Bartolini "Si è chiuso un ciclo, dico basta"

Motociclismo Il pilota ha deciso il ritiro dopo qualche malumore con il team: "A 59 anni non ho bisogno di alibi, continuerò a collaudare"

di MATTIA GRANDI -
16 settembre 2023
Bartolini "Si è chiuso un ciclo, dico basta"

Bartolini "Si è chiuso un ciclo, dico basta"

Salvo clamorosi ripensamenti, e qualche offerta irrinunciabile, termina qui la carriera agonistica a due ruote motorizzate di Valter Bartolini. Il pilota imolese, tra i recordman di longevità in pista con le sue 59 primavere, non prenderà parte all’ultimo round della stagione 2023 dei Trofei Mes.

Il preludio al suo addio alle corse. Bartolini, appenderà davvero il casco al chiodo?

"Sì, continuerò a collaudare moto e accessori da cross ma con la velocità siamo ai titoli di coda".

Come mai? Era una sorta di highlander del motociclismo. "L’ho deciso dopo il doppio ritiro sulla griglia di partenza a Varano per noie tecniche. Ho mal digerito i dubbi del mio team sul possibile errore umano. A 59 anni suonati non spengo due volte la moto prima del via e non ho bisogno di alibi. Le successive analisi hanno confermato il problema alla molla della frizione".

C’è altro?

"Il forfait ha compromesso la classifica. Non potrò difendere il titolo conquistato lo scorso anno nella categoria 1000 Open. Poi sono andato anche in pensione dal lavoro. Dai, si è chiuso un ciclo".

Nessun patema a gareggiare con rivali che potrebbero essere suoi nipoti?

"Tutt’altro. Mi sento ancora competitivo e seguo una rigorosissima tabella di allenamento fisico. Mai patito la carta d’identità. Quando chiudo la visiera ho ancora la testa da matto".

Da astro nascente del cross alla wild card nel mondiale Superbike a Imola.

"Il cross è stato il primo amore. Una passione sbocciata da ragazzino quando mio padre preparava il pistino tra i castagneti di Coniale. Quindi il titolo regionale e italiano nella classe Junior. Il mondiale cross nella 250 e 500. Fino a quel brutto infortunio che mi ha costretto a virare in direzione dell’asfalto".

E anche lì tante vittorie.

"Dagli inizi nella scuderia appena fondata da Fausto Gresini nel campionato italiano 125 alla wild card iridata in Superbike davanti alla mia gente. Poi tanto Supermotard, Supermono, due allori tricolori nella 250GP con la Honda, il campionato canadese Supertwins con le gare a Daytona e i Trofei Mes da pigliatutto".

Le è mancato solo il grande salto tra i big.

"Le proposte ci sono state, ma non si può pagare un sacco di soldi per correre".

Ha detto qualcosa a suo fratello Andrea (campione del mondo di motocross classe 500 nel 1999) in merito all’idea del ritiro?

"No, ma qualcosa ha intuito". Lei è amico di tanti piloti famosi. Ce ne è uno che porta nel cuore?

"Andrea Iannone. Allenavo con il cross lui, Jonas Folger e Lorenzo Zanetti all’inizio delle loro carriere. Vivevano a Imola. Passavamo le giornate tra palestra e piste. Siamo entrambi del segno del leone, immediato il feeling".

Com’è cambiato il motorismo in questi 40 anni.

"Ha perso in genuinità. Un tempo i piloti erano tutti amici e mangiavano insieme nel paddock".

I due migliori di sempre?

"Marc Marquez nella velocità e Stefan Everts nel cross".

Marquez-Gresini, si può fare? "Magari. Ho visto Nadia (Padovani Gresini, moglie del compianto Fausto e oggi al timone della Gresini Racing) qualche giorno fa. Le ho detto di fare di tutto per ingaggiare il fuoriclasse spagnolo. Mi ha fatto l’occhiolino".

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