Il commento: va preso un altro Usa (anche se costa). Recuperare Dawson?. Sarebbe un altro errore
Perkovic o Dawson? La situazione dell’Unieuro sembra fatta apposta per stuzzicare accesi dibattiti da bar sport. Meglio l’uno o l’altro?...
Perkovic o Dawson? La situazione dell’Unieuro sembra fatta apposta per stuzzicare accesi dibattiti da bar sport. Meglio l’uno o l’altro? Senza contare poi una frangia di tifosi che taglierebbe addirittura Harper, mossa non solo improbabile ma sconveniente sotto vari punti di vista. Quella che in società viene vissuta come una scelta difficilissima ha in realtà una soluzione piuttosto ovvia. Benché non a buon mercato. Ma le grandi società che puntano alla promozione dovrebbero essere attrezzate all’evenienza.
Partiamo da Dawson. Era ancora ottobre quando coach Martino pose come condizione per il rientro non solo la guarigione, ma anche una buona forma fisica. Stando a ciò che è trapelato, il 5 gennaio è la data in cui qualcuno vorrebbe vederlo in campo: saranno passati 3 mesi e 3 giorni dalla sua ultima partita. Da allora, tranne un tentativo pre-Rimini vanificato dal dolore persistente, l’ala non ha disputato un solo allenamento vero: anche questa settimana sedute senza contatto fisico. A questo aspetto ne vanno aggiunti altri: un ginocchio già infortunato in passato (che preoccuperebbe non poco), un grande gap di preparazione, infine le prestazioni mai convincenti. Del resto, vari addetti ai lavori avevano sconsigliato l’acquisto fin dall’estate.
Serve un giocatore con la sua fisicità e la capacità di giocare uno contro uno? Sì: si è visto nelle rimonte subite a Milano, Cremona e Bologna. Ma come si fa a pensare di ‘testarlo’ con Rieti (rivale oggi a pari punti con l’Unieuro, dunque assolutamente da battere)? E poi di affidarsi allo stesso giocatore per 9 partite in 40 giorni tra gennaio e febbraio contro avversarie del calibro di Cividale, Verona, Rimini, Torino, Cantù, Udine e Orzinuovi? Tutte big o scontri diretti. In quel momento, con una graduatoria così corta, Forlì si giocherà una posizione tra le prime (Cividale, quarta e attesa al Palafiera, è oggi solo a +4) e il play-in per chi arriva a centro classifica. Si rischia di farsi male. Affrontarle con un Dawson che non dà garanzie sarebbe un passo indietro sotto tutti i punti di vista: tecnico ma anche nella gestione di una società che negli ultimi due anni aveva sbagliato pochissimo.
È evidente che Forlì avrà bisogno di un giocatore – non solo: l’attaccante di riferimento – in forma. Per trovarne uno, avrà in mano dal 6 gennaio un visto con cui far arrivare chi vuole (ovviamente entro ovvi limiti) e da dove vuole: americani che giocano in altri campionati europei, tagli della G-League, la lega di sviluppo della Nba, Asia, ovunque. Scenario appetitoso: ma dopo l’addio di Tobia Collina c’è ancora qualcuno che fa scouting? La società è pronta a intervenire? Tra i procuratori, non se ne trova uno che possa confermarlo.
Ci possono essere altre piccole alternative. Per esempio confermare Perkovic per un paio di partite in più (a proposito: il croato è bravissimo, ma la taglia fisica depone a suo sfavore) e poi tenerlo come ‘straniero- assicurazione’ per il resto della stagione. Si può puntare su un ‘vistato’ dalla serie A, come ha fatto Verona. In ogni scenario, il 6 gennaio o qualche settimana dopo, Dawson andrebbe tagliato: davvero non si trova una squadra israeliana disposta a dargli minuti in rotazione, dove non figurerebbe come straniero? In ogni caso è evidente – o almeno dovrebbe esserlo – che la Forlì 2024/25 ha bisogno di una stella che per vari motivi, piuttosto oggettivi, non è né Dawson né Perkovic.
Marco Bilancioni
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