Il “miracolo“ Mantova. Idee chiare e passione. Dall’inferno al paradiso i biancorossi vedono la B

La retrocessione in D la scorsa estate, poi il ripescaggio e l’avvento di Piccoli. Il progetto vincente della nuova proprietà ha coinvolto spogliatoio e tifosi. Il Martelli è tornato ai riempirsi come ai bei tempi ed è tutto pronto per la festa.

di LUCA MARINONI -
19 marzo 2024

Il Mantova 1911 ha scritto un’altra pagina speciale di una storia davvero unica come la sua. Un percorso, quello della squadra biancorossa seguita con grande calore dai suoi tifosi, che ha alternato senza soste belle soddisfazioni ed improvvise cadute, in un’infinita altalena di emozioni, che ha sempre messo a dura prova i cuori di tutti coloro che amano i virgiliani.

Basta riavvolgere il nastro del tempo solo di pochi mesi per rendersi conto di questo tumultuoso cammino. In effetti è domenica 13 maggio quando il pareggio interno con l’Albinoleffe condanna il Mantova a salutare la serie C al termine dei play out e a ritornare, dopo tre sofferte stagioni tra i professionisti, in serie D. La delusione che si respira è enorme, ma proprio questo è il punto della “rinascita” virgiliana. Passano poche settimane e non solo il club viene riammesso in serie C per la rinuncia all’iscrizione del Pordenone, ma Filippo Piccoli decide di assumere la proprietà della società della quale diventa l’azionista principale. Da questa decisione parte il nuovo progetto che vuole riportare in alto i biancorossi.

Il presidente Piccoli decide di affidare la realizzazione del suo ambizioso programma a Christian Botturi, che ha già messo in mostra la sua abilità alla Pro Sesto e diventa il direttore tecnico di un corso completamente nuovo. Del gruppo della prima squadra rimangono solo tre giocatori. Per il resto l’organico in vista della nuova stagione viene allestito da zero, puntando su un giusto mix tra elementi esperti e giovani di belle speranze, con un occhio di riguardo per l’aspetto morale, all’insegna della ricerca non soltanto di qualità tecniche ma anche umane.

Nel progetto Mantova ciò che fa la differenza rispetto anche a rivali costruite con grandi ambizioni ed importanti investimenti è la forza delle idee. Una volta tracciata la strada maestra, il sodalizio virgiliano l’ha seguita a testa bassa, come è capitato per la guida tecnica, che è stata affidata a Davide Possanzini, ex attaccante di buona levatura, ma alle prime esperienze come allenatore. Il tecnico marchigiano, per diversi anni vice di De Zerbi, era reduce dalla controversa esperienza di Brescia, dove il presidente Cellino, promuovendolo dalla Primavera, lo aveva chiamato alla guida della prima squadra imprigionata nella zona calda della serie B. A Possanzini, però, lo stesso Cellino ha concesso solo due partite prima di porre fine bruscamente alla sua avventura. Un esonero che, evidentemente, non ha influito sulla fiducia del duo Piccoli-Botturi, che ha scelto di puntare proprio su Possanzini per la stagione del ritorno in serie C di un Mantova tutto nuovo.

Tante novità tutte insieme per quello che avrebbe dovuto essere una sorta di anno zero per la compagine virgiliana, presentatasi ai nastri puntando a raggiungere la salvezza il prima possibile. Strada facendo, invece, la determinazione e la perfetta armonia createsi nell’ambiente biancorosso hanno generato un autentico miracolo. Non solo il “Martelli” è tornato a riempirsi come nelle stagioni migliori, ma capitan Burrai e compagni hanno impostato un cammino a ritmo insostenibile anche per le contendenti più accreditate del girone A. Una dopo l’altra le rivali nella lotta per la promozione si sono staccate e il Mantova, mantenendo i piedi ben piantati per terra e la concentrazione sempre al massimo, ha avuto la forza di portare a buon fine la sua corsa fino a quando anche il Padova, ultimo avversario ad arrendersi, ha dovuto alzare bandiera bianca davanti al grande capolavoro dei biancorossi. Il “miracolo”, che alla vigilia nemmeno il più ottimista dei tifosi avrebbe osato sperare, si è compiuto e la compagine virgiliana sta tornando a vele spiegate in quella serie B dalla quale, complici due fallimenti, mancava dal 2010.

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