Gianni Antonini, quando il calcio era passione: "La vittoria più bella? L’amicizia di tutti"

Il tecnico, che ha lanciato tanti nei professionisti, racconta una carriera di straordinaria umanità: "Al di là dei successi, conta la stima"

17 febbraio 2024
Gianni Antonini, quando il calcio era passione: "La vittoria più bella? L’amicizia di tutti"

Gianni Antonini, quando il calcio era passione: "La vittoria più bella? L’amicizia di tutti"

Tra i personaggi che hanno contribuito a fare la storia del calcio dilettantistico delle Marche e non solo, c’è Giovanni Antonini di Sant’Angelo in Vado, prima come centrocampista dai piedi buoni, poi come allenatore di spessore. Antonini ha giocato con Vadese (la sua città), Urbania, Urbino e Piobbico e in tutte queste squadre è tornato come allenatore: "Per me la cosa più bella e significativa", ci tiene a sottolineare. A soli 29 anni (stagione 1981/82), la prima esperienza da allenatore-giocatore a Piobbico. "Non andò bene – racconta – evidentemente ero troppo giovane ma poi a Piobbico mi sono rifatto". L’anno dopo Sartini e Gregorini lo chiamano alla Vadese per guidare la Juniores. In 4 anni vinse due titoli Provinciali, uno Regionale con accesso alle finali Nazionali con Carpi e Viareggio. Nella stagione 1986/87 ceduti per fare cassa Pesaresi, Sbrega e Pradarelli, il presidente Gregorini e il diesse Sartini gli propongono di guidare la prima squadra (aveva appena 34 anni), con un solo obiettivo: la salvezza. "Arrivammo terzi dietro Gubbio e Poggibonsi con sole tre sconfitte e inserimmo in prima squadra diversi ragazzi della Juniores. Non c’era l’obbligo degli Under ma noi facevamo giocare giovani di 17, 18, 19 anni".

In quella stagione guidò anche la Rappresentativa del Girone F (composta da Toscana-Umbria e Marche) al Torneo delle Speranze disputato ad Ostuni. L’anno dopo la Vadese arrivò addirittura seconda dietro al Poggibonsi perdendo una sola gara. "In quei due anni nelle trenta gare casalinghe abbiamo sempre segnato almeno una rete. Giocavamo un bel calcio propositivo, dedicavamo molto tempo ad esercitarci sulle palle inattive. Guerra aveva due piedi magici, il difensore Sacchi non era un marcantonio ma era intelligente e aveva un gran tempismo, mise a segno 7 reti in una sola stagione. Avevamo una forte società alle spalle, un paese al nostro fianco, un pubblico caloroso e numeroso. Non finirò mai di ringraziare quel gruppo di giocatori così compatto che mi ha fatto vivere due stagioni da sogno e irripetibili". Così è iniziata la sua storia. L’anno dopo Antonini andò a Piobbico in Promozione, vinse il campionato e salì in Serie D (a quei tempi non c’era l’Eccellenza). "Nel primo incontro il Cavalier Catani mi disse: “Io voglio fare il derby con Vadese, Urbania e Urbino, dimmi che cosa serve“".

Ancora un anno a Piobbico poi due anni a Bastia Umbra (PG), Urbino, di nuovo Vadese, Urbania, e poi Acqualagna, Cagli e Fossombrone. Nella stagione 2001/2002, a soli 49 anni chiude col calcio, anni in cui si guadagnava ancora molto bene. "I soldi non hanno mai condizionato le mie scelte – ci dice –. Per fare l’allenatore (ma credo qualsiasi professione), i migliori ingredienti sono passione ed entusiasmo, energie che poi uno riesce a trasmettere a tutto l’ambiente. Quando senti che ti vengono a mancare quelle componenti è bene smettere, almeno io l’ho pensata così e non mi sono mai pentito".

A proposito di ingredienti cos’altro ci vuole? "Credo che prima di tutto devi essere un buon psicologo per gestire un gruppo con tanti caratteri diversi. Poi devi essere onesto e coerente nelle scelte e devi essere molto preparato. Io mi aggiornavo molto, con riviste e video-cassette ma non solo. Tramite il mio amico Elio Pasquini nel 1990 sono stato una settimana a Milanello ai tempi di Arrigo Sacchi, Baresi, Maldini e degli olandesi. Vedere quegli allenamenti era uno spettacolo. Poi, nel tempo, nella capitale (sponda Roma con Capello e Lazio con Zeman). Quindi Juventus con Lippi, Parma con Ancellotti, Fiorentina con Ranieri, Perugia con Cosmi: più cose si vedono e più cose si sanno. Una volta un importante giocatore della Vadese mi disse che nei due anni ‘storici’ non avevamo mai fatto lo stesso allenamento. Lo presi come un grande complimento".

Cosa ti manca di più del calcio? "Direi nulla. Il tempo non si ferma. Il calcio è stata la mia grande passione, mi ha dato la possibilità di conoscere tanta gente di varia estrazione sociale, mi ha fatto crescere molto sotto l’aspetto culturale, oltre che caratteriale. E poi la bellezza di andare al matrimonio di molti miei ex giocatori o al battesimo dei loro figli. Sono cose impagabili, significa che hai lasciato comunque un segno".

Tra le tante gare rimaste nella sua memoria "indimenticabile quella con il Poggibonsi primo in classifica, quando al termine del primo tempo fu espulso il portiere Catenacci e rimanemmo in 10. Vincemmo per 2-1 (reti di Pazzaglia e Sacchi) e andammo al primo posto". Antonini ha lanciato tanti giocatori nei professionisti: "Spero di non sbagliare e di non dimenticare nessuno. Sbrega (Gubbio, Poggibonsi e Rimini), Luca Pazzaglia (Vis Pesaro, Cesena, Bologna, Lugo), Simone Pazzaglia (Perugia, Fasano, Forlì), Claudio Leonardi (Vis Pesaro, Rimini, Andria), Roberto Badalotti (Vis Pesaro), Valeriano Recchi (Arezzo, Andria, Catania…). Mi piace ricordare che anche altri giocatori della Vadese militarono nei Professionisti. Sacchi e Baggiarini all’Osimana, Giovannetti al Modena, Spina e Galletti al Viareggio, Tombari al Cesena, Guerra Maurizio “Midio“ al Fano, Guerra “Cimi“ alla Spal, Giovagnoli all’Arezzo, Ottavi all’Isernia. Insomma per un paese di 4.000 persone credo che sia tanto. Così facendo i conti tornavano sempre e per anni si parlò del ‘miracolo’ Vadese". "Ho un solo rammarico". Quale? "Nella stagione 88/89 quando salimmo in serie D consigliai al cavalier Catani di acquistare Federico Giunti di Città di Castello che era disponibile a venire da noi. Aveva 18 anni, lo avevo visto giocare un paio di volte e mi aveva impressionato. Il Cavaliere, mal consigliato, disse di no. Poi Giunti giocò nel Milan, nel Parma, nel Perugia… e il Cavaliere molto tempo dopo mi disse che avevo visto bene".

Amedeo Pisciolini

Continua a leggere tutte le notizie di sport su