Sinner numero 2 al mondo, Nicola Pietrangeli: "È già lui il più forte: ha entusiasmo e carica. Una benedizione per noi"
Il mito del tennis italiano: chi parla male di lui è solamente invidioso. “Neppure il diavolo potrebbe battere Jannik, vincerebbe anche sulla neve”
Roma, 1 aprile 2024 – Nicola Pietrangeli, stavolta non ci sono dubbi: Jannik Sinner è diventato numero 2 e l’ha battuta, lei al massimo arrivò al 3...
"Vero. Ma c’è un record che non penso proprio potrà togliermi, quello del numero di vittorie in Coppa Davis. Tutti gli altri li batterà, tutti. Ma quello è impossibile".
Che fa, rosica?
"Ma no, anzi: mi dia l’occasione di dire una cosa, perché ci tengo a chiarire questo punto una volta per tutte. Non sono per niente geloso di Jannik, anzi: lo considero una benedizione dal cielo. Per tutto quello che rappresenta anche al di fuori del campo, dico solo una cosa: godiamocelo".
Su questo sono tutti d’accordo...
"Pure in troppi, perché gli italiani sono un popolo non di sportivi, ma di tifosi. E quando uno vince sono sempre pronti a salire sul carro, che in questo momento è bello grosso. Adesso è pieno di gente che l’aveva previsto. Ma io penso che oggi per battere Sinner debba venire il Diavolo in persona. E forse non vincerebbe lo stesso, perché anche il Diavolo ha qualche difetto, a Sinner non manca niente".
Addirittura.
"Jannik ha tutto, compreso l’entusiasmo e la carica. È un campione con la C maiuscola. Come si fa a non volere bene a un ragazzo di 22 anni che gioca bene ed è così carino ed educato? Chi ne parla male può essere solo invidioso".
Lei una volta l’ha paragonato alla premier Meloni.
"Perché tutti e due hanno le palle quadrate. Ma in questo momento servono poche parole, per definire Jannik: questo è un fenomeno che Gesù Bambino per fortuna ci ha mandato sui campi da tennis, togliendolo dalle piste da sci".
È il più forte di tutti i tempi, tra gli italiani?
"Quando io non ci sarò, tra dieci anni, lo diventerà. Battute a parte, certi ragionamenti non si possono fare, troppo diversi i tempi, i materiali, gli avversari... Alla fine l’unico metro applicabile sono i risultati. Anche se io un rovescio come quello di Rosewall non l’ho mai più visto".
Allora cambiamo la domanda: può diventare il numero uno al mondo?
"Lo è già, l’unica cosa che non lo certifica è questa classifica fatta con i computer che non mi convince per niente. È fasulla, allora Nadal è oltre il cento, cancelliamo tutto quello che ha vinto Rafa? Sinner sta iniziando adesso la sua ascesa, dove potrà arrivare non lo sa ancora nessuno, a chi sostiene di saperlo dica pure da parte mia che è un bugiardo. In questo momento è lui il migliore".
La cosa che conquista tutti è la maturità nella gestione del team, la capacità di gioire senza essere mai sguaiato.
"Le dico una cosa, e spero che nessuno fraintenda: Jannik è mezzo tedesco! Viene da una mentalità dove la disciplina è importante, è cresciuto in una famiglia normale con valori ed educazione, ed è un montanaro nel senso migliore: perché i montanari hanno una mentalità e un rispetto per la gente completamente diversi. È stato molto bello quando ha ringraziato i genitori perché l’hanno lasciato fare".
Adesso si apre la stagione sulla terra rossa.
"Embè? È il suo mestiere, fa il tennista. Non è che un avvocato di Roma non può andare a difendere un cliente a Milano... Ma non preoccupiamoci dei campi e ringraziamo di avere un ragazzo così. Oppure facciamolo giocare sulla neve, tanto sarà il più bravo anche lì".
Pietrangeli, erano tempi diversi, ma ci passò anche lei: quanto è difficile gestire la popolarità?
"Intanto oggi un atleta è aiutato da professionisti che conoscono benissimo il loro mestiere, hanno un team che gli dice anche che ora è. Jannik per fortuna ha deciso di non sciare e di giocare a tennis, noi dobbiamo solo ringraziare perché un campione non si fabbrica. Poi è chiaro: quando vinceva Tomba, tutti gli italiani erano diventati sciatori, quando c’era Luna Rossa tutti velisti, quando vinceva Valentino Rossi tutti esperti di moto. Ma così è troppo facile".
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