Ducati e Aprilia, la MotoGp è un derby made in Italy

Il dominio delle case giapponesi è un ricordo: ora comandano le scuderie tricolori, con Bagnaia che vede il bis mondiale e Aleix Espargaro che festeggia la vittoria di Silverstone

di RICCARDO GALLI -
7 agosto 2023
Il podio di Silverstone: Aleix Espargaro al centro, Pecco Bagnaia a destra

Il podio di Silverstone: Aleix Espargaro al centro, Pecco Bagnaia a destra

Silverstone, 7 agosto 2023 – C’erano una volta Honda e Yamaha. Con il loro strapotere, la loro forza, il loro monopolio d’Oriente (magari aiutato e non poco dal polso di Valentino Rossi). C’erano una volta loro, i giapponesi, a comandare il Mondiale: ma quell’impero oggi non c’è più. Evaporato ma soprattutto spodestato dal Regno d’Italia. Dell’Italia delle due ruote marchiate Ducati – già da un paio di stagioni – e adesso anche da Aprilia che, nella prospettiva breve, non può più nascondere ambizioni e potenziale da numero uno.

Ducati e Aprilia, insomma, eccolo il Regno d’Italia della MotoGp. Un regno che Borgo Panigale e Noale stanno vivendo come un derby bello, accattivante, magari reso spigoloso da prese di posizioni non proprio in sintonia. Ma in questo derby, segnato da un salutare e inevitabile campanilismo, sta proprio il bello di una MotoGp sempre più italiana.

Il progetto Ducati è partito da lontano, si è infranto con sogni non realizzati come fu l’ingaggio di Rossi o la scommessa di Iannone, è vissuto sullo sviluppo di Dovizioso, è arrivato al traguardo (con il Mondiale vinto nel 2022) da Bagnaia.

In questo cammino, la crescita e la potenza della Desmosedici sono andati a incrociarsi con la realizzazione di una moto, per dinamica, telaio e tecnica cha saputo piano piano rubare spazio alle rivali giapponesi. La Desmo, è vero, era riuscita con Stoner a salire sul tetto del mondo, ma quella Rossa era un’altra cosa. Era la moto complicata da guidare, da domare. Una moto che solo un pilota come l’australiano era riuscito a sentire sua.

C’era insomma, da lavorare (tanto) per dare una spallata allo strapotere e alla facilità di successi di Honda e Yamaha. Ed adesso ci siamo.

Bagnaia e la Ducati hanno la seria e concreta possibilità di accendere un ciclo unico. Storico. Segnato, oltre cha dalla bravura di Pecco, dalla coesistenza di altri piloti forti, fortissimi, come Bezzecchi, Bastianini, Jorge Martin e, in prospettiva Alex Marquez e Luca Marini. E dal lavoro della squadra Dall’Igna-Tardozzi-Ciabatti.

Ma nel Regno d’Italia della MotoGp, con la vittoria da applausi di Aleix Espargaro a Silverstone, ecco che la posizione di Aprilia corre veloce verso una prospettiva preziosa.

Il progetto RS-GP è senza dubbio più recente dell’avventura Desmo, ma ha vissuto un balzo in avanti decisivo nello sviluppo che Massimo Rivola ha saputo portare avanti nelle ultime due stagioni. La svolta di Aprilia sta tutta nella sintesi di una moto che è riuscita a rivelarsi competitiva e maneggevole come non lo era mai stata dagli anni degli ’altri’ Mondiali. Quelli che riportano alla storia delle cilindrate inferiori. Quelli in cui Noale era comunque padrona del Mondo. Sognando, un giorno, di esserlo di nuovo, nella classe regina.

E’ stato questo lo spunto del progetto Rivola (dopo il lavoro di ritorno nel Mondiale pilotato da Romano Albesiano), progetto che ha avuto e ha in Aleix Espargaro il pilota, l’uomo, giusto per gettarsi a testa bassa nella direzione del sogno. Lo spagnolo è stato bravo e sa sfruttare come nessun altro (Vinales è forte ma continua a mandare segnali a corrente alterna) il potenziale di questa Aprilia formato mondiale.

Espargaro, come Bagnaia in Ducati, è uno dei re del Regno d’Italia della MotoGp e se anche i numeri del 2023 parlano comunque di un ritardo in classifica difficile da resettare, la stagione che verrà sarà quella della sfida vera e propria alla rincorsa al titolo di Borgo Panigale. Sarà, questo, insomma, il derby più vero e giusto del Motomondiale. Un derby tutto italiano. Il massimo.

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