Quelli che smettono troppo presto. Da Maldini jr a Poletti e Battaiola. Chi ha appeso le scarpe al chiodo

Il figlio d’arte fa il procuratore, l’ex dell’AlbinoLeffe è manager a Dubai. Vita da rapper per il portiere

1 febbraio 2024

Il pallone? No grazie. O almeno, non per sempre. C’è anche altro guardando il presente e senza aspettare il futuro. Di qui scelte di vita che sorprendono, con calciatori che smettono all’alba dei trent’anni (quindi nel pieno della maturità sportiva) se non prima, molto prima. Prendete Amedeo Poletti, classe 2002. Circa un mese fa ha comunicato alla sua società, l’AlbinoLeffe, di voler appendere lescarpe al chiodo. Eppure 46 presenze e tre gol con la maglia della Celeste non sono poca roba per il centrocampista di scuola Juve, ma dietro quella decisione c’era la volontà di fare ciò che realmente gli piacesse: "Ho preso questa decisione con l’intento di cambiare vita. Il mondo del calcio non è il luogo dove mi vedo nel mio futuro. Penso che se non sei disposto a fare qualcosa per tanto tempo, non dovresti farla nemmeno per un giorno", ha spiegato con la serenità d’animo e la professionalità che lo hanno sempre contraddistinto Poletti. A spingere verso l’addio al calcio anche motivi fisici, visto che il centrocampista proveniva da una riabilitazione lunga 13 mesi per un grave infortunio al ginocchio. Nel frattempo per “distrarsi“ ha creato due aziende di software che forniscono algoritmi e ora ha deciso di coltivare il nuovo mestiere andando a lavorare a Dubai. "In questi anni, nel tempo libero, sono riuscito a costruire qualcosa al di fuori del calcio. Ora penso sia arrivato il momento di portare avanti queste attività trasferendomi all’estero". Seguendo dunque quella che adesso è la sua vera passione, cioè l’economia alla quale è stato instradato dal papà, un noto commercialista di Torino.

Più singolare ma non meno apprezzata la scelta di vita fatta lo scorso autunno da Nicholas Battaiola, portiere di “categoria“, nato a Soresina con il sogno di debuttare un giorno in serie B. Invece Battaiola, a soli 27 anni, ha rinunciato ad un contratto biennale col Piacenza (serie D) per dedicarsi a tempo pieno alla sua passione, la musica. "Il mondo del calcio non è sempre bello come pensate. Ora mi dedico a ciò che mi piace realmente", lo sfogo “social“ di Batta. E la musica, oggi più che mai, è la sua ragione di vita. "So che posso sembrare matto ma per fortuna non sono mai stato venale e sono convinto che i soldi non comprano libertà, la felicità e l’entusiasmo". I numeri gli danno ragione: quasi 300 mila utenti mensili su Spotify e la sua canzone più famosa, “Chase”, ha più di 40 milioni di ascolti.

Diversa (ma con un finale simile) la storia di Christian Maldini. Lui, appartenente ad una delle più belle dinastie del pallone (è il figlio maggiore di Paolo), lo scorso settembre ha deciso che col calcio giocato poteva bastare. E a 27 anni è passato dal campo alla scrivania: reduce dall’ultima esperienza con la maglia del Lecco in Serie C, ha accettao la proposta della’agente Giuseppe Riso e ha deciso di fare il procuratore per conto di una delle “scuderie“ più importanti non solo in Italia ma pure in Europa (ne fanno parte, tra gli altri, anno Sandro Tonali, Davide Frattesi, Bryan Cristante, Alessandro Buongiorno, Nicolò Rovella, Gianluca Mancini, Lorenzo Lucca). Classe 1996, difensore centrale, Maldini jr ha indossato per due stagioni anche la maglia della Pro Sesto, collezionando 41 presenze. E poi esperienze con Pro Piacenza, Fondi, Alma Juventus Fano e Hamrun Spartans, squadra maltese di Serie A. Per lui anche 10 partite e un gol con il Milan Primavera.

Giulio Mola

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