da protagonista sabato prossimo.

6 a Simon Yates. Rispetto ad altre corse interpretate con la baionetta, spreca il meno possibile le sue energie, accucciandosi nella scia di chi sta facendo la corsa, come se non si sentisse nella giornata migliore. sbuca all’ultimo, tentando di sorprendere il tandem sloveno al quale arriva in scia: conquistare un posto sul podio è un premio alla sua regolarità.

5 a Enric Mas. Vincitore uscente, interpreta fino all’ultimo il ruolo che la corsa gli assegna, senza riuscire però a salir sul podio. Resta al passo dei più forti, senza mai alzare la testa, quasi stesse correndo un’ulteriore tappa di una vuelta in cui ha sempre dato l’impressione di volere, ma non potere.

5 alla Ineos. In una classica da campioni, fa notizia non trovare nei primi dieci e nel vivo della corsa l’ex corazzata britannica, che pure schiera scalatori come Rodriguez e Arensman e uomini in salute come Sivakov. A secco da tempo nei grandi giri, a parte Pidcock il team inglese sembra non avere uomini per stare al passo dei migliori anche nelle classiche.

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