Lo sfogo di un direttore di gara. "Noi ragazzi, soli contro i violenti. Paura? Non sarei umano senza...»

Francesco, 17 anni: "Penso a quanto soffrono i miei genitori in tribuna, io mentalmente sono preparato"

9 febbraio 2024
"Noi ragazzi, soli contro i violenti. Paura? Non sarei umano senza..."

"Noi ragazzi, soli contro i violenti. Paura? Non sarei umano senza..."

C’è tutto nel borsone da portare nel weekend sul campo della periferia milanese: divisa, fischietto, cartellini. E una buona dose di coraggio. "Ma quella fa parte della nostra vocazione, perché se non ci fosse anche un briciolo di paura visto quanto accade ogni domenica, beh... non sarei umano". Francesco (nome di fantasia, perché gli arbitri non sono autorizzati a parlare, neppure quando vogliono raccontare la propria storia) è un giovanissimo direttore di gara, ha soli 17 anni ma ragiona già da adulto. Sa bene che garantire il regolare svolgimento di una partita di calcio attraverso l’applicazione dei regolamenti non è un compito semplice, a maggior ragione quando si è un età adolescenziale. Da ragazzo pieno di entusiasmo ma “fragile“ come tutti, deve fare i conti con la frustrazione e le violenze fisiche di presidenti, allenatori, calciatori e genitori sugli spalti.

Parliamo invece del tuo sogno, della voglia di divertirsi come giovane arbitro...

"La mia passione per la direzione arbitrale nasce nel 2022 quando decisi di lasciare il calcio giocato. Però non volevo abbandonare il rettangolo verde, la partita vista con altra prospettiva mi affascinava. Mi sentivo sicuro per affrontare questo percorso, ero convinto di avere una grande forza morale e mentale e di poter essere lucido abbastanza per gestire le pressioni che arrivano dal campo e dagli spalti. I responsabili ci aiutano nelle difficoltà dandoci gli strumenti necessari".

Però ammetti di aver paura...

"Non sarei un essere umano altrimenti. Non si è mai pronti a subire insulti o aggressioni. E’ umiliante sentire parole offensive provenienti dagli adulti, penso a quanto soffrono i miei genitori in tribuna, perchè almeno noi in campo siamo preparati mentalmente".

Hai mai rischiato seriamente un’aggressione?

"Si, prima dell’estate. Era una gara di under 15 maschile, molto sentita tra le due squadre. A fine match alcuni genitori si sono lanciati contro le recinzioni insultandomi e minacciandomi per aver espulso i figli durante la partita".

Come hai reagito?

"Ho parlato con qualcuno della mia sezione di appartenenza e successivamente sono stato costretto a chiamare le forze dell’ordine. Ero davvero in pericolo, quelli non ragionavano..."

Come si lavora per limitare le aggressioni sui campi?

"Non è semplice, anche perché non sono stati pochi gli episodi violenti durante la scorsa stagione sportiva e anche in quella attuale. Qualche mese fa un mio collega, in seconda categoria, dopo una decisione di gioco, ha ricevuto spintoni e uno schiaffo. E altrove insulti, aggressioni verbali e minacce".

Voi rimanete sempre più soli...

"Il rimedio migliore sarebbe quello di inasprire ancor di più le pene. E’ stato già fatto, ma serve tolleranza zero, in modo da allontanare soggetti che non meritano di calpestare un campo di calcio. Altrimenti succede il contrario: sarà l’arbitro ad abbandonare".

Invece ci sarà un bell’episodio che ti è rimasto in mente?

"Una volta una società intervenne quando ebbi problemi ad un ginocchio. La squadra di casa si mise completamente a disposizione e mi aiutò a portare al termine la partita".

Dicevi dei tuoi genitori, sempre lì in tribuna a seguirti...

"in realtà più mio padre. Mia madre viene ogni tanto, ma la capisco. Non se la sente di assistere alle gare per non soffrire quando partono le offese dagli spalti. Il mio papà mi segue da sempre. Mi da tanta sicurezza e senso di protezione".

E nella tua sezione come va?

"Una vera e propria famiglia. E’ un ambiente ricco di persone sane e cordiali, tanto preparate dal punto di vista tecnico quanto disponibili dal lato umano. Tutti i componenti spendono ogni giorno tempo prezioso per il nostro futuro, sottraendolo ai loro affetti familiari. Frequentare la Sezione è importante non solo per migliorare dal punto di vista tecnico ma anche per coltivare nuove amicizie".

Giulio Mola

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