"Noi, invisibili del calcio"

Confessioni di uno steward da stadio: "Dieci ore per 40 euro" .

di GIULIO MOLA -
13 ottobre 2023

"Siamo costretti a sopportare di tutto, condizioni di lavoro indecenti e anche rischiose. Ma dobbiammo accettarle altrimenti ci dicono di restare a casa. Anzi, “se non ti sta bene così, levati dai piedi“. Parole testuali". Carlo, nome di fantasia perché in certe situazioni per sopravvivere devi mantenere l’anonimato, ha più di 40 anni ma a San Siro è uno dei “veterani“ di quegli esseri umani vestiti con un gilet giallo, e la cui funzione è dare un senso di protezione ai tifosi comuni. Una delle silenziose “professioni“ del pallone, dove però i meno tutelati sono gli “steward“ stessi, perché, almeno in Italia, hanno scarsi poteri.

Nel perimetro dello stadio sono in teoria “pubblici ufficiali“, hanno la facoltà di chiedere documenti ed eseguire perquisizioni molto “soft“, ma alla prova dei fatti lo steward può fare poco o nulla. Perché per ragioni “legali“ (ma anche pratiche), ad esempio, non possono arrivare ad un contatto fisico. Motivo per cui sono in costante situazione di pericolo dove il rischio per la propria incolumità è elevatissimo. "Qualcuno ci ritiene privilegiati, come fossimo semplici tifosi che guardano gratis la partita, ma non è così anche perché la maggior parte di noi dà le spalle al campo, siamo solo una categoria di una professione invisibile".

Il nostro steward ha un’esperienza ventennale a San Siro, pomeriggi e notti di lavoro, fra serie A e coppe europee. "Spesso o in parte ore non retribuite quando sei all’inizio. Ma per fortuna io e altri miei colleghi abbiamo altri lavori che ci permettono di sopravvivere. Però ci sono tanti ragazzi che non hanno alternative: la metà di chi opera a Milano arriva con i pullman da ogni parte d’Italia, fanno trasferte in diversi stadi di serie A con tante ore di viaggio sulle spalle, pochi euro da incassare (35 come base più 15 da trasfertista) e monetine di buoni pasto. Perché la “paghetta“ di noi steward, pur con i cambiamenti nel mondo del calcio, resta sempre la stesso".

Snocciola numeri e situazioni il nostro interlocutore. Raccontando la dura vita di uno steward milanese che deve accontentarsi di 3540 euro a partita (varia a seconda dell’importanza della gara o dai contratti stipulati tra ditte esterne e le società calcistiche), tra insulti e il rischio di farsi male. "Per un match di Champions alle 21 prendiamo servizio dalle 15,30 fino al termine della manifestazione. Ci presentiamo molto in anticipo, ma alcuni vengono pagati solo dopo l’apertura dei cancelli, altri a fine serata. Tutti abbiamo voglia di lavorare, però le condizioni sono davvero complicate, soprattutto quando in inverno bisogna stare al gelo per tante ore. Ma nessuno parla per paura di perdere il posto".

Non solo le partite casalinghe, ormai lo steward svolge la sua mansione anche lontano dalla propria città: "Alcuni di noi vengono arruolati anche per partite che disputano in altre regioni, ci sono addirittura agenzie che propongono “la doppia”, come viene chiamata in gergo. Ad esempio ti fai Milan-Lazio al sabato a 70 euro, il giorno dopo ti sposti a Torino o Udine per un’altra partita. Loro ti fanno dormire e al massimo ti danno o la colazione o una busta sacco con due panini e una bottiglietta d’acqua. Tutto il resto del vitto dei due giorni è a proprie spese, l’assurdità è che con quei 140 euro che guadagni devi mangiare per due giorni e mezzo se arrivi da città lontane".

Per diventare un addetto alla sicurezza bisogna poi fare un corso di formazione con successivi aggiornamenti a costi elevati ma come detto il lavoro dello steward è solo di rappresentanza perchè, all’atto pratico, e per le leggi vigenti, risulta inefficace in caso di situazioni di pericolo: "Ti viene insegnato che il tuo compito è solo quello di vigilare. Perché poi, in caso di pericolo, ad intervenire ci pensano le forze dell’ordine. Abbiamo oneri e doveri elevati, ma i diritti vengono puntualmente calpestati. Ad ogni partita riceviamo minacce, raramente botte. Però calci e spintoni, quelli sì. Ma non possiamo reagire, dobbiamo provare a riportare la calma. A nostro rischio e pericolo. E ci sono tanti colleghi, soprattutto i più giovani, che non hanno l’esperienza per gestire determinate situazioni". Insomma, gli steward si sentono soli e abbandonati anche dalle istituzioni e chiedono rispetto e dignità: "Non cambierà mai nulla perchè di noi se ne fregano. Ora pensiamo a Milan-Juventus a San Siro, alla modica cifra di 40 euro per dieci ore di lavoro. Altro che salario minimo..."

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