Ciclismo - Il personaggio. Un Fanini... olimpico

Patron Ivano ha lanciato molti corridori poi sul podio in tante edizioni dei giochi

11 agosto 2024
Ciclismo - Il personaggio. Un Fanini... olimpico

Da sinistra: Ivano Fanini mentre premia il presidente del Coni, Giovanni Malagò

Le Olimpiadi sono quasi terminate e c’è un personaggio capannorese che ha, con i giochi a cinque cerchi, un legame particolare, come nessun altro. Iniziato a Monaco, nel 1972, la tristemente famosa edizione macchiata del sangue degli atleti israeliani sequestrati e poi morti durante l’attentato dei fedayyin palestinesi di "Settembre Nero". Si tratta di Ivano Fanini, il patron di "Amore & Vita", la squadra più longeva, l’imprenditore più vincente nella storia del ciclismo, con 60 anni di esperienza personale in questo settore, di cui 40 nei professionisti.

Primo contatto con Marco Villa, ex atleta dei team Fanini, allenatore di Filippo Ganna che ha conquistato un argento a cronometro su strada. "Innanzitutto, voglio ricordare – spiega Fanini – che il mio legame personale con le Olimpiadi parte quando un ex pugile australiano, che si era dato per diletto alla bicicletta e che presi nella mia squadra, conquistò l’argento nella prova in linea a Monaco. Era il 1972: Clyde Sefton". Fanini continua narrando un altro momento d’oro, quello delle Olimpiadi di Los Angeles 1984. "In quell’edizione il mio corridore, Marcello Bartalini, passato poi professionista con la Pepsi - Fanini, vinse l’oro nella prova a cronometro a squadre, insieme a Giovannetti, Vandelli e Poli. Questo successo ha segnato una pietra miliare per il ciclismo italiano dilettantistico che, fino a quell’epoca, era dominato a livello mondiale dagli atleti dell’Est. A Seul 1988 Eddie Salas e Roberto Pelliconi, entrambi miei atletii, si piazzarono sesto e settimo. A Barcellona ’92, devo ricordare soprattutto l’argento nella prova a cronometro su strada (con il quartetto), un mio corridore, Flavio Anastasia". "Ad Atlanta 1996 nella corsa in linea – prosegue Fanini – , si mise in evidenza un ciclista che scoprimmo da bambino e poi lanciato nei professionisti: il danese Rolf Sørensen che ottenne l’argento".

Poi un buon piazzamento di Bartoli a Sydney 2000, dove sfiorò il podio. "Ricordo – chiude Fanini – anche un altro atleta che ho scoperto e fatto diventare professionista: lo svizzero Bruno Risi, argento ad Atene 2004. Anche Richard Carapaz, campione uscente a Tokyo, è stato scoperto da un mio ex atleta, l’ecuadoriano “El Condor” Rosero".

Massimo Stefanini

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