"Arezzo nel cuore, ma niente sconti". Mosconi al Comunale con la Fermana

L’allenatore tra passato e presente: "La squadra di Indiani è in un gran momento di forma, noi costretti solo a vincere"

21 marzo 2024
"Arezzo nel cuore, ma niente sconti". Mosconi al Comunale con la Fermana

"Arezzo nel cuore, ma niente sconti". Mosconi al Comunale con la Fermana

di Luca Amorosi

AREZZO

Ci sono squadre che restano nel cuore dei tifosi e quella degli anni di Cosmi in panchina rientra senz’altro nel novero. Dal 1995 al 1997, due pilastri di quella formazione erano Andrea Mosconi tra i pali e Maurizio Mattoni, centrocampista dai piedi buoni. Oggi, per uno di quegli scherzi del destino che il calcio ama regalare, sono rispettivamente l’allenatore e il vice della Fermana, prossima avversaria degli amaranto domenica al Comunale. Entrambi sono stati ospiti, pochi mesi fa, della serata di Orgoglio Amaranto denominata "Cosmilandia" dove hanno ribadito il loro legame con città e tifosi. Ma domenica andranno a caccia di punti pesanti per compiere un’impresa: salvare i marchigiani.

Mosconi, se l’aspettava questa chiamata dalla C?

"Avevo ricevuto delle offerte di recente che poi non si sono concretizzate. Di sicuro per me è un’occasione importante, anche se non mi focalizzo su me stesso ma solo sulla squadra. I principi sono gli stessi a prescindere dalle categorie, ma al momento mi sento in missione: mi preme solo salvare la Fermana". Cosa serve e cosa sta cercando di trasmettere alla squadra?

"Dobbiamo dimostrare di non meritare l’ultimo posto: qua ci sono ragazzi bravi, vogliosi e che hanno grande cultura del lavoro. Meritavamo di più in queste due partite dal mio arrivo in panchina, ma il calcio è così: un giorno ti toglie e quello dopo, magari, ti dà. Inevitabilmente mi ispiro a Serse Cosmi e a quegli anni di calcio vero, pulito, senza filtri: ho provato a rubargli qualche segreto nel corso degli anni e cerco di riportarlo in campo al giorno d’oggi, anche se il calcio è cambiato".

Che partita si aspetta domenica?

"Per noi è un esame troppo importante: l’Arezzo è una squadra organizzata, che in casa vince spesso e subisce poco. Hanno un allenatore e un direttore che fanno la differenza in qualsiasi categoria e giocatori che stimo, come Gucci tanto per dirne uno. Forse è la peggior squadra che potessimo incrociare attualmente, visto il loro stato di forma e i risultati che stanno ottenendo. Ci serve la partita perfetta, con umiltà, cuore e testa, senza fare calcoli. Tiferò sempre Arezzo ma domenica dobbiamo vincere".

Rientrare al Comunale sarà come fare un tuffo nel passato?

"Sicuramente, anche se c’ero già tornato col Foligno nel 2010. Quella volta l’accoglienza fu speciale e spero sia così anche domenica, perché per me la maglia amaranto è una seconda pelle. Non è una frase fatta: in quegli anni ho giocato anche col retto femorale strappato perché per me e i miei compagni giocare ad Arezzo rappresentava l’occasione della vita".

È per questo che avete lasciato un segno così indelebile?

"Direi di sì. Squadra e tifoseria avevano la stessa fame di vittorie e di riscatto, per cui si era creata un’unità di intenti straordinaria che ci ha permesso di vincere quel campionato nel 1996, che rimane sempre un ricordo bellissimo. Il cruccio che mi è rimasto è aver perso i playoff con la Maceratese l’anno dopo, ma fa parte del gioco".

Per il futuro cosa si augura?

"Nell’immediato salvare la Fermana, perché è una piazza appassionata: io ancora ci credo e i tifosi altrettanto. Poi vorrei farmi apprezzare come allenatore professionista per i concetti che porto e ciò che propone la mia squadra in campo".

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