"Ho iniziato per caso, spero diventi un lavoro"

Il guastallese Giuseppe Gravante ha vinto due bronzi (1500 e 3000 metri) agli italiani assoluti. "Ho scoperto questo sport a 17 anni"

di CLAUDIO LAVAGGI -
20 febbraio 2024
"Ho iniziato per caso, spero diventi un lavoro"

"Ho iniziato per caso, spero diventi un lavoro"

Non possiamo definirlo un nome nuovo dell’atletica leggera reggiana, sia perché ha 22 anni, sia perché in carriera ha già vinto due medaglie d’argento ai tricolori Promesse e ha pure fatto parte della nazionale italiana, sempre under 23.

Ora però Giuseppe Gravante, nato a Guastalla, perito agrario e iscritto a Storia e Cultura Contemporanea in Unimore, è entrato "nel mondo dei grandi", categoria assoluti.

Il salto non l’ha sentito eccessivamente, viste le due medaglie di bronzo conquistate ad Ancona su 1500 e 3000...

"Sì, la mia è una storia strana, non è quella classica del bambino che inizia a fare atletica a 6 o 7 anni; io inizialmente ho gareggiato nel nuoto, ho giocato a calcio nella Saturno, ma poi dalle scuole medie non ho fatto sport. Non provengo da famiglia sportiva, ho una sorella, ma non fa sport".

E allora come è arrivata la folgorazione?

"Alle superiori ho partecipato ad una corsa campestre, l’ho vinta e il professore di educazione fisica mi ha detto che avevo belle doti da mezzofondista. Avevo già 17 anni: sono andato a Guastalla e ho iniziato con Mauro Codeluppi; ho raccolto qualche risultato a livello locale, poi nel 2020 ho capito che potevo fare di più e sono andato a Rubiera dove Stefano Baldini aveva costruito un bel gruppo di mezzofondisti".

Come è andata?

"A luglio ho iniziato con Stefano e a settembre avevo già il minimo per i tricolori juniores. Mi sta dando tantissimo sotto ogni profilo, sia umano, sia tecnico. Tutti i miei progressi li devo a lui".

Lei ci mette del suo.

"Beh, credo di essere sulla buona strada, mi piace lottare, non mi tiro indietro: gli allenamenti li trovo impegnativi, ma non certo massacranti, e a livello di lungo non supero i 15 chilometri". Andiamo ad Ancona, ma partiamo da Guastalla.

"Sono andato agli assoluti con il minimo su 800, 1500 e 3000, ma poi ho scelto queste due ultime gare. Sapevo di poter essere competitivo ai limiti del podio, ma sapevo anche che sarebbero state due prove molto dure".

E per di più ravvicinate.

"Anche in questo caso ero tranquillo: la mia preparazione prevedeva i due sforzi nelle 24 ore, poi forse negli ultimi 400 del 3000 ho patito un po’ di fatica". Due bronzi valgono uguali? "No, quello sui 3000 per me vale un oro, basti guardare come sono arrivato sul traguardo. Do quasi l’impressione d’aver vinto io, ma davanti c’erano Riva e Arese. Gli altri, però, sono rimasti dietro: conoscevo Guerra e De Marchi e sapevo che avrebbero attaccato la mia terza posizione. Per un attimo li avevo addosso, ma poi ho cercato di aumentare ulteriormente e il bronzo mi ripaga davvero tanto". Stefano come ha commentato?

"Mi ha detto che sui 1500 avrei potuto osare qualcosa di più, ma che sui 3000 sono andato benissimo".

Ecco, lei ci ha abituato a gare "assurde", ultimo a 300 metri dall’arrivo e poi magari a medaglia.

"Sui 3000 non è andata così, sui 1500 sono partito un po’ dietro: è una mia caratteristica, ho una bella volata, ma se a livello giovanile poteva pagare, a livello assoluto è molto più complicato e con Baldini stiamo lavorando per cambiare questo atteggiamento".

Per lei l’atletica cos’è?

"Mi piace correre, mi piacerebbe possa diventare il mio lavoro e sognare non costa niente. Grande applicazione e lavoro sempre, questo eredito da Stefano".

E più a breve?

"Campionati italiani di cross corto a marzo e poi stagione all’aperto dove punterò soprattutto sui 1500".

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