A 38 anni Antonutti ha detto stop: "Indimenticabile il biancorosso"

Michele fu ingaggiato durante la stagione 2011-12 e diventò subito l’uomo chiave per la promozione in A

di FRANCESCO PIOPPI
26 settembre 2024
Antonutti (a destra) e Slanina: due. che hanno dato tanto alla Pallacanestro Reggiana

Antonutti (a destra) e Slanina: due. che hanno dato tanto alla Pallacanestro Reggiana

Quando inizia una nuova era c’è sempre un punto di svolta che resta impresso nella memoria di chi vive quel cambiamento. Per la Pallacanestro Reggiana quel punto di svolta ha sempre avuto un nome e un cognome: Michele Antonutti. Grazie a un’intuizione di Frosini, l’ala friulana fu ingaggiata durante la stagione 2011-2012 e diventò ben presto l’uomo chiave per la storica promozione in Serie A. Da quel momento Reggio non si è più guardata indietro e con lui come capitano ha poi vinto la prima coppa europea nella propria storia (Eurochallenge 2014) e dato il via al ‘periodo d’oro’.

Quando ieri ha annunciato il ritiro dal basket giocato, a 38 anni, i tifosi biancorossi lo hanno letteralmente inondato di messaggi di stima e affetto.

Antonutti, ha preso la decisione più difficile per ogni sportivo.

"Credo sia stata una scelta matura. Avendo giocato con tanti campioni ho fatto tesoro di quello che mi avevano sempre detto: smetti un anno prima anziché uno dopo. Avevo ancora diverse offerte dalla Serie A2, ma per l’amore e il rispetto che ho sempre avuto per questo gioco, non aveva senso trascinarsi ancora. È bello smettere adesso e sentire che c’è gente che mi dice che avrei potuto giocare ancora un paio di anni…".

Ha giocato in tante piazze nella sua carriera, partendo dalla sua Udine e passando per Montegranaro, Caserta, Pistoia e Treviso, ma immaginiamo che Reggio avrà sempre un posto speciale nel suo cuore.

"È qualcosa di indimenticabile. Oltre ad essere stato un passaggio importantissimo della mia carriera è coinciso con la rinascita dell’entusiasmo per il club. C’era bisogno di una scintilla dopo anni un po’ mosci e abbiamo fatto qualcosa di speciale che credo abbia posto le premesse per attrarre tanti campioni ed essere considerati una certezza del nostro basket".

Come nacque la trattativa?

"Ero in Serie A con Montegranaro ed eravamo ai primi posti della classifica quando ci dissero che avevano grossi problemi economici e che ci avrebbero lasciati liberi di andare. Mi contattò Reggio che voleva vincere il campionato di A2, ma aveva appena perso di 30 con Verona e lasciato il primo posto a Brindisi. Ricordo che quella sconfitta creò molta tensione e, complice l’infortunio di Rudy Valenti che era il ‘quattro’ titolare, accelerarono i tempi. Io non ero mai sceso dalla Serie A e mi presi un discreto rischio… Mai decisione fu più azzeccata".

Al di là dei risultati, perché è rimasto così tanto nel cuore dei tifosi?

"Perché ai reggiani piacciono atleti emotivamente intensi e che creano sinergia con la gente come hanno fatto Cinciarini e Kaukenas. Gente che trasmetteva la carica e dava tutto".

Ha citato due compagni di squadra mica male: chi sono i più forti con cui ha giocato?

"Ne dico tre. A 16 anni il mio play era Jerome Allen che fino a pochi mesi prima utilizzavo a ‘Nba Live’ sulla Playstation, d’estate in Nazionale mi allenavo contro Danilo Gallinari e poi ho alzato l’Eurochallenge con Kaukenas, uno che arrivava dal Real Madrid e quando è entrato nello spogliatoio mi ha chiesto dove potesse sedersi per non disturbare le abitudini dei compagni…Uomo e campione di un’altra categoria".

Ha dei rimpianti?

"Ho dato tutto me stesso, in alcuni casi forse avrei dovuto tirare fuori subito le mie emozioni e i miei sentimenti, ma sono soddisfatto".

Come vede la nuova Pallacanestro Reggiana?

"Strutturata, in crescita costante e pronta ad essere ancora protagonista al di là dei singoli perché cambiano i coach e i giocatori, ma è tra le grandi da molti anni, prima con Landi e adesso con la Bartoli e i suoi soci".

E adesso cosa farà?

"Inseguirò un sogno che è quello di tornare a Reggio da avversario con Udine, la squadra della mia città, stando dietro la scrivania. Ora mi occupo della gestione del marchio e dei rapporti con le istituzioni, le scuole e la Lega e seguo tutta l’attività del settore giovanile. D’estate coordino camp importanti, ho riqualificato due playground…Insomma, cerco di ridare al basket tutto quello che ho ricevuto. Quando al campetto vedo un bambino che indossa la maglia di Udine…Ho vinto".

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