Sinner e lo Slam, incrocio perfetto fra bravo ragazzo e mito
Il trionfo del campione che ha saputo domare le emozioni di un match partito con il piede sbagliato
Lacrime, sangue e sudore. Il trionfo del campione che ha saputo domare le emozioni di un match partito con il piede sbagliato. Sinner e l'Australia sono un incrocio di traiettorie perfette fra il bravo ragazzo e il mito. C'è un'Italia in piedi davanti alla tv e ai piccoli schermi degli iPhone, quarantotto anni fa c'era Panatta incorniciato da un televisore in bianco e nero. Oggi c'è il rosso di San Candido: acqua e sapone, vincente e predestinato come forse nessuno lo è stato mai.
L'Italia si ritrova con il ragazzo slam, eroe della Coppa Davis. Il tennis rivive e ricomincia una stagione di grazia fatta di risultati e di una nuova fiducia verso il futuro, in cui la squadra azzurra ha una vera punta di diamante dal peso specifico del campione, dentro e fuori dal campo.
Ventidue anni appena e un ragazzo già capace di soffrire. Lo fa per due set, mentre il russo sembra un fiume in piena. Daniil si fa muro di gomma e fa il Medvedev castiga grandi. Jannik aspetta, poi arriva la svolta nel secondo set. Con Vagnozzi che lo invita a cambiare qualcosa, il parziale lo perde, ma da lì cambia tutto. L’azzurro diventa più aggressivo, il match comincia a ribaltarsi dalla sua parte e il logorio del fisico comincia a farsi sentire sul corpo del russo.
Le certezze cominciano a sgretolarsi così come la tela del suo gioco, nella quale Jannik non resta più impigliato, ma la usa come una pista per arrivare a una vittoria che vale più della storia, vale il mito.
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