Granata, il match in tre atti. Dalla crescita al “rosso“

L’analisi del match con la Fermana finito con una sconfitta di misura. Il Pontedera in svantaggio ha dimostrato di saper reagire in modo positivo. .

13 settembre 2023

L’approfondimento tattico delle partite del Pontedera – un appuntamento che intendiamo regalarvi puntualmente per capire più nel dettaglio cosa è accaduto durante i novanta minuti di gioco – porta a suddividere la sconfitta in casa della Fermana (1-0 con rete marchigiana al 64°) in tre distinti periodi.

Primo periodo, 1°-30° minuto. La difficoltà iniziale mostrata dai granata non è stata causata dalla disposizione tattica dei padroni di casa, scesi in campo col previsto 3-4-1-2, quanto dalla maggiore aggressività espressa dai marchigiani, più bravi a vincere i duelli, i tackle e a recuperare le seconde palle, tutti argomenti sui quali vive il calcio moderno. Il gioco palla-lunga della Fermana ha costretto gli uomini di Canzi alla corsa indietro senza così riuscire a tenere le linee compatte, facendo mancare la giusta pressione ai portatori di palla avversari e allo stesso tempo impedendo di produrre palloni giocabili. Tutto questo è durato fino alla mezz’ora, quando l’infortunio dell’attaccante Curatolo (poi uscito al 39°) ha spento le velleità dei locali e con i granata che iniziavano a risalire la china.

Secondo periodo, 31°-49°, minuto. Il Pontedera infatti ha cominciato ad alzare il baricentro, è riuscito a prendere le misure agli avversari, a recuperare compattezza, ritrovare i cosiddetti "quinti", cioè gli esterni (Perretta e Angori) e a portare più uomini nell’area nemica (occasione di Ianesi). Il periodo a cavallo dei due tempi diceva che gli accorgimenti tattici portati alla mezz’ora e continuati nell’intervallo stavano dando i loro frutti. La crescita però si è interrotta bruscamente al 49° con il secondo cartellino giallo a Guidi, sicuramente ingenuo nelle circostanze, ma sanzionato in maniera eccessiva in entrambe le situazioni come si capisce rivedendo le immagini tv.

Terzo periodo, 50°-90° minuto. Se rimanere in dieci è sempre un problema, ritrovarcisi dopo essere riusciti ad applicare le giuste contromisure all’avversario è ancora peggio, perché ti abbatte mentalmente. Il Pontedera è rimasto in piedi ma ha barcollato alla ricerca di un nuovo assetto. Sono stati necessari quindici minuti per riprendersi, tanti quanti quelli intercorsi tra l’inferiorità numerica e la rete che ha deciso la gara. Una volta in svantaggio e non avendo più nulla da perdere, Canzi al 70° ha messo dentro forze fresche e fisicità (Ambrosini ma soprattutto Paudice e Provenzano) per effettuare recuperi alti e creare occasioni, rimanendo inizialmente con il 3-4-2 e passando al 4-2-3 con l’ingresso di Fossati all’83°. La reazione c’è stata e questa è la cosa positiva, a dimostrazione che lo stop non è derivato da un problema di tenuta fisica o dall’aver concesso troppo agli avversari, bensì di atteggiamento mentale, di emotività nel vedere che le cose non riuscivano. A ciò si aggiunge il rammarico di aver capito che la Fermana era superabile e di non essere stati capaci di portar via uno 0-0. Perché, per come era nata la partita, più di quello il Pontedera non avrebbe potuto ottenere da questa trasferta.

Stefano Lemmi

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