Canottaggio, l’argento è per Filippo Mondelli: il 4 di coppia mantiene la promessa fatta al compagno scomparso

Tre dei quattro canottieri azzurri erano in squadra con il fuoriclasse stroncato da un osteosarcoma nel 2021

di ALESSANDRO TREBBI
31 luglio 2024
Olimpiadi di Parigi, la dedica della squadra italiana di canottaggio (4 di coppia) a Filippo Mondelli, scomparso nel 2021 - Foto Ansa

Olimpiadi di Parigi, la dedica della squadra italiana di canottaggio (4 di coppia) a Filippo Mondelli, scomparso nel 2021 - Foto Ansa

Parigi, 31 luglio 2024 – La medaglia delle lacrime, della rabbia, della bandiera. Forse una delle storie più belle di questa Olimpiade, che ha avuto bisogno di tre anni d'attesa per essere scritta. Il quattro di coppia azzurro è d'argento nelle acque di Vaires sur Marne, e le braccia si alzano subito al cielo per dedicare il podio a Filippo Mondelli che di questa imbarcazione, con Giacomo Gentili, Luca Rambaldi e Andrea Panizza era una colonna portante e l'aveva condotta sul tetto del mondo, a Plovdiv, nel 2019 e a una qualificazione olimpica che sembrava dover condurre dritta all'oro, a Tokyo. Un fulminante osteosarcoma, però, se l'è tragicamente portato via nell'aprile del 2021.

Filippo Mondelli
Filippo Mondelli

“La prima dedica è per lui, sono tre anni che portiamo con noi la sua bandiera – racconta l'amico più stretto, Andrea Panizza, con le lacrime agli occhi –. Tre anni di sofferenze e di delusioni, prima tra tutte quella di Tokyo, dove volevamo regalargli una medaglia ma siamo arrivati quinti. Finalmente gli abbiamo dedicato quello che lui per primo si meritava”. Tutti emozionatissimi gli azzurri, anche l'ultimo arrivato Luca Chiumento, distrutto dalla fatica, dall'emozione e dal caldo dentro le pesanti tute Armani il capitano Giacomo Gentili, soccorso dai volontari per un'improvviso calo di zuccheri, senza conseguenze. A stagliarsi su tutti Luca Rambaldi, possente, testa alta e una marea di emozioni che cominciano a sgorgare con le lacrime trattenute a stento: “Dietro questo argento c'è tantissima fatica – racconta il canottiere ferrarese, che fino a poco tempo fa era passato al due di coppia per poi tornare all'antico amore –. Una fatica di cui non mi sono mai lamentato però. Un mese e mezzo fa ero steso a letto, non potevo muovermi per il mal di schiena. Oggi sono qui con una medaglia al collo vinta di fisico ma anche e soprattutto di testa”. E con Filippo Mondelli e la sua famiglia: “I genitori di Filippo sono venuti fin qui per riportarci la sua bandiera, quella che teniamo in barca con noi, hanno speso soldi e tempo per starci vicino e stare vicino a sua sorella Elisa, anche lei in finale. Questa medaglia è anche per loro”. Nelle emozioni liberatorie dopo il podio, lo scioglimento di una promessa: “Quando era in ospedale glielo avevamo promesso – raccontano insieme Gentili, Rambaldi e Panizza – 'ti dedicheremo una medaglia olimpica'. Volevamo con tutti noi stessi mantenere quella promessa e oggi siamo qui, con un argento bellissimo al collo”. Il commento alla gara rimane ai margini, un campo di regata dominato dall'Olanda dal primo all'ultimo metro e con Italia, Polonia e Gran Bretagna a battagliare per due gradini del podio: “Una gara tosta, coi primi metri davvero molto forti e un'Olanda che da metà gara in poi ha avuto davvero un altro passo – commenta Panizza –. Dai 1000 metri in avanti la nostra gara è stata con la Polonia, eravamo davanti, ci hanno superato, poi nell'ultimo quarto di gara abbiamo incrementato come sappiamo fare e siamo andati a prenderci, non senza una enorme fatica, un argento che vale come un oro al cospetto di un'Olanda fortissima”. Infine Rambaldi racconta di un errore che poteva compromettere tutto: “Già dalla sera prima stavo calcolando tutte le cose al minuto, tutto con ordine. Poi allo start imposto la distanza nel monitor del gps ma al via non premo lo 'start': vedevo i colpi, ma i metri erano sempre fermi, non sapevo dove eravamo. Un errore da principiante se volete, allora ho fatto tutto come quando ero un ragazzino, con la visione periferica guardando dove eravamo e facendo riferimento a chi era davanti. Sono io che chiamo le andature, i miei vent'anni di esperienza si sono sentiti lì. Alla fine è venuta fuori una gara perfetta”.  

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