Teresa Grandis, mamma della campionessa, racconta la storia del club. "Lo sport, un canale per rinascere»

Teresa Grandis racconta l'importanza dello sport paralimpico e il sorriso che porta. Con "art4sport" aiuta ragazzi a rinascere e inseguire sogni, superando dubbi e scalini.

18 febbraio 2024
"Lo sport, un canale per rinascere"

"Lo sport, un canale per rinascere"

Teresa Grandis racconta e intanto sorride. Sorride, anche se la storia comincia con l’immagine di sua figlia Bebe Vio in ospedale.

"La scherma era il suo mondo e lei cercava di tornare alla vita di prima. Se c’è un tasto che fa scattare qualcosa di importante, bisogna premerlo, fino in fondo, a qualunque costo. Noi lo abbiamo fatto, promettendole che sarebbe tornata in pedana. A quel punto però ci siamo accorti che nel mondo paralimpico mancavano davvero tante cose. Ci chiesero se Bebe era brava. Beh, lo era, ma non era quello il punto. Lo sport deve essere un canale per rinascere, per inseguire i propri sogni. Per ritrovare il sorriso. C’era tantissima strada da fare e noi abbiamo deciso di fare la nostra parte".

Così si comincia. Alla prima gara c’erano 28 partecipanti, sommando quelli di tutte le età e categorie. "Bebe era abituata a competere con 300 solo nel suo gruppo. La palestra era uno scantinato. Da allora è cambiato tanto, ma tanto si può ancora fare, sia a livello sportivo che culturale".

E’ qui che mamma Teresa si emoziona: "All’inizio è difficile. E’ sempre difficile, per tutti. A oggi ‘art4sport’ conta 46 iscritti, i più piccoli dei quali hanno 6 anni. Li vedi all’inizio, che sono titubanti, nascondono la mano o la gamba, come se fossero in soggezione. Poi si guardano intorno e vedono che intorno ci sono tanti altri bambini e ragazzi come loro. E’ lì, nel momento in cui si rendono conto che non sono affatto ‘diversi’ dagli altri, che arriva il sorriso. E’ lì che cambia tutto. Lo sport paralimpico crea dipendenza: quando lo scopri, ti cambia la vita. E poi non riesci più a farne a meno".

Lo scalino più alto da superare è il primo, spesso anche in relazione ai dubbi delle famiglie: "C’è chi pensa al ‘dopo di noi’ e chi teme un mondo che non conosce. Noi ci siamo, siamo pronti a fare la nostra parte fino in fondo, per dimostrare il contrario. I primi a chiamare l’associazione sono spesso amici e parenti. Ricevono il mio contatto e io preciso sempre che possono chiamarmi quando vogliono, anche di notte. Perché ricordo bene come erano le prime notti, quando nel silenzio la testa si riempiva di pensieri".

Ci sono ragazze e ragazzi di grande talento, che arrivano fino alle olimpiadi e alle medaglie, ma ci sono anche tanti altri, che magari non metteranno al collo un oro olimpico, ma che in ogni caso grazie allo sport rinascono. La tappa a Cesena ha coinciso con la visita al Technogym Village, cuore pulsante dell’azienda che è tra le sostenitrici dei progetti dell’associazione. "Ambiente incredibile, esperienza fantastica".

Luca Ravaglia

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