Il baby calciatore che non può giocare. Orfano e migrante nessuno firma i documenti
L’adolescente, originario del Gambia, è ospite in una casa d’accoglienza e si allena con la squadra del Forte dei Marmi
Il ragazzo non può giocare. È orfano, rifugiato di guerra e nessuno firma per lui. La storia di A.A. (classe 2009 del Gambia) se la stanno prendendo a cuore tutti al Forte dei Marmi 2015, società che lo fa allenare nella sua squadra Giovanissimi A regionali Under 15 (di fatto sotto la responsabilità del presidente Luca Aliboni) da quest’estate. Però non può scendere in campo in occasione delle partite ufficiali, non potendo essere tesserato.
Il 14enne gambiano è arrivato in Italia, scappando dal suo Paese d’origine (dove non ha più nessuno) nella scorsa Primavera 2023: sbarca a Lampedusa, da lì lo mandano a Valdottavo (Lucca) e poi viene spostato a Montignoso dove vive in una casa famiglia. Gli piace tanto giocare a calcio e a fine luglio/inizio agosto prende subito parte alla preparazione estiva pre-campionato del Forte dei Marmi, club che lo accoglie come una grande famiglia. Lo sfortunato ragazzo, che è solo al mondo, viene immediatamente “adottato“ da tutti nell’ambiente del Forte dei Marmi coi genitori dei suoi compagni di squadra che gli comprano chi le scarpette da calcio chi altro materiale da gioco. "Il problema è che nessuno, almeno fino a questo momento, ha firmato per lui – racconta il direttore generale dei fortemarmini Brunello Salarpi – il ragazzo ha un tutor pro-tempore. Ma se chi può farlo non si prende la briga di apporre una firma... essendo un minore noi, come nessun’altra società, possiamo tesserarlo". Teoricamente non potrebbe nemmeno allenarsi, non fosse per la responsabilità che si è preso il presidente Aliboni. Ma vedere che poi la domenica non può giocare le partite coi suoi compagni e deve rimanere fuori, limitandosi a fare il tifo, senza poter partecipare attivamente... beh, fa veramente tristezza. "Si parla tanto d’integrazione nei “salotti“ pure in tv e poi nei fatti capitano situazioni del genere – sottolinea, giustamente, il dg Salarpi – per noi si sta occupando della vicenda l’avvocato Stefano Pellacani e la speranza è quella di smuovere qualcosa quanto prima".
Nel frattempo anche domenica mattina A.A. è rimasto a bordocampo a guardare i suoi compagni del Forte, con cui si allena con impegno e divertimento tutta la settimana (la società lo va a prendere in pulmino alla casa famiglia a Montignoso e lì lo riporta), che hanno giocato il match contro i coetanei dell’Academy Porcari perdendo 2-1 sul sintetico di casa di via Versilia. Si è “consolato“ con la sua bevanda preferita (il Gatorade Blue), per cui va matto e con cui si disseta andando subito al bar dello stadio appena arriva al campo. Ma nel campo lui vorrebbe tanto giocarci, uguale ai suoi amici compagni e avversari. Non leviamogli anche questo.
Simone Ferro
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