Andrea Ciceri: "Il mio calcio in... avanti tutto coraggio e velocità"

Il tecnico del Sangiuliano: "Zeman e Klopp modelli che seguo, mi diverto anche in D. Considero sempre un privilegio essere pagato per portare avanti una passione".

di GIULIO MOLA -
9 febbraio 2024

"Per me il calcio è prima di tutto la più grande passione che coltivo fin da bambino. Per questo non posso allenare se non mi diverto. E mi diverto solo se ho a che fare con ragazzi che ci mettano sempre fame e entusiasmo nell’allenarsi e nel provare a vincere contro tutti". Tanto sacrificio, parecchie soddisfazioni, qualche caduta, poche copertine: Andrea Ciceri 47 anni, lodigiano, è uno di quegli allenatori che in maniera superficiale vengono definiti di “categoria“, nel senso che conosce come pochi il calcio dilettantistico. Ma ha avuto anche la soddisfazione di affrontare la serie C dopo una storica promozione conquistata nell’estate del 2022 con il Sangiuliano City. L’avventura nella terza serie durò poco, fu “esonerato“ e richiamato qualche mese dopo dalla famiglia Luce. A fine stagione, dopo la retrocessione in D, nuova separazione; poi il 3 ottobre 2023 un’altra telefonata e il ritorno nel club gialloverde. La squadra era messa maluccio, dopo quattro mesi è tornata nelle posizioni medio alte. E mister Ciceri, anzi il “prof“ Ciceri, può sorridere.

Avrebbe canticchiato Adriano Galliani, “certi amori non finiscono...“. E’ così anche fra lei e il Sangiuliano City?

"Diciamo di sì, al Fanfulla avevo gia lavorato con Andrea Luce (attuale presidente del Sangiuliano, ndr), ha ambizione e passione che contagiano. Vero, ci sono stati momenti difficili come l’esonero dello scorso anno, ma basta dare il giusto peso a certe situazioni. Qui puoi fare calcio con entusiasmo".

Mesi fa era conteso da Fanfulla, Sant’Angelo Lodigiano e Sangiuliano. La “Bassa“ ai suoi piedi....

"In estate avevo deciso di aspettare nella speranza di rimettermi in gioco in serie C. Poi ho riflettuto, non sarebbe stato facile entrare in corsa, ho declinato alcune proposte da fuori perché il Sangiuliano già lo conoscevo. Le dico una cosa..."

Prego mister Ciceri...

"Considero un privilegio essere pagato per portare avanti una passione. Ma non sono disposto a cambiare. Ho rinunciato ad alcune situazioni perché non vedevo la possibilità di fare quello che gradivo. Questo Sangiuliano invece mi piace, anche se non aver fatto il precampionato e il mercato estivo con la società è molto penalizzante nella mia idea di costruzione di gruppo".

Passo indietro. Nel settembre del 2022 la matricola Sangiuliano volava e sognava la B...

"Quando sei dentro la stagione agonistica si fatica a guardare in là, pero stavamo esprimendo un calcio nuovo e ce la giocavamo con tutti. Conosco anche i rischi della professione e so che se ti confronti con realtà più strutturate tutto può cambiare in modo repentino. Tornassi indietro farei il pompiere per smorzare gli entusiasmi, ma come fai in una società passionale? E allora giusto vivere gli slanci del momento".

A proposito: mister o prof? Perché lei passa dalle aule dove insegna al mattino al campo d’allenamento nel pomeriggio...

"In realtà mi chiamano Andrea. Non conta la qualifica, ma i rapporti con le persone. Sono attività simili, porto in una professione cio che apprendo dall’altra. Quando insegno scienze motorie mi piace vedere nei ragazzi motivazione, passione e divertimento. I valori che cerco di trasmettere".

Sul campo è invece zemaniano convinto col suo 4-3-3...

"L’ho conosciuto e seguito per tanti anni, mi ispiro ai suoi valori umani e sportivi. E’ un allenatore che ha segnato un’epoca perché tutti, non solo i più bravi, hanno preso qualcosa da lui. Ho sempre tifato per le squadre di Zeman con quel modulo arrembante e positivo"

Vero che anche lei adora i gradoni come il boemo?

"Li abbiamo fatti ieri. Appena c’è una pausa carichiamo. Del resto ho avuto maestri come La Torre, Alberti, Arcelli. Certi metodi della preparazione fisica sono importanti e io voglio giocatori motivati e affamati anche in allenamento".

A proposito di gradoni. Parlavamo di quel salto che non arriva, verso altre categorie. Poca meritocrazia?

"No, anzi. Ci sono allenatori che partono dal basso e poi trovano il trampolino di lancio verso serie superiori, ma non è un passagggio facile. Poi il campo è la vera pagella. E a fine carriera uno è stato dove si è meritato"

Oltre a Zeman c’è un altro allenatore a cui si ispira?

"Se devo andare a vedere una partita scelgo una squadra allenata da Klopp. Il suo calcio rock, all’attacco, sfrontato e coraggioso".

Molti suoi colleghi, stanchi di aspettare una chance, emigrano all’estero. Lei lo farebbe?

"Mi affascina sentire altri allenatori che hanno la forza di andare lontano. Sono “invidioso“ perche mi sembra difficile lasciare la famiglia, sarebbe un sacrificio troppo grosso non vedere i figli piccoli crescere. Fra qualche anno vedremo".

Torniamo al campionato. Avete battuto la seconda, siete al nono “clean sheet“

"Il dato che più guardo è il numero dei gol fatti: un anno col Fanfulla chiudemmo quarti col terzo attacco del campionato e la peggior difesa. Ma non fu un disonore. Adesso la squadra gioca come voglio io, è solo questione di tempo per vedere qualche gol in più. Per ora la solidità e l’equilibrio ci hanno rimesso in carreggiata in un girone che sembrava un calvario. Eravamo penultimi".

Lei punta molto sui giovani: perché c’è tanta difficoltà ad inserirli ad alti livelli?

"Stento a capirlo. Credo nel giocatore affamato, è un principio che non ha età. Come nel caso di Pascali, in campo fino a 40 anni, o Battaglino. I più esperti danno l’esempio ma anche i ragazzi hanno forti motivazioni che portano a migliorare. Coi giovani si hanno maggiori possibilità, ho due 2006 provenienti dalla juniores (allenata da Mario Di Benedetto, ndr) in pianta stabile".

La gioia più grande?

"La promozione in C è stato il culmine di un percorso lungo, ma pure il campionato vinto a Lodi in Eccellenza non lo dimentico. E poi l’intensità di una singola vittoria è pure bella, penso alla vittoria di Forli di poche settimane fa"

Il maggior rimpianto?

"I bilanci preferisco farli alla fine. Chiaro che l’anomalia del campionato scorso è un cruccio, potevamo essere in Lega Pro e fare più esperienza. Ora ha più senso lavorare e pensare di tornarci".

Il suo sogno?

"Poter continuare a far calcio come sto facendo per provare a salire di categoria".

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