La stoccata di Terenzio. Da Bologna a Los Angeles: "La mia nuova vita da ct. Con un grande sogno»
Andrea è stato nominato selezionatore della Nazionale italiana di sciabola "Provo un orgoglio infinito per questa scelta. Lavorerò fino ai Giochi del 2028. La Virtus mi chiamò qualche anno fa e da allora è come una seconda casa".

Andrea è stato nominato selezionatore della Nazionale italiana di sciabola "Provo un orgoglio infinito per questa scelta. Lavorerò fino ai Giochi del 2028. La Virtus mi chiamò qualche anno fa e da allora è come una seconda casa".
Il bronzo di Gigi Samele alle Olimpiadi di Parigi. Un altro colpo della Sef Virtus di Cesare Mattei che, con la scherma e in particolare con la sciabola – già dai tempi di Giampaolo Calanchini – ha sempre avuto un feeling particolare.
Andrea Terenzio, finalmente ct azzurro.
"Così pare".
Fino a quando?
"Sinceramente non lo so. Ma è chiaro che siamo all’inizio di un quadriennio olimpico. E l’obiettivo non può che essere focalizzato sul 2028, quando ci saranno i Giochi a Los Angeles".
Cos’ha provato, a caldo, dopo la nomina?
"Un orgoglio infinito. Chiamato dall’Italia".
E a freddo?
"Ho cominciato a sentire il peso – com’è normale che sia – delle responsabilità. In più trovo una Nazionale in difficoltà".
Perché?
"Non lo dico io. Lo dice il ranking mondiale: siamo settimi. A Parigi non siamo saliti sul podio nella prova a squadre. Abbiamo vinto il bronzo nell’individuale con Gigi Samele, che ha 37 anni".
Obiettivo?
"Inutile girarci attorno. Conquistare una medaglia. E passatemi il paragone calcistico".
Vada.
"La chiamata della Nazionale italiana è come la convocazione del Real Madrid. Se ti chiama il Real hai il dovere di provare a vincere la Champions. Poi, a volte ci riesci altre volte no. Ma è chiaro che l’Italia deve arrivare a medaglia".
Oro come ct della Nazionale ucraina. Come si è sentito in quel momento?
"Una scarica di adrenalina incredibile. Anche perché nessuno credeva nelle chance dell’Ucraina".
Lei sì, invece.
"Proprio così. Così a Parigi sono arrivati l’oro a squadre e il bronzo, nell’individuale, di Olga Kharlan".
Da sedici anni è un punto di riferimento della Virtus.
"La Virtus per me è una seconda casa. Anzi, la prima".
Ma lei come si è avvicinato alla scherma?
"Quasi per caso. E’ una storia curiosa".
La racconti.
"Ero portato per tutti gli sport. Mamma Rosanna e papà Paolo, però, si erano fissati con il nuoto. Che di fatto era l’unica disciplina che mi metteva in difficoltà. Così, ne parlai con il mio allenatore. Da lì al pentathlon. E grazie al pentathlon arrivai alla scherma".
Calcio?
"Certo, giocavo ala sinistra. Erano i tempi del Foggia zemaniano".
Mai pensato di passare al calcio?
"Una volta, una mezza occasione c’è stata".
Quando?
"Direi fosse il 2012: ero il preparatore personale di Aldo Montano. Per un problema fisico andammo a Torino, nelle strutture della Juventus. C’era Fabrizio Tencone: rimase colpito dal mio modo di lavorare".
E quindi?
"Mi disse di mandare il mio curriculum. Che magari la Juventus avrebbe valutato".
E lei?
"Beh, tenete presente che sono anche juventino".
Cosa non andò, allora?
"Nel dubbio, per non essere posto di fronte a un bivio, non mandai il curriculum. La scherma fa parte del mio mondo".
Raduni?
"Direi dalla prossima settimana. Due o tre giorni a Roma".
E Gigi Samele?
"E’ il nostro capitano".
Lei di Foggia, Samele pure. Il vice presidente Virtus Scisciolo arriva da Foggia.
"E allora (ride, ndr), chiamiamola Foggia-connection".
Da Foggia a Bologna perché?
"Perché la Virtus è stata la prima società a fare un certo tipo di investimenti. A capire l’importanza di costruire un team, dal preparatore fisico al nutrizionista. Poi metodologie moderne, strumenti d’eccellenza. In Virtus non c’è quella che chiamo dispersione di qualità. Ma c’è un team di altissimo livello".
Lei ct, sarà felice Matteo Neri, che fino a pochi giorni fa era uno dei suoi ragazzi,
"Matteo sa che non avrà sconti, né godrà di favoritismi. Le sue qualità sono eccellenti, speriamo che gli infortuni lo lascino in pace. Sono convinto che non avrà problemi, ma dovrà guadagnarsi le convocazioni come gli altri".
Insistiamo: Samele?
"Ripartiamo da Gigi. Ha 37 anni, ma ha capacità tecniche eccellenti. E’ un leader, sa interagire con gli altri. Sa dare l’esempio".
Obiettivi a breve termine.
"Ci sono gli Europei a giugno a Genova. Poi i Mondiali a Tbilisi, in Georgia, a luglio. Vogliamo medaglie per la squadra e nell’individuale. Anche se…".
Dica.
"Più che il risultato mi interessa la prestazione. Sono un uomo di sport. So che ci sono anche gli avversari. Se gli avversari sono più forti, bisogna avere anche l’umiltà per accettarlo. Ripartendo poi per fare meglio".
Rivoluzione o continuità: cosa ci dobbiamo aspettare dalla nuova gestione?
"Che io lavori e che lo faccia al meglio. Conosco i numeri della nostra sciabola, devo comprendere i problemi. Ma ho una qualità: credo di aver il timing per capire come e in quale modo agire".
Tempi ristretti?
"Sì, perché Europei e Mondiali sono dietro l’angolo. Perché Los Angeles sembra così lontana, ma in realtà le carte olimpiche saranno in palio dal marzo 2027".
Sogno nel cassetto?
"Ce l’ho. Per scaramanzia, però, non lo dico".
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