La storia del giovane Rao, che al pari del compagno Peda convive con la patologia scoperta da bambino. "Faccio sport con il diabete: è un esame in più»

"Ho potuto proseguire senza problemi il mio percorso e vado avanti senza paura. E’ un altro banco di prova"

12 novembre 2023
"Faccio sport con il diabete: è un esame in più"

"Faccio sport con il diabete: è un esame in più"

In occasione della Giornata Mondiale del Diabete che si celebrerà martedì prossimo, nel prepartita di Spal-Pontedera si svolgerà una speciale iniziativa promossa da Agpc (Associazione Giovani con Patologie Croniche), Spal e Spal Foundation che vedrà protagonista una delegazione di bambini con diabete dell’Associazione ferrarese insieme a fratellini e sorelline. I piccoli scenderanno in campo con l’obiettivo di sensibilizzare l’opinione pubblica sull’impatto del diabete, nonché di promuovere il ruolo della famiglia nella gestione, cura, prevenzione ed educazione al diabete. Un adulto su 10 nel mondo ha il diabete, ma quasi la metà dei soggetti non ne è consapevole poiché non gli è mai stato diagnosticato. Emanuele Rao convive con questa patologia da sette anni: "Avere il diabete non è una cosa di cui vergognarsi – spiega –, i calciatori con questa patologia non sono molti ma non l’ho mai vissuta come un ostacolo, quanto una motivazione in più per dare sempre il massimo. Ho scoperto di avere il diabete nel 2015, quando frequentavo la terza elementare. Avevo una bisnonna con il diabete ma il suo era di tipo 2, mentre a me è stato diagnosticato il diabete mellito di tipo 1, una patologia cronica autoimmune che causa un’alterazione del sistema immunitario. Mi ricordo che bevevo tanto, mi svegliavo di notte perché avevo sempre sete e andavo spesso in bagno.

I miei genitori, entrambi infermieri, hanno capito che queste manifestazioni potevano essere sintomo di qualcosa di più complesso e mi hanno fatto fare degli accertamenti. Le analisi hanno evidenziato che il livello della mia glicemia non era a posto, così ho dovuto trascorrere qualche giorno in ospedale a Trento e lì è arrivata la diagnosi definitiva. Lì per lì non è stato facile. Chiesi subito a mia mamma e ai dottori se avessi potuto continuare a giocare a calcio, perché quello era il mio unico desiderio. Appena usciti dall’ospedale ci siamo confrontati con la società Chievo Verona, dove giocavo all’epoca, e grazie al supporto ricevuto da tecnici e tutor ho potuto proseguire senza alcun problema il mio percorso. Avere il diabete non deve essere un peso e voglio dire a tutti i bambini ed i ragazzi che scoprono di avere questa patologia di non preoccuparsi e andare avanti per la propria strada senza paura. Il diabete non è un muro invalicabile, ma un semplice ostacolo, un banco di prova personale come tanti altri che ciascuno di noi dovrà affrontare nella propria vita".

Oltre a Rao, anche Patryk Peda è affetto da diabete ed ha ricevuto la diagnosi alla stessa età del compagno. Il difensore polacco ha scoperto all’età di nove anni di essere diabetico, ma questo non gli ha impedito di realizzare il sogno di diventare un calciatore.

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