Specchio di una stagione. Il Pontedera di... Pescara

Sfida playoff giocata bene ma i granata non hanno fatto l’ulteriore salto. Il match rivisto con gli occhi della tattica: una partita divisa in tre mosse.

di STEFANO LEMMI -
14 maggio 2024

In attesa di sapere chi sarà il sostituto di Massimiliano Canzi, concludiamo il consueto appuntamento stagionale con l’ analisi approfondita dei match del Pontedera con il play off di Pescara, terminato con un 2-2 che ha chiuso l’attività agonistica dei granata. Tre le fasi significative identificabili.

Prima fase 1°-34° minuto. Il Pontedera ha iniziato facendo la partita che doveva e che aveva preparato. Ossia anestetizzare ogni tentativo del Pescara cercando di abbassare i ritmi e colpire nelle ripartenze. Ci è riuscito perché praticamente non ha concesso tiri, nonostante che il possesso-palla (che non vuol dire essere più pericolosi) sia stato di marca pescarese. Il gol del vantaggio, seppur fortuito nella sua dinamica (carambola tra due difensori di casa) nasce da quello che Canzi aveva in mente, cioè concedere il palleggio solo ai difendenti centrali avversari marcando gli altri giocatori. In questo modo gli adriatici hanno dovuto forzare le giocate e un recupero-palla ha messo Ianesi nell’uno contro uno da cui è nato il vantaggio.

Seconda fase 35°-45° minuto. E’ in questo spezzone finale di tempo, in particolare nei 4’ intercorsi tra il pari e il vantaggi pescarese che il Pontedera ha messo in salita la serata. L’unico vero momento di sofferenza è stato comunque in occasione della rete del sorpasso, che i padroni di casa hanno costruito mettendo in atto i loro abituali canoni di gioco perché quello del pari è stata propiziato da un rimpallo. Nonostante il feroce uno-due, i granata non si sono abbattuti ma sono riusciti a restare in piedi mostrando grande maturità.

Terza fase 46°-96° minuto. Con Cascione rimasto sempre fedele al 4-3-3, il Pontedera al rientro dagli spogliatoi si è presentato con Delpupo per Martinelli, modificando il suo atteggiamento difensivo dal 4-2-3-1 al 3-3-4 (mentre quello offensivo è rimasto il 3-4-2-1). Dal primo minuto e fino al triplice fischio i granata hanno sfornato una prestazione aggressiva e di grande coraggio come di solito una squadra non riuscirebbe a tirar fuori nei momenti di difficoltà e anche gli ingressi di metà frazione (Ambrosini e Ganz) hanno mantenuto alto il livello di qualità della manovra. Al punto da essere riusciti a rimontare con la rete numero 10 di Delpupo e a sfiorare quella del 2-3 con Ianesi (77°), un gol che con grande probabilità il Pontedera sarebbe riuscito a conservare, passando il turno, contro un Pescara che aveva iniziato a dare segnali di cedimento sia fisico che mentale. Alla fine la (bella) sfida dell’Adriatico è stata lo specchio della stagione: non essere riusciti a compiere quel salto ulteriore più per imprecisioni proprie e meriti degli avversari.

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