Ciclismo, Groenewegen: "Ho sbagliato con Jakobsen, ma la pena fu troppo severa"

L'olandese del Team Jayco AlUla torna sull'incidente che quasi costò la vita al connazionale e sui 9 mesi di squalifica: "Da allora nessuno ha più pagato un simile dazio"

di GIUSY ANNA MARIA D'ALESSIO -
26 gennaio 2024
Dylan Groenewegen (Ansa)

Dylan Groenewegen (Ansa)

Roma, 26 gennaio 2024 - Di acqua da allora ne è passata sotto i ponti, ma il contatto in volata tra Fabio Jakobsen e Dylan Groenewegen in occasione del Giro di Polonia 2020 fa ancora discutere, oltre ad aver lasciato a entrambi i velocisti dei segni indelebili nel corpo e nell'anima.

I dettagli

 Jakobsen, da quest'anno al Team DSM-Firmenich PostNL, lottò tra la vita e la morte prima di intraprendere un lungo iter riabilitativo, oltre a dover subire la ricostruzione praticamente totale della bocca, mentre Groenewegen rimediò una squalifica di 9 mesi, oltre a incappare in una gogna mediatica (e non) che forse ancora permane. Il corridore del Team Jayco AlUla in questi giorni è tornato sul tasto dolente tramite il podcast De Grote Plaat e lo ha fatto svelando dei dettagli rimasti finora nel cassetto. "Per settimane non ho aperto il mio garage perché non volevo vedere le biciclette e tutto ciò che apparteneva a quel mondo, che per me in quel momento era lontanissimo. Quanto all'incidente con Jakobsen, sono rimasto scioccato quando l'ho visto perché ho deviato dalla mia linea. Non dovevo farlo, lo ammetto, ma succede tante volte senza queste conseguenze: sono stato anche sfortunato". Sicuramente lo è stato ancora di più Jakobsen, che andò a sbattere contro i binari del tram. E tra l'altro a velocità folle. "Era uno sprint in discesa, anche se l'UCI la pensa diversamente: andavamo a 84 km/h e le barriere erano appoggiate l'una sull'altra. Ho deviato e ho visto Fabio arrivare proprio in quel momento: lo scontro, frutto di una serie di coincidenze non fortunate, è stato inevitabile, dando luogo a una giornata terribile". L'olandese, che ha aperto la stagione ritrovando subito la vittoria, approfondisce poi quanto accaduto dopo a livello disciplinare. "L'UCI dice che ho cambiato traiettoria e, a quel punto, penso che la sospensione sia la pena giusta. Eppure, da quel momento in poi, nessun altro è incappato in quella sanzione. Per questo motivo penso che 9 mesi di squalifica siano troppi: a maggior ragione perché comminati solo quando ci scappa l'incidente grave e non spesso come tuonò all'epoca l'UCI".

Dombrowski e Rastelli si ritirano

 Da un corridore che al 2024 chiede di tornare ai vecchi fasti a due, di età, caratura e percorso nel professionismo diversi, che appendono la bici al chiodo praitcamente all'alba della stagione e quindi a sorpresa. Si comincia da Joe Dombrowski, che si ritira a 32 anni e lo fa senza grossi rimpianti e, a suo dire, al momento giusto dopo aver chiuso la parentesi all'Astana Qazaqstan Team e si arriva a Luca Rastelli, fresco 24enne. Per il cremonese, una presenza al Giro d'Italia (nel 2022), una carriera breve e mai decollata dopo le ottime premesse a livello juniores, con la medaglia d'argento nella prova in linea dei Mondiali 2017 a rappresentare oggi più i rimpianti che le gioie di fatto quasi mai arrivate dal professionismo.

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