Flavia Pennetta. "Fate sognare i ragazzi ma non mettete pressione. Di Sinner ce n’è uno solo»

L’ex tennista azzurra si rivolge ai giovani talenti e a genitori troppo ambiziosi "Giusto crederci sempre, ma serve pazienza senza crearsi troppe aspettative. E poi è la scuola è altrettanto importante, io ho studiato fino alla maturità".

di DI GIULIO MOLA -
31 maggio 2024
"Fate sognare i ragazzi ma non mettete pressione. Di Sinner ce n’è uno solo"

"Fate sognare i ragazzi ma non mettete pressione. Di Sinner ce n’è uno solo"

di Giulio Mola

Tornare lì dove tutto è cominciato regala qualcosa di speciale, riapre lo scrigno dei ricordi e riavvolge il nastro di una carriera meravigliosa. Quello che è accaduto ieri mattina a Flavia Pennetta, già numero 6 del ranking mondiale in singolo, e addirittura prima nel doppio quando con l’amica Roberta Vinci formava una coppia quasi “imbattibile“. L’ex tennista azzurra non è voluta mancare al Tennis Club Ambrosiano dove si è svolta la presentazione dell’edizione numero 57 del Trofeo Avvenire (via domani, fino all’8 giugno). L’atleta brindisina, ormai “milanese“ d’adozione, su quei campi in terra rossa ci giocò nel lontano 1997, quando era appena quindicenne. "E vinsi in doppio proprio con Roberta (Vinci, ndr), ricordo tutto come se fosse ieri. Oggi fa un certo effetto pensare a quei momenti e soprattutto al fatto che poi Roberta me la sono ritrovata in finale agli Us Open nel 2015".

Cosa rappresenta l’Avvenire per un adolescente che arriva qui con la racchetta in mano e un borsone carico di speranze?

"Da questo torneo può svilupparsi il sogno di ogni bambino, che oggi anche in giovanissima età mi sembra più atleta e più pronto rispetto a quanto fossimo noi in passato. Però una cosa mi sento di dire ai ragazzi: cercate di avere pazienza. E anche ai genitori vorrei dare un consiglio: abbiate cura di supportarli, senza loro mettere fretta o troppa pressione. Io, da juniores, ero molto scarsa in singolare e andavo meglio in doppio. Poi col tempo sono cambiate le cose. Ed anche la mia carriera".

Il pericolo è sempre quello: i genitori malati di “campionismo...

"Purtroppo non solo qualcuno pensa di avere in casa un baby fenomeno, ma capita spesso pure che siano i papà e le mamme a volersi sentire protagonisti molto più dei propri ragazzi. Come se poi l’eventuale successo fosse un loro merito, una loro conquista e non il risultato ottenuto dal figlio sceso in campo. Questo è un errore. I giovanissimi vanno aiutati, incitati, sostenuti. Ma devono crescere seguendo anche altri percorsi, per esempio la scuola. Io ho studiato al liceo scientifico e ho sostenuto l’esame di maturità, i miei genitori mai mi hanno messo pressione. Oggi purtroppo sono in tanti quelli che abbandonano prestissimo i banchi scolastici aggrappandosi poi a lezioni o corso privati per recuperare".

Colpa dell’effetto Sinner?

"Sia chiaro, bisogna crederci sempre, ed è giusto che anche i giovani tennisti come tutti gli sportivi possano avere dei sogni nel cassetto, ma tutto ciò non deve diventare un’ossessione. E poi di Sinner ce n’è uno solo, la strada è lunghissima e arrivare così in alto è molto difficile. Ma con l’ambizione, la passione e l’impegno ci si può comunque togliere delle soddisfazioni"

Salto a Parigi: suo marito Fabio (Fognini, ndr) è partito bene al Roland Garros battendo Van de Zandschulp ma ieri ha trovato in Paul un avversario insuperabile...

"Sono felice per il solo fatto che sia lì. Quando Fabio sente buone sensazioni sa sempre esprimersi al meglio. A 37 anni non sempre trovi la voglia di lottare, però ad uno come lui non mancano le motivazioni. Quelle che ad una certa età ti spingono ad andare avanti".

A proposito di over 30: anche Sara Errani a 37 anni si sta rilanciando.

"Il doppio è stato fondamentale per lei. È stata bravissima a non mollare nelle difficoltà".

Ma alla fine chi lo vince il Roland Garros?

"Non faccio pronostici, sbaglio sempre".

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