Un mago da mondiale, Campinoti vince e riparte in MotoGp: "Che viaggio con Martin”

Dopo il titolo con lo spagnolo sulla Ducati, il team Pramac passa alla Yamaha: "Portiamo entusiasmo ed esperienza a un marchio che vuole tornare grande"

di RICCARDO GALLI
29 dicembre 2024
Paolo Campinoti con Jorge Martin: insieme sono cresciuti con la Ducati fino a vincere il titolo mondiale del 2024

Paolo Campinoti con Jorge Martin: insieme sono cresciuti con la Ducati fino a vincere il titolo mondiale del 2024

Paolo Campinoti, patron, numero uno del team Pramac Ducati, la Toscana nel cuore, campione del mondo: accendiamo un attimo la macchina del tempo?

"In che senso? Comunque sì, ci sto".

Capodanno 2024, quindi un anno fa: fra i suoi brindisi di auguri ci fu anche quello di ritrovarsi qui, 12 mesi dopo, da vincitore del Mondiale?

"Ma vuole scherzare? No. Proprio no. I sogni nel cassetto ce li abbiamo tutti, ovvio, e fra i miei c’era anche quello di vedere vincere il titolo con il mio team. Ma che il 2024 finisse così, in modo incredibile, stupendo, perfetto, davvero non me lo aspettavo".

Facciamo finta che la ‘sbornia’ delle prime ore dopo la festa siano sfumate: come racconta la scalata del team Pramac al tetto del mondo della MotoGp?

"Ecco il termine giusto è proprio questo: abbiamo fatto una scalata. Abbiamo fatto tanti passettini alla volta. Piccoli, importanti, e siamo arrivati in cima alla montagna. Il bello è che abbiamo fatto un viaggio stupendo, un viaggio incredibile senza quasi sapere dove saremmo arrivati. Di sicuro, però, ci siamo trovati in vetta consapevoli dei tanti sforzi e sacrifici messi in fila negli anni. Abbiamo lavorato tantissimo, lottato e oggi è tutto incredibilmente bello".

Campinoti, ora la macchina del tempo ci ripropone il film della stagione di Martin. C’è stato un Gp, un giorno, un istante in cui lei si è detto: il Mondiale lo vinciamo noi?

"Un istante preciso, secco, no. Ma ho iniziato a credere al titolo quando siamo stati bravi e capaci di uscire dalle difficoltà. Le faccio un esempio: Gp di Germania, al Sachsenring. Martin è primo e va giù a tre giri dalla fine. Ecco, quando non è la tua stagione con episodi del genere perdi tutto. Risultato, fiducia, ottimismo, noi invece ci siamo rialzati, siamo ripartiti e alla gara successiva, le ombre di quella delusione erano già evaporate. In situazioni come queste ho pensato che il titolo poteva arrivare in Pramac".

Ci racconta il suo Martin?

"È arrivato in Pramac che era praticamente un bambino. Con noi è cresciuto, maturato e diventato grande".

E campione del Mondo.

"Martin ha un talento enorme. Però è stato bravo a fare lo step successivo, quello di abbinare alla sua velocità incredibile, perché è un pilota velocissimo, una maturità decisiva. E’ cresciuto, è diventatocalcolatore. E lì dove appena un anno fa osava troppo e magari cadeva buttando tutto a monte, nel 2024, ha iniziato a cambiare, a capire che anche un secondo posto portava punti d’oro. Mai mollare qualcosa è diventato il suo motto. E ha vinto".

Martin però non sarà più un suo figlio, un suo pilota. Ha scelto un’altra casa, quella dell’Aprilia: vi siete già salutati?

"Ma no. Perchè salutarci? Il nostro rapporto, come quello che abbiamo sempre avuto con i nostri piloti, rimane. A livello umano quello che c’è stato fra Martin, me e Pramac rimarrà sempre. Ci rivedremo in pista. E ogni volta sarà una bella cosa".

A proposito di addii: anche Pramac non sarà più un team Ducati. Vincere il Mondiale e dirsi addio: perché?

"Perché certi cambiamenti fanno parte della vita. Sono la vita. L’importante è portarsi dietro e dentro il bello che si è fatto insieme. E noi e Ducati di cose belle ne abbiamo fatte".

Che effetto le ha fatto chiudere questa avventura con Borgo Panigale?

"La verità?"

Certo.

"Quando sono andato in Ducati per gli ultimi saluti ero contento e triste allo stesso tempo. Contento perché, come dicevo, insieme abbiamo fatto grandi cose. Triste perché lasciare persone, affetti, rapporti sicuramente molto profondi non è facile. Per nessuno".

Ed eccoci al futuro: Pramac sarà team satellite di Yamaha. Sfida più bella o più complicata?

"Primo, credo che in Yamaha abbiamo scelto noi per ripetere un percorso che potrebbe assomigliare molto a quanto accadde con Ducati. Yamaha non arriva da un periodo facile, proprio come Borgo Panigale negli anni un cui iniziammo la collaborazione. Noi, di sicuro, siamo un team che porta nuova linfa, tanta organizzazione e, rispetto agli inizi con Ducati, adesso anche tanta esperienza".

E se dovesse parlare subito di obiettivi, a che cosa punta il team Pramac-Yamaha?

"Vogliamo contribuire a far tornare lassù, in alto, un marchio che per anni ha guidato il mondo della MotoGp. Noi abbiamo tanto orgoglio dentro. Siamo soddisfatti di questa scelta e... perché no, possiamo ritentare quello che abbiamo fatto con Ducati".

I vostri piloti sono Oliveira, ex Aprilia, e Jack Miller, ex Ktm: un mix per battersi subito a un buon livello, è d’accordo?

"Sono due piloti di esperienza e che arrivano da percorsi comunque diversi fra loro. Sì, sono d’accordo, si tratta di un giusto mix. Oliveira non lo conosco così bene, mentre Miller... beh, per lui si tratta di un ritorno a casa. Mi è sempre piaciuto. È un pilota davvero forte ed è giusto ridargli un’opportunità, proprio noi che siamo stati a lungo la sua famiglia".

Campinoti, è il momento di brindare al 2025 che arriva... dunque, come un anno fa, cin cin senza pensare a follìe?

"Eh beh... lei che dice?".

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