Quell’oro nel cassetto. La sciatrice Paola Magoni ricorda lo storico successo: "Impresa indimenticabile»

Oggi pomeriggio a Selvino festeggiamenti per quarantesimo anniversario della vittoria olimpica dell’ex campionessa nello slalom speciale di Sarajevo. Presenti autorità della politica e dello sport e tutte le ex compagne di squadra.

di MICHELE ANDREUCCI -
17 febbraio 2024

Una medaglia d’oro leggendaria, di quelle che si conservano in bacheca e si portano per sempre nel cuore. Il 17 febbraio 1984 la giovane sciatrice di Selvino Paola Magoni, compiva un’impresa storica: conquistò l’oro nello slalom speciale alle Olimpiadi invernali di Sarajevo, diventando la prima donna italiana a vincere la medaglia più pregiata nello sci. A distanza di 40 anni quelle emozioni sono ancora vive tra i tifosi di Paoletta, così è soprannominata la campionessa bergamasca. Per questo oggi è in programma a Selvino, a partire dalle 16,30 nella piazza del paese, un pomeriggio di festa.

Oltre a Paola Magoni, saranno presenti autorità della politica e dello sport, dal sottosegretario regionale con delega Sport e Giovani Lara Magoni a Gianfranco Zecchini, presidente del Comitato Alpi Centrali, passando per lo storico skiman della Magoni, Giovanni “Cocco“ Collodet, per un tecnico del calibro di Stefano Dalmasso fino alle compagne di squadra di Paoletta: Mara Rosa Quario, mamma di Federica Brignone, Fulvia Stevenin e Daniela Zini. La kermesse è stata organizzata da Angelo Bertocchi, oggi presidente onorario dopo essere stato al timone per oltre 40 anni dello Sci Club Selvino Toni Morandi, sodalizio che è una vera e propria leggenda nel mondo dello sci per il quale ha gareggiato Paola Magoni.

Signora Magoni, cosa ricorda di quella giornata?

"Praticamente tutto. E ogni anno, ogni 17 febbraio la mia giornata è scandita dal pensiero della mia impresa di Sarajevo".

E’ vero che nella seconda manche non provò neppure gli sci?

"Sì. Ho detto al mio skiman Giovanni Collodet, di cui mi fidavo ciecamente: “No, Cocco - come lo chiamavamo - non mi serve“. Lui ha provato a insistere, ma io non ho cambiato idea. E ho avuto ragione".

Non era tra le favorite...

"Vero. Fino a quel momento, infatti, riuscivo a fare bene solo una manche, o la prima o la seconda. Non tutte e due insieme. Ma era un periodo che comunque stavo sciando bene, sapevo che se fossi riuscita a fare bene entrambe le prove avrei ottenuto un ottimo risultato. Proprio ciò che è accaduto".

Come riuscì a gestire le emozioni alla partenza della seconda manche?

"Come le altre volte. Non ho sentito il peso dell’Olimpiade. Sono sempre stata abbastanza fredda, non mi emozionavo. Stavo concentrata su quello che stavo facendo. Poi la sera stessa, quando ho messo la medaglia sul comodino ho pensato: Questa è la mia, l’ho vinta io".

Cosa fa oggi Paola Magoni?

"Vivo tra Giussano, Selvino e Vipiteno, ossia il quartier generale del Magoni Ski Team. Una sfida intrigante che, dal 2021, stiamo portando avanti con i miei fratelli Livio (allenatore di Coppa del Mondo, ndr) e Oscar. In più insegno sci ai bambini ai Piani di Bobbio, nella Bergamasca".

Qual è il suo giudizio sulla campionessa bergamasca Sofia Goggia?

"E’ una grandissima atleta, una professionista al cento per cento, molto sfortunata. Ha avuto troppi incidenti. Ma è fortissima, come lo sono tutte le azzurre. Tra le straniere, mi piacciono molto la svedese Sara Hector e la svizzera Lara Gut".

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